Nuovo colpo di scena nella vicenda Venezi(a), che ormai sta
diventando più lunga e intricata dell’intero Anello del Nibelungo.
A prendere carta e penna sono quattro ex sindaci di Venezia e di conseguenza
ex presidenti della Fondazione La Fenice, Ugo Bergamo, Massimo Cacciari,
Paolo Costa e Giorgio Orsoni.
Carta, penna e randello, per la precisione: il poker di primi
cittadini esprime infatti «preoccupazione per una crisi assurda,
auto-inflitta e che si sarebbe potuta facilmente evitare se solo nella
delicata scelta del direttore musicale si fossero seguiti criteri di
buon senso consolidati nelle regole e nelle prassi seguite in tutti i
teatri del mondo», insomma la procedura, certo non difficile da
capire, che i direttori prima si provano e poi eventualmente si
nominano.
L’insensata scelta di Venezi «non poteva non generare la reazione
dell’Orchestra e del Coro a difesa del proprio diritto-dovere di garantirsi, e
garantire, la qualità artistica del proprio lavoro: il vero grande patrimonio
del Teatro». I sindaci emeriti ringraziano poi «le maestranze della Fenice che
responsabilmente non hanno scioperato lo scorso 20 novembre» in occasione
della prima stagionale.
«Non può invece essere apprezzata – aggiungono – la decisione
della Dirigenza della Fenice di sospendere la liquidazione della
quota di welfare aziendale ai dipendenti: l’insussistenza di
motivazioni economico-finanziarie e la tempistica della sua
applicazione suonano come una ingiustificata ritorsione», ed è
«pressante il nostro invito a rivedere al più presto questa decisione per liberare tutti da ogni sospetto di ricatto», cioè esattamente quello che è. Definite le responsabilità, seguono poi gli appelli a riprendere il dialogo.
Curioso, però, che debbano essere degli ex sindaci, dunque dei
politici, non dei tecnici, a spiegare l’ovvio a tutti gli autori del più
clamoroso autogol culturale degli ultimi anni: il ministero, il
sovrintendente Nicola Colabianchi (viene sempre in mente una
delle battute migliori di Checco Zalone: «Ma è del mestiere, questo?») e il sindaco attuale, Luigi Brugnaro, incredibilmente schierato contro il suo teatro, il suo pubblico e in definitiva la sua città. A Venezia, Venezi non la vuole
nessuno.
Del resto, che le sia possibile, se e quando arriverà, fare la direttrice musicale
di un teatro dove tutti hanno fatto le barricate contro di lei può crederlo
soltanto chi un teatro d’opera non sa neanche come sia fatto. Nel frattempo,
Venezi dirige il secondo cast della Traviata al Colon di Buenos Aires.
Dopo aver dato forfait alla Salome di Sassari, è attesa in Italia
per un doppio appuntamento quasi in contemporanea in due
teatri entrambi intitolati a Verdi: il 23 gennaio prima di Carmen
a Pisa, il 30 di Ascesa e caduta della città di Mahagonny di
Weill/Brecht a Trieste.
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