lunedì 8 dicembre 2025

Conseguenze per la Scala dopo il flop tv dell'opera inaugurale: Lady Macbeth del distretto di Mcensk ( da Lettera 43, di Cesare Galla)

 

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Il cast della Lady Macbeth di Sostakovic (da Instagram).

Il capolavoro di Šostakovič, nonostante la splendida esecuzione di Chailly, è stato accolto con indifferenza dal pubblico a casa. La domanda è inevitabile: il flop sarà strumentalizzato dalla politica?

La soglia psicologica è stata raggiunta, non oltrepassata per un soffio. Uno scacco per molti aspetti prevedibile, se è vero che quest’anno il 7 dicembre della Scala ha avuto un singolare “modo minore” (nessuna allusione musicale) dal punto di vista mediatico, e una corrispondente assenza di presenze politiche e financo di esponenti del “gran mondo” italico e internazionale, nonostante si trattasse di una delle proposte più interessanti e importanti nella programmazione del Piermarini degli ultimi tempi. O forse proprio per questo.

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
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Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?

Al record di incassi fa da contraltare l’indifferenza del pubblico televisivo

Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmitrij Šostakovič – titolo inaugurale della stagione 2025-2026, in scena per altre sei volte, dal 10 al 30 dicembre – è un capolavoro del teatro musicale del Novecento, un’opera del 1934 dalla storia travagliata quanto significativa, con le sue intricate vicende di censure del regime sovietico e di incomprensioni del mondo occidentale almeno fino agli Anni 70 avanzati, ma per il pubblico televisivo non è bastato. La sala si è riempita, si è sbandierato il record d’incassi (dovuto, secondo il nuovo sovrintendente Ortombina, alla diminuzione degli inviti e alla corsa degli appassionati ad accaparrarsi biglietti al modico prezzo di 3.200 euro per una poltrona di platea) ma a casa la risposta alla lunga diretta su Rai1 è stata di sostanziale indifferenza. Solo un milione gli spettatori – per la precisione, 1.011.000, pari a uno share del 6,4 per cento. Fazio e Litizzetto su Nove hanno raccolto 200 mila spettatori in più; Ranucci 700 mila in più con Report su Rai3; gli attempati Abatantuono e Gloria Guida nel non fondamentale film del 2023 Improvvisamente a Natale mi sposo su Rai2, 200 mila in più. E lasciamo perdere Gerry Scotti, che ha triplicato l’audience raggiunta da Šostakovič.

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Bruno Vespa con la moglie Augusta Iannini al Piermarini (Ansa).

Nell’ingiusta classifica dei compositori, Puccini se la ride

Da quando l’opera inaugurale della Scala va sulla rete ammiraglia Rai, è il risultato di gran lunga peggiore. Seicentomila spettatori in meno della verdiana Forza del destino in scena il 7 dicembre dell’anno scorso (vuol dire un calo ben superiore al 30 per cento), mezzo milione in meno rispetto al Boris Godunov di Musorgskij, anno 2022, che fu visto da 1,5 milioni di spettatori. Risalire nel tempo serve a capire la perdita di appeal della grande diretta. E a fare una ingiusta ma stuzzicante classifica fra i compositori. Da qualche parte, il sor Giacomo se la ride. I record di ascolti restano infatti saldamente (e a questo punto definitivamente, salvo imprevedibili contro-rivoluzioni) nelle mani di Puccini: 2,6 milioni per la Butterfly del 2016; 2,8 milioni per la Tosca del 2019, primato assoluto. Verdi ha tenuto botta fino a cinque anni fa, navigando intorno ai 2 milioni di spettatori anche con titoli minori come Attila (2018) o con un capolavoro non abbastanza riconosciuto per tale come Macbeth (2021). Ma già il Don Carlo del 2023, un’opera a ragione considerata dagli storici fra i massimi raggiungimenti dell’arte verdiana, non aveva indotto più di 1,4 milioni di persone a soffermarsi sulla diretta.

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Le prove di Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk al Teatro alla Scala (Ansa).

Il flop tv sarà strumentalizzato politicamente?

Dopo lo scacco cominceranno le discussioni. E qualcuno si metterà a fare i conti della imponente macchina produttiva messa in piedi quest’anno come in quelli precedenti dalla Rai, con risultati invero ragguardevoli per quanto riguarda la ripresa di quanto accadeva sul palcoscenico scaligero (regia televisiva di Arnalda Canali). Chi invoca il cambio di “guida” della diretta, ab immemorabili affidato a Milly Carlucci Bruno Vespa, farà sentire più alta la sua voce, ma è chiaro che oltre le gaffe e le banalità il problema è sistemico. E che il motto proclamato a più riprese durante la trasmissione, quasi come mantra – trasmettere l’opera in tv serve a portare il pubblico nei teatri “veri” – va quanto meno rivisto e commisurato al rapporto costi-benefici. Intanto, è quasi inevitabile, viene da chiedersi se il flop sarà strumentalizzato politicamente dai manovratori dell’incipiente nuovo Codice dello spettacolo, capitanati da un sottosegretario – Gian Marco Mazzi (FdI) – che considera fuori tempo massimo un’opera che dura più di un’ora, figurarsi una come quella di Šostakovič che ha tenuto il pubblico in sala per 3 ore e 45 minuti, due intervalli compresi. E sostenuti da un presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati come Federico Mollicone (FdI), gran difensore di Beatrice Venezi nella querelle alla Fenice, che al primo intervallo ha consegnato ai media la sua perplessità per la scelta di un titolo «che stride molto con i valori di rispetto delle donne». E chissà cosa dirà quando apprenderà che l’anno prossimo tocca a Otello, cioè la storia di un immigrato di colore colpevole di efferato femminicidio.

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Alessandro Giuli e la moglie Valeria Falcioni alla Prima della Scala (Ansa).

Lo splendido passo d’addio di Chailly

Con buona pace di chi ha scelto altri canali, l’inaugurazione di quest’anno, vista e sentita in 4K, è stata una serata per molti aspetti straordinaria, conferma non necessaria ma sempre utile del fatto che Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk non solo è il capolavoro di Šostakovič, ma è un passaggio fondamentale nel modernismo musicale, un affascinante superamento dell’espressionismo tedesco in forza non solo dell’invenzione musicale ma del fatto che il compositore sovietico plasma il suo linguaggio in una drammaturgia di sconvolgente naturalismo, senza però mai lasciare in secondo piano, nella sua innovativa cifra stilistica, un lancinante lirismo. Il merito principale della riuscita è da ascrivere a Riccardo Chailly, autore di una lettura della Lady Macbeth in cui la composita trama espressiva della partitura (che passa dal tragico al grottesco, dal sentimentale al caricaturale) è stata sottolineata in ogni singolo elemento e nell’insieme, risultando complessivamente straniante come dev’essere. L’interpretazione del maestro milanese, che ha centrato uno splendido passo d’addio alla direzione musicale della Scala, è stata esaltata dalla sontuosa resa orchestrale, con la formazione scaligera eccellente protagonista in ogni sezione, per l’efficacia delle tinte continuamente cangianti e per un equilibrio esemplare. Un’interpretazione, quella di Chailly con l’Orchestra della Scala, che anche al primo ascolto ha imposto la perentorietà artistica delle edizioni di riferimento, una di quelle che sarebbe opportuno potesse entrare in una discografia allo stato niente affatto ampia.

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Riccardo Chailly durante la Prima della Scala (da Instagram).

Un cast degno della tradizione scaligera

Degno della tradizione scaligera è stato il vasto cast. Una Katerina Izmajlova di tagliente forza scenica e di vocalità sfarzosa è stata Sara Jakubiak, della quale non si sa se ammirare di più il disperato lirismo che s’intravvede nel primo atto e fiorisce tragicamente nel quarto o la forza emotiva che la spinge al delitto per affermare la propria libertà di amare, che si riflette in una parte particolarmente tendente alla zona acuta della tessitura, sempre magistralmente controllata. Fra le disgustose figure maschili che la circondano, da segnalare il miserabile suocero grottesco/spietato disegnato da Alexander Roslavets con vocalità piena e duttile; il marito imbelle (e impotente) di Yevgeny Akimov, il vuoto esistenziale in una linea di canto quasi denaturata; lo spietato profittatore/amante Sergej, voce metallica e quasi “automatica” di grande effetto, in questo caso più della resa scenica. E ancora la sprezzante Elena MaximovaSonetka, che causa la catastrofe finale. Impegnato il coro istruito da Alberto Malazzi, anche se cantare in russo non dev’essere passeggiata per chi si esprime quasi sempre nel natio italiano.

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Alexander Roslavets (Boris Timofeevič Izmailov) e Sara Jakubiak (Katarina L’vovna Izmajlova) (da Instagram).

Nella regia di Barkhatov eros e violenza sono all’acqua di rose

Lo spettacolo di Vasily Barkhatov (scenografia a due piani, molto pratica nei cambi a vista, di Zinovy Margolin, costumi di Olga Shaishmelashvili, luci di Alexander Sivaev) è stato bene accolto dal pubblico. Il preavviso per «scene che potrebbero turbare la sensibilità degli spettatori», apparso sugli schermi su cui veniva riprodotto il testo per il pubblico in sala, è risultato francamente esagerato. Eros e violenza in questa regia sono all’acqua di rose, mediati da un gusto narrativo preciso, di stampo cinematografico, in realtà piuttosto evasivo per eccesso di minuziosità nell’ambientazione moscovita Anni 50, nella quale la campagna che circonda i protagonisti non esiste, e la ricchezza degli Izmajlov si deve a un lussuoso ristorante per la nomenklatura. Il coup de théâtre è riservato al quarto atto: un camion per il trasporto dei detenuti fa irruzione in scena, sbriciolando la vetrata del ristorante. Poco dopo, Katerina ucciderà la nuova rivale dandole fuoco, e allo stesso modo si darà la morte. Torce umane sul palco della Scala (brave le giovani stunt): secondo Barkhatov, gli sono state suggerite dalla musica di Šostakovič, che qui però è tutto meno che incendiaria. I cronometristi degli applausi finali hanno fermato i dispositivi a 11 minuti o poco più. Meno degli anni scorsi: era un campanello d’allarme che l’Auditel, la mattina dell’Immacolata, si è incaricata di confermare. Questa Lady Macbeth resterà in streaming su Raiplay per due settimane. Musicalmente, da non perdere.

Che ne sarà della diretta Rai dalla Scala dopo il flop tv della Lady Macbeth?
Le torce umane nel finale della Macbeth di Sostakovic (da Instagram).

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