martedì 2 dicembre 2025

Teatro La Fenice. Quattro ex sindaci di Venezia protestano ( da Corriere del Veneto, di Vera Mantengoli). Commento di Meloni: te credo, tutti comunisti!. Colabianchi, niente cilicio, dimmettiti! ( P.A.)

 


Beatrice Venezi alla Fenice, gli ex sindaci di 

Venezia: «Crisi nata da rottura della prassi, 

si esce senza forzature e ricatti»


Scontro tra vertice del teatro e orchestra sulla nomina della direttrice. La lettera di Ugo Bergamo, Massimo Cacciari, Paolo Costa e Giorgio Orsoni. Il sovrintendente: «È tardi. Mi sono scusato, devo mettere il cilicio?»

Beatrice Venezi al teatro La Fenice, gli ex sindaci di Venezia: «Crisi nata da rottura della prassi, si esce senza forzature e ricatti»

A sinistra, dall'alto, Bergamo, Cacciari, Orsoni, Costa. Nella foto grande, Venezi


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Dopo il sostegno del pubblico alle maestranze della Fenice, scendono in campo quattro super nomi più che autorevoli. Parliamo degli ex sindaci di Venezia (tutti di centrosinistra), nonché già presidenti del Consiglio di indirizzo (cdi) del Teatro veneziano, Giorgio Orsoni, Paolo Costa, Massimo Cacciari e Ugo Bergamo. «La radice della crisi sta tutta in quella rottura della prassi di scelta dei direttori musicali che nessuna copertura, né del Consiglio di indirizzo, ma neanche del Ministro Giuli, può sanare d’autorità» hanno scritto in una lettera rivolta al sovrintendente Nicola Colabianchi e al ministro della Cultura Alessandro Giuli. Indirettamente, il messaggio è anche per l’attuale presidente del cdi, il sindaco Luigi Brugnaro, che ha sempre preso difeso la decisione di Colabianchi di nominare Beatrice Venezi direttrice musicale e di sospendere il welfare delle maestranze.

«No a forzature e ricatti»

In sintesi i quattro primi cittadini scrivono nel testo - intitolato «dalla crisi della Fenice si esca senza forzature e ricatti» - di essere molto preoccupati per la situazione e chiedono che venga ripreso il confronto tra le parti. I quattro spiegano di essere preoccupati per «il teatro al quale ognuno di noi ha dedicato attenzione ed energie» per la crisi assurda in cui versa «che si sarebbe potuto facilmente evitare se solo nella delicata scelta del direttore musicale si fossero seguiti criteri di buon senso consolidati nelle regole e nelle prassi seguite in tutti i grandi teatri del mondo». I quattro appoggiano chiaramente quanto contestato dalle maestranze da quando, lo scorso 22 settembre, Venezi è stata nominata all’improvviso, senza previo confronto con Coro e Orchestra, di fatto imponendo un nome dall’alto. «Regole e prassi che vogliono che direttore e Orchestra vengano messi nelle condizioni di conoscersi, di lavorare assieme fino a stabilire un clima di stima reciproca, prima di affidare le proprie sorti l’una all’altro e viceversa» proseguono gli ex sindaci.

«La nomina non poteva non generare reazioni»

Non era mai capitato che quattro sindaci, tutti di centrosinistra, scrivessero una lettera insieme, ma come più volte è stato ricordato, c’è un forte legame tra cittadinanza, città e Fenice. Per i quattro la scelta di Colabianchi «non poteva non generare la reazione dell’Orchestra e del Coro a difesa del proprio diritto-dovere di garantirsi, e garantire, la qualità artistica del proprio lavoro: il vero grande patrimonio del Teatro», raggiunta - scrivono - in anni e anni di lavoro. Non manca una frecciatina ai quotidiani di destra quando ricordano che i lunghi applausi per La Clemenza di Tito di Ivor Bolton sono frutto di una scelta del precedente sovrintendente Fortunato Ortombina e non delle scelte attuali. Infine, un monito per il ripensare la scelta di sospendere il welfare «per liberare tutti da ogni sospetto di ricatto e per riaprire la strada al dialogo necessario».


Il sovrintendente: «Mi sono scusato, devo mettere il cilicio?»

Il sovrintendente Nicola Colabianchi con pacatezza ha dichiarato che tutti i sindaci hanno lavorato per il bene della Fenice, incluso Brugnaro «che ha partecipato con risorse personali alla ricostruzione del Teatro ed è sempre stato presente nelle trattative». Sulla nomina improvvisa Colabianchi ha aggiunto: «Arrivano tardi, mi sono già scusato con le maestranze subito dopo spiegando perché avevo fatto quelle scelte, cosa devo fare, mettere il cilicio?». Sul welfare il sovrintendente ha ricordato che si tratta di un contributo non previsto dal contratto del lavoro e quindi liberale e che è stato solo sospeso per mettere in sicurezza il bilancio. 

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