martedì 9 dicembre 2025

Teatro alla Scala. Ancora sulla 'prima' in tv

 Leggo e leggo ancora sulla Rai che, trasmettendo la 'prima' della Scala - opera difficile - ha fatto servizio pubblico. Non ho bisogno di ribattere a simile affermazione , con diverso tono e diversa autorevolezza, l'ha già fatto Aldo Grasso nel suo 'A fil di rete' sul Corriere, ed altri che in un modo o nell'altro hanno fatto intendere di  non pensarla come l'acuto difensore della Rai 'servizio pubblico '.

 Mi spiego.  La Rai sbaglia a riprendere  su un suo canale generalista la 'prima' della Scala, quale che sia il titolo prescelto dalla direzione del teatro. Per la semplice ragione che una cosa è il teatro, altra cosa è la tv. Non sono del parere che l'opera o la musica hanno poco da spartire con la tv, come la pensava quel genio di Guglielmi che voleva imporre a tutti la sua convinzione.

 Stabilito che il teatro non è la tv, e che ciò che va bene da una parte che ha un suo pubblico, non va bene dall'altra, dove il pubblico non è selezionato, e che anche i tempi  dell'opera ed anche della musica non sono certo quelli della giovanissima tv... allora la strada da perseguire è un'altra. Ed anche pensare ad un travaso del pubblico teatrale in quello tv o viceversa è ipotesi poco sostenibile. Che fare allora?

 Ci sono stati esperimenti che hanno in qualche modo studiato una qualche risoluzione al problema, prospettandone di possibili. Chi va a teatro non si spaventa, in linea teorica, di certe durate che erano proprie del melodramma in tempi lontani. Chi si fa venire le convulsioni al pensiero che Wagner costringa a stare ore ed ore in teatro, non appartiene al pubblico dei teatri, ma solo ed esclusivamente a quello tv che comunque è abituato, dalla banalità di quel che 'passa il convento' a subirsi certe ciofeche indigeribili anche lunghe, talvolta lunghissime -   sto pensando al rito stantio ed insopportabile della Sanremo nazionalpopolare. La banalità fa digerire anche tempi che la televisione altrove non consente.

 Tornando al nostro problema. La soluzione sarebbe nella scelta di titoli che si confanno alla tv- e ve ne sono- o a modalità che  rendono  il melodramma  compatibile con la tv. L'esperimento fatto con All'Opera!, che mi ha visto autore per sei stagioni su Rai1, con Lubrano narratore, è stato uno di questi. Il suo scopo era mantenere viva la tradizione e la memoria del melodramma, ed anche, eventualmente, perchè escluderlo?, invitare il pubblico tv a frequentare quegli stessi titoli amati e seguiti anche in teatro, perchè no?

 Altro esempio di come si possa far seguire in tv la musica è quello del Concerto di Capodanno dalla Fenice, mantenuto a livelli altissimi di gradimento, con la scelta oculata di brani ed autori, e nel contempo, anche delle durate, 'televisive'.

 Questi due esperimenti che hanno avuto un grande successo  di ascolto tv, hanno permesso, da una parte al melodramma e dall'altra alla musica, con brani vocali scelti opportunamente, di figurare in tv.

 Perchè non  si torna ad esperimenti simili a quello di All'Opera! - meno male che, assai lodevolmente, si continua a mantenere il Concerto della Fenice, anche quando sembra essere insidiato in passato come ora da  mani inesperte, e sacrileghe, per dare alla musica, cosiddetta colta, classica o forte - la si chiami come si vuole - quello spazio che merita ed il gradimento che, nonostante questi analfabeti che ci governano - può ancora riscuotere? Il Concerto della Fenice, a Capodanno, fa ascolti simili se non superiori a programmi di largo impatto. Conosco bene quel concerto perchè per oltre 10 anni l'ho difeso con tutti i mezzi anche da chi oggi siede nella poltrona più alta del più noto teatro italiano, Fortunato Ortombina.   

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