Nomine Rai in stallo: il Senato frena sul voto entro luglio
L’apertura della Camera si blocca a Palazzo Madama. Secodo fonti di FdI Meloni vuole chiudere la partita europea su Von der Leyen prima di pensare alla Rai. Ma i nodi sul tavolo restano gli stessi
Dopo l’input dalla capigruppo della Camera per arrivare al rinnovo del consiglio di amministrazione Rai entro luglio, da Palazzo Madama non è arrivato un analogo segnale.
“Non abbiamo affrontato questo tema”, si è limitato a dire nel pomeriggio di ieri il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Mentre i tre capigruppo della maggioranza, Lucio Malan per Fdi, Massimiliano Romeo per la Lega e Maurizio Gasparri per Fi, non hanno fatto cenno alla questione, a dimostrazione che la partita è ancora tutta da giocare. “Non ci sono state decisioni di calendarizzazioni, ovviamente si possono sempre assumere ma intanto non ne abbiamo discusso”, ha sottolineato l’esponente di Forza Italia.
Fonti di FdI, segnala Ansa, hanno lasciato intendere che Giorgia Meloni voglia prima chiudere la partita europea, con il voto su Ursula von der Leyen in programma giovedì, per poi dedicarsi al capitolo nomine a partire dalla Rai, visto che ormai la questione di Cassa Depositi e Prestiti è definita.
Con l’incognita di un eventuale incontro a tre tra Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il confronto tra i partiti comunque va avanti e non è escluso che il chiarimento possa avvenire entro la settimana.
Quello che è certo è che i tempi sono stretti, se si vuole evitare di rimandare tutto a dopo la pausa estiva.
I nodi
I nodi sui nomi restano gli stessi. La premier sarebbe intenzionata a confermare Giampaolo Rossi come per la figura di amministratore delegato, mentre Simona Agnes sarebbe indicata come presidente in quota Forza Italia. La Lega, continua l’agenzia, si sentirebbe sottorappresentata e continua a spingere per ottenere un’adeguata contropartita: o il direttore generale o più peso nelle direzioni di genere e di testata. Secondo alcune indiscrezioni avrebbe anche minacciato di non votare Agnes in Vigilanza se non si dovesse trovare un equilibrio.
Qualche preoccupazione su questo fronte c’è nelle file della maggioranza, perché nella bicamerale mancano alcuni voti al centrodestra per raggiungere i due terzi necessari per il via libera. Per cui, spiegano fonti di maggioranza, l’accordo, una volta trovato, dovrà essere blindato con l’appoggio di almeno una parte dell’opposizione, facendo eventualmente affidamento sullo scrutinio segreto.
I nomi per il consiglio
Per quanto riguarda i quattro consiglieri eletti dalle Camere, secondo voci sempre rilanciate da Ansa, FdI dovrebbe indicare Valeria Falcone, M5s dovrebbe confermare Alessandro Di Majo, la Lega indicare Alessandro Casarin, attualmente direttore della TgR, mentre il Pd dovrebbe incontrarsi nel fine settimana per prendere una decisione. Se non dovesse prevalere la linea del non voto, come segnale di protesta contro la logica spartitoria, le alternative in campo sono quelle di Roberto Natale e Antonio Di Bella. Quest’ultimo considerato anche figura spendibile come possibile presidente di garanzia, qualora Agnes non dovesse riuscire a passare in Vigilanza.
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