Mentre l’Italia è percorsa dallo sdegno per come l’Egitto ha condotto l’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, dall’altra parte dell’oceano l’attrice americana Scarlett Johansson lancia un duro atto d’accusa contro il governo di Al Sisi e chiede la «scarcerazione immediata» di quattro appartenenti all’ong (Eipr) tra cui Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in custodia cautelare dallo scorso febbraio con l’accusa di propaganda sovversiva .
In un video di quasi tre minuti pubblicato su Youtube Johansson, la voce grave, il viso serio, dice: «Parlare oggi in Egitto è pericoloso. Voglio sottolineare la difficile situazione in cui si trovano quattro persone ingiustamente arrestate per il loro lavoro con il quale combattono per la dignità degli altri: Gasser, Karim, Mohammad e Zaki dell’ Eipr». Si tratta del direttore esecutivo dell’ong Gasser Abdel Razek, di quello per la Giustizia penale Karim Ennarah e del responsabile amministrativo Mohamed Basheer, tutti arrestati tra il 15 e il 19 novembre con accuse simili, che vanno dal finanziamento del terrorismo all’uso distorto dei social. E c’è il timore che il prossimo a finire in galera sia il fondatore dell’ong, Hossam Bahgat, famoso per le sue battaglie civili e perseguitato fin dai tempi di Mubarak. L’ Eipr è finito nel mirino degli inquirenti dopo aver discusso pubblicamente di diritti umani con i diplomatici d’undici Paesi, compreso l’ambasciatore italiano Giampaolo Cantini, e soprattutto nelle settimane del cambio della guardia alla Casa Bianca e dell’arrivo d’un presidente, Biden, che in campagna elettorale aveva definito Al Sisi «il dittatore preferito di Trump».
Scarlett descrive lo strazio dei quattro detenuti: «Karim, che si è recentemente sposato, trascorrerà il suo 37esimo compleanno in prigione. Gasser ha detto durante una recente udienza in tribunale che gli sono state negate le coperte in una gelida cella di isolamento. La moglie di Mohammad ha un disperato bisogno di vederlo e, come alle altre famiglie, le è stata negata ogni visita. Zaki è stato torturato dopo che la polizia lo aveva arrestato all’inizio di quest’anno. Il dolore e l’angoscia delle loro famiglie sono inimmaginabili».
Lo scorso 22 novembre il ricercatore egiziano dell’Alma Mater è comparso alla sesta udienza-farsa in tribunale, dove si doveva decidere della sua scarcerazione. Non uscirà dal carcere almeno fino al 2021. «Questi uomini — dice Scarlett — hanno passato la vita a lottare contro l’ingiustizia e ora si trovano dietro le sbarre. Tutti affrontano accuse false che potrebbero portare a molti anni di prigione. In effetti, il loro unico “crimine” è stato quello di difendere la dignità degli egiziani».
L’Egitto ha sempre respinto ogni accusa di violazione dei diritti umani. «Un governo veramente democratico — ha incalzato lei nel filmato — celebrerebbe questi uomini, non li imprigionerebbe. Sono i migliori di noi».
Al di là dei tanti plausi sui social alla presa di posizione dell’attrice, contro il video è stata lanciata una campagna su Twitter con l’hashtag #ScarlettJohansson_supports_terrorism in cui Scarlett è accusata di fantomatiche connessioni con il Qatar e di essere dalla parte degli islamici radicali. Una sorta di chiamata d’appello in difesa del presidente egiziano Al Sisi che ha guidato il colpo di stato militare del 3 luglio 2013 contro Mohamed Morsi.
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