L'abbiamo visto, ieri su Rai 3, il Barbiere di Martone - nel senso del la regia - ma soprattutto di Gatti - nel senso della direzione e concertazione - oltre che primieramente di Rossini, autore del capolavoro che proprio a Roma ebbe il battesimo, dopo una gestazione velocissima, come raccontano le cronache.
Lo abbiamo visto con un occhio particolarmente attento allo spettacolo che ci era stato promesso alla vigilia, annunciato con l'espressione opera film. E su di esso intendiamo concentrarci, dopo aver detto che Gatti e l'ottima compagnia di canto (fatta eccezione per il Conte d'Almaviva, in difficoltà soprattutto all'inizio) nella quale su 'alberi ' sicuri (Corbelli, Esposito) hanno innestato nuove 'gemme' ( Vasilisa Berzhanskaya e Andrzej Filonezyk: che nomi!) si sono guadagnati tutta la stima di cui godono e sicuramente godranno in futuro, a cominciare da Gatti.
Martone, torniamo alla sua regia, doppia naturalmente ( opera e tv, non poteva esser altrimenti), aveva il palcoscenico che ha deciso di utilizzare non molto, del tutto spoglio, e la platea, oltre i palchi, tutta per sè, mancando il pubblico.
Diciamo anche che Martone ha fatto bella scuola agli interpreti - un lavoro che noi vorremmo sempre venisse fatto da un regista, un tempo lo faceva anche Zeffirelli - anche ai giovani protagonisti, godibilissimi.
Ma poi cominciando dalla platea, non abbiamo particolarmente apprezzato quella idea cervellotica delle funi che nella sua testa di regista 'colto' avrebbe dovuto dirci subito il senso ultimo della storia narratavi: la prigionia di Rosina e la sua finale liberazione con taglio delle funi. Le persona normali hanno sicuramente pensato, vedendo quelle funi, che in platea dovesse svolgersi qualche spettacolo circense; siamo certi che nessuno le abbia immediatamente collegate alla prigionia di Rosina.
Passi anche questo, ma in che cosa consisteva il film opera, oltre il fatto che tutto il teatro era abitato come un set cinematografico o televisivo? Forse che un elemento in più alla creazione del film del Barbiere avrebbe dovuto recare quella corsa, per le vie di Roma, destinazione piazza Beniamino Gigli, su uno scooter di grossa cilindrata guidato a Gatti che scarrozzava anche Figaro per portarlo in teatro? Serviva a qualcosa? Avremmo dovuto capire, ma non ci siamo riusciti, qualcos'altro?
E poi quel lungo inserto in b/n che ci mostrava la platea dell'Opera di altri tempi - abbiamo notato nel pubblico, certamente di una serata inaugurale, una radiosa Callas ingioiellatissima, o la Magnani che con passo deciso e regale fendeva la folla dello stretto corridoio fra le poltrone. Quale era lo scopo di quell'inserto? Per Martone una dichiarazione d'amore verso il cinema - quello era un film d'altri tempi! - e, per noi, il ricordo di un'epoca che mai più tornerà?
Noi di prime anche all'Opera di Roma ne abbiamo frequentate infinite. Ma di quel pubblico che Martone ha voluto sbatterci sotto gli occhi, neppure l'ombra, mai. Semmai nuovi ricchi e il palco reale, epoca Alemanno, profanato anche dalla presenza di volgari contesse, cosiddette.
******
Il Barbiere di Siviglia ha avuto 654.000 spettatori (4%) nella prima parte, e 681.000 (3.6%) nella seconda.
Nessun commento:
Posta un commento