Mauro Meli è tornato alla Sovrintendenza del Teatro Lirico di Cagliari, da poco più di sei mesi e già, alla tornata della nomina di nuovi consigli di indirizzo, parte contro di lui un tiro incrociato da parte del sindaco Zedda e del Mibact: da Natasi, per essere chiari e concisi.
Zedda non vuole Meli, Nastasi gli spara contro un siluro 'legale', evidentemente pensando al ritorno possibile della Crivellenti che proprio lui e Gianni Letta vollero insediare alla sovrintendenza, con un triplo salto mortale, direttamente dalla gestione della biglietteria - come rivelò all'epoca della seconda promozione della signora, il sovrintendente in carica, appena smesso.
Sia chiaro che non saremo noi a difendere Meli, visto che ne abbiamo sempre criticato l'operapo sia a Cagliari che a Parma, e dai tempi in cui tutti lo osannavano mentre lui prosciugava la cassa del teatro sardo; ma lui diceva che era un'accusa ingiusta e falsa.
Ora chi vuole e fa di tutto per averlo, un cambiamento così radicale - in un teatro da poco affidato, nuovamente, a Meli - ma noto alle cronache soprattutto per problemi di gestione ed economici , quale reale obiettivo si pone?
Zedda certamente vuole eliminare un dirigente messo lì contro il suo volere ed approfitta dell'insediamento del nuovo 'Consiglio di indirizzo' dal quale solo dovrebbe uscire la terna di nomi da proporre l Ministero per la nomina del nuovo sovrintendente; Nastasi vuole fare le prove generali della 'declassazione' di una fondazione lirica, dopo aver tentato un analogo esperimento ma con mezzi diversi all'Opera di Roma, fiancheggiando Fuortes nel folle progetto di 'esternalizzare' orchestra e coro.
Il progetto di Zedda è certamente folle, ma quello di Nastasi lo è di più, specie se si dà un'occhiata alla già lunga lista dei possibili candidati, fra i quali c'è un oscuro dirigente ministeriale ed un altrettanto oscuro - ma onesto, s'intende - musicista di Caltanisetta, Angelo Licalsi, che Nastasi ha voluto nella 'Commissione Centrale Musica', rifiutando la preziosa collaborazione di qualche giornalista a conoscenza dei fatti del mondo della musica in Italia. Nastasi non l'ha voluto, preferendo dei servitori di provata fedeltà. Ambedue dovrebbero reggere un teatro difficile, senza avere nessuna esperienza in proposito. E' chiaro che lo i vuole affossare, almeno che lo voglia affossare Nastasi, anche per conto di Franceschini che dorme e forse accarezza propositi di salita al Quirinale con una bella moglie che farebbe concorrenza alla regina di Giordania.
C'è poi un altro nome che da tempo circola per qualunque incarico di vertice nelle fondazioni italiane, quello di Carmelo Di Gennaro, attualmente a capo dell'Istituto italiano di cultura a Madrid e che, evidentemente, starebbe per rientrare, ed è dunque in cerca di una nuova collocazione.
Questi nomi sarebbero per Cagliari, teatro già martoriato da mille problemi, una vera sciagura. Ma questo forse è ciò che Nastasi intende perseguire: la riduzione di numero delle Fondazioni liriche, cominciando a mandarne a picco qualcuna.
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