Gli USA vogliono “coltivare la resistenza” al declino dell’Europa. Da Bruxelles no comment
La Strategia di sicurezza nazionale delineata dall'amministrazione Trump è uno schiaffo all'Europa, che rischia la "scomparsa della civiltà" a causa dell'immigrazione e dell'integrazione UE
Il discorso shock sull’UE pronunciato da JD Vance a Monaco, questa primavera, le ingerenze più o meno dirette di Elon Musk nei processi elettorali negli Stati membri. Non uscite isolate, ma parte di una vera e propria strategia di sicurezza nazionale: se vi fossero dubbi, a confermarlo è proprio il documento politico, firmato da Donald Trump, che sostiene che gli Stati Uniti devono “coltivare la resistenza” all’interno dell’Europa, la cui “traiettoria attuale” punta dritta alla “scomparsa della civiltà”.
Uno schiaffo assestato all’alleato di sempre che – per ora – rimane sconcertato e senza parole. “Non abbiamo avuto ancora il tempo di valutare il documento. Non siamo quindi nella posizione di commentarlo”, ha affermato la portavoce capo della Commissione europea, Paula Pinho, in merito alla strategia diffusa dalla National Security statunitense. “Nelle passate decadi – ha aggiunto – la sicurezza nazionale statunitense è stata legata a quella europea, quindi certamente analizzeremo il documento, vista la sua importanza”.
Presentata come una “tabella di marcia per garantire che l’America rimanga la nazione più grande e di maggior successo nella storia dell’umanità e la patria della libertà sulla terra”, la Strategia di sicurezza nazionale riordina le priorità degli Stati Uniti: basta fare i poliziotti del mondo, ma focus sul ‘cortile di casa’ e sulla lotta alle migrazioni. Gli USA non intendono più “sprecare sangue e denaro per limitare l’influenza di tutte le grandi e medie potenze del mondo”, si legge nel documento, che sottolinea la necessità di “ripristinare la supremazia americana” in America Latina “per rispondere alle minacce urgenti sul nostro continente”, e di “un allontanamento dai teatri la cui importanza relativa per la sicurezza nazionale americana è diminuita negli ultimi anni o decenni”.

Il declino economico dell’Europa continentale – che “ha perso quote del PIL globale passando dal 25 per cento nel 1990 al 14 per cento di oggi” – è “eclissato dalla prospettiva reale e più grave della scomparsa della civiltà“. Visti dall’altra parte dell’Atlantico, i suoi “problemi reali” sono infatti “le attività dell’UE che minano la libertà politica e la sovranità, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente, la censura della libertà di parola e la repressione dell’opposizione politica, il crollo dei tassi di natalità e la perdita delle identità nazionali”.
In linea con la teoria cospirazionista della ‘Grande sostituzione’, il documento dell’amministrazione Trump sostiene che diversi Paesi rischiano di diventare “a maggioranza non europea” e che, di questo passo, “il continente sarà irriconoscibile tra 20 anni o meno”. E dunque – è il timore di Washington – “non è affatto scontato che alcuni paesi europei avranno economie e forze armate abbastanza forti da rimanere alleati affidabili”.

Ecco perché le politiche statunitensi devono includere “la coltivazione della resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee”. Da questo punto di vista, “la crescente influenza dei partiti patriottici europei è motivo di grande ottimismo“, afferma la strategia. Ai suoi “alleati politici”, Washington chiede di “promuovere questa rinascita dello spirito”, fatta di “democrazia autentica, libertà di espressione e celebrazione senza scuse del carattere e della storia individuali delle nazioni europee”.
Sulla necessità di porre fine al conflitto in Ucraina, c’è spazio per un attacco frontale ad alcuni leader: il documento non fa nomi e cognomi, ma sottolinea che la Casa Bianca “si trova in contrasto con i funzionari europei che nutrono aspettative irrealistiche sulla guerra, appoggiati da governi di minoranza instabili, molti dei quali calpestano i principi fondamentali della democrazia per reprimere l’opposizione”.
Ci si potrebbe augurare che gli Stati Uniti, vista la situazione drammatica in cui versa l’Europa, preferiscano rinunciare a metterci il becco. E invece no, perché il vecchio continente “rimane strategicamente e culturalmente vitale”, il commercio transatlantico “rimane uno dei pilastri dell’economia globale e della prosperità americana”. Ignorare l’Europa “sarebbe controproducente per gli obiettivi che questa strategia si propone di raggiungere”, conclude il documento USA.

Nessun commento:
Posta un commento