La Banca centrale europea ha espresso parere negativo sull’emendamento di Fratelli d’Italia contenuto nella Legge di bilancio 2026 che mirava a riconoscere le riserve auree di Bankitalia «allo Stato, in nome del popolo italiano». Christine Lagarde ha firmato il documento trasmesso al ministero dell’Economia italiano, che ha espresso timori sull’indipendenza della Banca d’Italia e ribadito l’obbligo di rispettare pienamente i trattati europei. Il parere ha precisato che né la Bce, né le banche centrali nazionali, né i loro organi decisionali possono ricevere istruzioni dai governi o essere influenzati nelle decisioni sulla gestione delle riserve auree. «Ove le autorità italiane considerino necessario chiarire la proprietà giuridica delle riserve auree, la Banca d’Italia deve essere consultata al fine di assicurare che i requisiti imposti dal trattato e in particolare l’indipendenza della Banca d’Italia stabilita dal trattato continuino a essere pienamente rispettati», sottolinea l’istituto.
FdI vuole un controllo diretto del governo sull’oro di Bankitalia
Il provvedimento, presentato dal senatore Lucio Malan, affermava che «le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano», suggerendo un controllo diretto del governo sulle riserve. Di fatto, però, essendo l’oro un bene pubblico le riserve sono già dello Stato e a disposizione degli interessi nazionali. La Bce ha ricordato che il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea non contempla la proprietà giuridica delle riserve auree, ma ne affida la detenzione, la gestione e la disposizione esclusiva alla banca centrale nazionale, secondo regole di autonomia completa e con finalità di stabilità finanziaria. Secondo l’Eurotower, l’emendamento rischia quindi di violare i trattati europei e lo statuto del Sistema europeo delle banche centrali, provocando un possibile conflitto istituzionale tra governo, Banca d’Italia e Bce.

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