venerdì 31 gennaio 2025

Almasri è la nostra cattiva coscienza ( da Fanpage.it, di Saverio Tommasi)

 

Almasri è la nostra cattiva coscienza: ecco perché l’abbiamo lasciato andare e si parla di tutto tranne che di lui

Una cosa ormai è chiara anche ai sassi di corindone, quelli duri che di più duro in natura esiste soltanto il diamante: in Libia ci sono campi di tortura dove ogni violenza è lecita, dallo stupro alle sevizie sui bambini, e Almasri dal 2015 è considerato responsabile diretto della gestione del principale centro di detenzione nell'area di Tripoli; e riconosciuto torturatore in prima persona (il cattivo esempio qualcuno deve pur darlo). Eppure l'Italia ha lasciato che Almasri se ne andasse, anzi l'ha riaccompagnato con aereo di Stato, perché in fondo lui rappresenta la nostra cattiva coscienza. Quello di cui ci vergogniamo, ma non osiamo mettere in discussione perché vorrebbe dire cambiare l'ordine delle cose. Riconoscere ufficialmente Almasri per quello che è, cioè un criminale, vorrebbe dire ammettere che l'Italia sta continuando a stringere accordi economici con assassini e strupratori. Nel dettaglio: vorrebbe dire ammettere che li stiamo foraggiando perché ci tolgano di mezzo il "problema" degli immigrati che cercano di arrivare in Europa sbarcando in Italia. Almasri tortura perché ha le spalle coperte, evidentemente non soltanto in Libia. Almasri parla di noi quando tortura, perché noi italiani più di ogni altro Stato europeo, abbiamo a che fare con lui. Almasri sevizia perché i centri di detenzione rendono, le motovedette regalate rendono, torturare è proficuo, ha ragione lui: guardate quanti accordi con l'Italia. Almasri è stato riaccompagnato a casa sua perché noi non faremmo mai quello che fa lui, però se lo fai lui al posto nostro, non è mica la stessa cosa, no? E se poi quel suo fare ci fa comodo, se per l'appunto il suo torturare può essere in qualche modo d'aiuto all'Italia, allora perché no? Non gliel'abbiamo ordinato noi, e se comunque lui lo già lo fa, prendiamo almeno il lato positivo della questione. Il discorso è abominevole, il ragionamento è assurdo, ma è esattamente quello che sta avvenendo, io ho solo ignudato il concetto dalle maschere. Giorgia Meloni ha definito "cittadino libico" questo personaggio, arrestato in Italia dopo Juventus-Milan. Una definizione asettica, da salotto chirurgico; inusitata per una donna che è solita aggettivare persone e carriere, o tessere ricamini come quelli su Romano Prodi nel video in cui la premier ha dichiarato di aver ricevuto un avviso di garanzia (e no, non era vero). Fa di tutto, Giorgia Meloni, pur di non approfondire la figura del seviziatore Almasri. Ci possiamo aspettare per domani il discettamento su Kristoff, grande amico della renna Sven nel regno di ghiaccio, oppure un video in diretta su Antonio Gramsci e la sua passione sospetta per gli occhiali tondi. Ma certamente Giorgia Meloni non dirà mai una parola di condanna in più sul criminale che l'Italia ha accompagnato fino alla soglia di casa sua, a spese nostre. Evidentemente Osama Elmasry Njeem Habish ispira poco la premier, invece l'ha solleticata molto a livello di rilascio, infatti il "cittadino libico", come sappiamo, dopo essere stato arrestato è stato rilasciato con un passaggio su un volo di Stato fino a Tripoli, pronto per tornare in pompa magna a trafficare esseri umani. Non poteva prendere un aereo di linea, Almasri, sarebbe stato troppo disagevole per lui. La tratta era una tortura.

giovedì 30 gennaio 2025

Gianfranco Fini: chi si colloca a destra pensa solo al BENE dell'Italia, qualche volta anche ai BENI immobili nel Principato

 

Fini: "Chi si colloca da questa parte lo fa per 'amore dell'Italia' come diceva Almirante"

(Adnkronos) - "La forza autentica della comunità di destra è che chi si colloca lì, lo fa perché non vuole vantaggi personali, questo è il filo conduttore, l'amore per l'Italia, come avrebbe detto Giorgio Almirante". Così Gianfranco Fini, intervenendo al convegno in Senato dal titolo 'Alleanza Nazionale. A 30 anni dalla nascita della destra di governo', evento organizzato dalla Fondazione Tatarella con il patrocinio del Senato.  

"Non si poteva chiedere a Almirante di rinnegare se stesso, ma aveva detto che non voleva restaurare -aggiunge l'ex presidente della Camera- il tema era la presunzione di quei partiti che tenevano fuori dalla dialettica politica una forza legittimata democraticamente". 

"Nessuno sapeva della mia decisione di candidarmi a sindaco" di Roma: "a piazza Tuscolo mi venne in mente quanto detto dai nostri vecchi, 'qualche volta bisogna osare'. Il Msi aveva offerto alla Dc l'appoggio chiedendo pari dignità, dando vita a una alleanza di centrodestra che partisse dal basso, il nome era quello di Rocco Buttiglione, ma Martinazzoli disse no, quindi che poteva fare il Movimento Sociale? osare, e quindi mi candido". 

"Il tema dei diritti civili non lo possiamo regalare alla sinistra, serve una destra che non abbia nessuna nostalgia del passato. La sacrosanta lotta all'immigrazione non può non tenere conto della necessaria integrazione", aggiunge il fondatore di Alleanza nazionale. 

Cagli. Salviamo il suo teatro. Petizione

 

 Il Teatro di Cagli, capolavoro architettonico e culturale delle Marche, è ingiustamente escluso dalla lista dei Patrimoni Mondiali Unesco. Paolo chiede di firmare per ottenere il riconoscimento che questo gioiello merita. Gli dai una mano?

Includiamo il Teatro di Cagli nella lista dei teatri Patrimonio Mondiale Unesco

5.794 hanno firmato la petizione di Paolo Ragni. Arriviamo a 7.500 firme!

Firma con un solo click

Il teatro di Cagli è un gioiello architettonico, di grande bellezza e storia, con un'acustica perfetta, scenografie che risalgono alla sua inaugurazione, una capienza di 501 posti. In quasi 150 anni di attività ha dato innumerevoli contributi all'attività artistica e culturale dell'intero centro Italia. Tuttavia rimane incomprensibilmente assente dalla lista dei teatri candidati a diventare Patrimonio Mondiale Unesco. Non è un errore giustificabile, è una follia e anche una vergogna. Questo teatro, uno dei maggiori della regione Marche, ha ospitato artisti di fama mondiale e rappresenta un centro vitale per l'arte e la cultura, ma è stato dimenticato e trascurato.

E' un ingiustizia che dobbiamo affrontare e correggere al più presto per assicurare al teatro di Cagli il riconoscimento che merita. Non solo rappresenta un'importante eredità storica, ma il suo riconoscimento come patrimonio mondiale Unesco è un fondamentale motore di sviluppo che potrebbe potenziare l'offerta artistica e migliorane gestione e manutenzione, con ricadute importanti sul turismo globale. 

Chiediamo l’attenzione della Regione Marche e del Comune di Cagli a  riconsiderare la candidatura del Teatro di Cagli come Patrimonio Mondiale Unesco del sistema dei teatri condominiali all'italiana tra XVIII e XIX secolo

A sostegno di questa iniziativa, vi esortiamo a firmare e condividere questa petizione per mostrare il vostro supporto. CITTADINI DI CAGLI E TUTTI COLORO CHE HANNO APPREZZATO IL TEATRO DI CAGLI, PER FAVORE FIRMATE!

martedì 28 gennaio 2025

Meloni, la smetta di raccontare falsità e di fare la vittima

 Ora che si sente all'apice del successo, la Premier cambi registro, per favore.  Basta con i 'ricatti, complotti' che lei li tira in ballo ogni volta che vuole imbrogliare i cittadini.

 Nella vicenda Almasri molti sono i punti oscuri, perchè fingere di ignorarli?  A tal proposito, e' accaduto che un avvocato ben noto, Li Gotti, definito da Lei in tv, nel patetico bugiardo videomessaggio, 'di sinistra' (mentre  Lei sa che ha militato nell'MSI e poi in Alleanza Nazionale - e se non lo sa Lei che quella è casa sua da decenni - infine con Di Pietro nell'Italia dei valori); e 'difensore di mafiosi' ( mentre  Li Gotti ha difeso mafiosi 'pentiti' che hanno permesso allo Stato di vincere la battaglia contro la mafia) abbia presentato un esposto alla Procura contro la Meloni, Piantedosi, Mantovano, Nordio per la storia di Almasri.

 Il procurato Lo Voi ha trasmesso l'esposto al Tribunale dei Ministri, come prevede la legge, e nello stesso tempo, ha comunicato ai diretti interessati notizia della denuncia. La lettera con la quale si dà comunicazione alla Premier, termina con una riga scritta a mano dal procuratore: 'cordiali saluti, Lo Voi'.

 Lei è andata in tv, ha sventolato il foglio, che naturalmente non poteva essere letto da chi guardava, dicendo - bugiarda di una Premier!- di aver ricevuto un'avviso di garanzia',  mentre rientrava dall'Arabia con in tasca un contratto per le aziende italiane del valore di 10 miliardi. 

E commentando: non sono ricattabile - la solita canzoncina!- e non mi faccio intimidire da chi non vuole che modernizziamo il Paese.

Insomma Meloni-Pinocchio continua con la solita storia, che termina sempre: abbiamo vinto le elezioni, i cittadini ci hanno mandato al Governo,  e noi attuiamo il programma. I nostri avversari politici se ne devono fare una ragione. Ma, scusi signora Meloni-Pinocchio, non posiamo neanche criticare quello che il suo governo sta facendo? Nel vostro programma elettorale c'era forse scritto anche che chi perde le elezioni 'zitto e mosca'?

 

Messico. La presidente Claudia Sheinbaum : in 1 settimana accolti 4.000 migranti espulsi dagli Usa di Trump (da Notizie.it)

 


 Il Messico ha ricevuto 4.000 migranti espulsi dagli Stati Uniti, la maggior parte dei quali messicani, da quando il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha assunto l’incarico solo una settimana fa, ha affermato la presidente Claudia Sheinbaum. Ha aggiunto che avevano chiesto all’amministrazione Trump di “rispettare i diritti umani” dei messicani e che “il Ministero degli Affari Esteri ha un piano in atto nel caso di violazioni dei diritti umani dei messicani che arrivano nel Paese”.

Bari. Il 'Violino di Dachau' torna a suonare al Teatro Piccinni, il 29 gennaio ( da L'Edicola.Bari)

 

Il violino di Dachau torna a 

suonare: il concerto al

 Piccinni a Bari il 29 gennaio

Un suono che ha attraversato la storia e che riecheggia ancora oggi, portando con sé 
il peso di un passato doloroso. Il violino di Dachau, sottratto da un deportato italiano
 al campo di concentramento nazista, tornerà a risuonare il 29 gennaio al 
Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari. Un concerto per non dimenticare
 

Un suono che ha attraversato la storia e che riecheggia ancora oggi, portando con sé il peso di un passato doloroso. Il violino di Dachau, sottratto da un deportato italiano al campo di concentramento nazista, tornerà a risuonare il 29 gennaio al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari.

Un concerto per non dimenticare

In occasione del Giorno della Memoria, il conservatorio, in collaborazione con la Fondazione Istituto di letteratura musicale concentrazionaria di Barletta, ha organizzato un concerto-evento che vedrà esibirsi docenti e studenti dell’istituto. Le note del violino di Dachau si intrecceranno con le musiche composte nei lager, creando un’atmosfera intensa e commovente.


Il violino di Dachau è un testimone silenzioso della Shoah. Sottratto dal campo di concentramento da Manzi, un deportato italiano, lo strumento ha attraversato gli anni, portando con sé la memoria di un’epoca oscura. Grazie al restauro, oggi può tornare a vivere e a raccontare la sua storia.

L’iniziativa del Conservatorio Piccinni e della Fondazione Istituto di letteratura musicale concentrazionaria di Barletta si inserisce in un più ampio impegno per la tutela e la valorizzazione della memoria. Il presidente della Fondazione, Francesco Lotoro, era presente ad Auschwitz il 27 gennaio per l’inaugurazione del nuovo Centro internazionale per la ricerca, l’istruzione e l’azione contro l’estremismo e l’antisemitismo.

lunedì 27 gennaio 2025

USA. Licenziati i procuratori che hanno indagato su Trump (AGI). In Italia si rifletta prima della riforma della magistratura, relativa alla separazione delle carriere

 

Licenziati i procuratori che hanno indagato su Trump

 Il dipartimento americano di Giustizia ha licenziato più di una dozzina di procuratori che avevano lavorato con il procuratore speciale Jack Smith alle indagini che hanno portato all'incriminazione di Donald Trump. Lo ha comunicato lo stesso dipartimento. Il provvedimento, firmato dal ministro della Giustizia ad interim James McHenry, rompe una regola che voleva i procuratori lasciati al loro posto, anche dopo un cambio di amministrazione, per tutelare la loro indipendenza. Smith si era dimesso prima dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca.

La Danimarca si muove per mettere in sicurezza la Groenlandia dopo le minacce espansionistiche di Trump ( da Open.online, di Bruno Gaetani)

 

danimarca groenlandia

Un piano da 14,6 miliardi di corone, ovvero 2 miliardi di euro, per rafforzare la sicurezza nell’Artico e nel Nord Atlantico. È questa la prima risposta concreta del governo danese alle minacce di Donald Trump, che da settimane insiste nell’affermare di voler comprare e ottenere il controllo della Groenlandia, una terra ricca di petrolio e materie prime critiche. «Il livello di minaccia nell’Artico e nel Nord Atlantico è aumentato. Dobbiamo quindi rafforzare significativamente la presenza difensiva in queste regioni», ha spiegato Troels Lund Poulsen, ministro della Difesa danese, in una conferenza stampa.

Il piano del governo danese

Il piano del governo di Copenhagen, secondo il quotidiano danese Jyllands-Posten, prevede – tra le altre cose – l’acquisto di tre nuove navi artiche e due ulteriori droni a lungo raggio per la sorveglianza e il rafforzamento della capacità satellitare. Le tre nuove navi sostituiranno, nei prossimi anni, le quattro navi d’ispezione danesi della classe Thetis, ormai vecchie e usurate. Anche nel 2021 la Danimarca aveva sottoscritto un accordo sull’Artico, ma la stampa aveva rivelato che diversi aspetti non si erano concretizzati. Era stato promesso, per esempio, un importo di 1,5 miliardi di corone danesi, in particolare per droni a lungo raggio e stazioni radar. A questo proposito, il ministro Troels ha riconosciuto che «i governi non hanno fatto abbastanza» e ha annunciato che un nuovo accordo sulla «deterrenza e difesa» nella regione sarà raggiunto più avanti nel 2025. «Sarà necessario fare di più e adottare ulteriori iniziative politiche», ha incalzato Vivian Motzfeldt, ministro degli Esteri groenlandese. Tra queste «ulteriori iniziative» c’è anche un nuovo piano per la flotta danese, con alcune novità che dovrebbero essere annunciate nel mese di marzo.

Video correlato: “La Groenlandia è coperta dalla sicurezza collettiva della NATO”, afferma il ministro finlandese (Euronews Italiano)

Lo scudo dell’Ue

A rinnovare il sostegno alla Groenlandia non è solo il governo danese, che amministra l’isola, ma tutta l’Unione europea. «Gli Usa si spostano verso un approccio più transazionale e l’Ue deve essere unita, perché è chiaro che siamo più forti quando siamo uniti, sostenendoci l’un l’altro davanti alle difficoltà», ha detto Kaja Kallas, Alta rappresentante Ue rispondendo alla domanda se la questione della Groenlandia fosse stata discussa nel corso del Consiglio Esteri di oggi, lunedì 27 gennaio, a Bruxelles. «Gli Usa sono il nostro più stretto alleato e dobbiamo cooperare: ci sono ottime idee sul tavolo su come impostare le nostre politiche non sempre in reazione a Trump», ha aggiunto Kallas. Secondo l’ex premier estone, il neo presidente americano va ascoltato ma non preso «parola per parola»

Le minacce di Trump (e non solo)

Dopo l’indiscrezione su una presunta «telefonata di fuoco» tra Trump e la premier danese Mette Frederiksen, il presidente americano è stato incalzato dalla stampa. «Crede davvero che gli Stati Uniti otterranno il controllo della Groenlandia?», gli ha chiesto un giornalista. «Penso che ce la faremo. Non so davvero quali diritti abbia la Danimarca, ma sarebbe un atto molto ostile se non lo permettessero perché è per la protezione del mondo libero», ha risposto Trump. Il territorio della Groenlandia è particolarmente ambito, non solo per la sua posizione strategica ma anche per la ricchezza di risorse nel sottosuolo, su cui hanno messo gli occhi – con dichiarazioni decisamente meno roboanti rispetto agli Stati Uniti – anche Cina e Russia.

Foto copertina: EPA/Ida Marie Odgaard | Una manifestazione a Copenhagen contro la presenza americana in Groenlandia