Luigi Corbani, lo abbiamo scritto nei giorni scorsi, lascia, dopo 21 anni, la direzione generale de l'Orchestra Verdi che egli ha fondato con Vladimir Delman e tenuto in piedi nonostante le mille difficoltà di tutti questi anni, fra le quali la principale, imputabile al Ministero della cultura, che ha aspettato oltre due decenni, prima di riconoscerne il merito ed includerla fra le cosiddette ICO. Corbani, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano 'Italia oggi', s'è tolto dalle scarpe più di un sassolino, raccontando come quella 'eresia' di orchestra di giovani è stata finalmente riconosciuta e santificata.
Assieme a Corbani ci sentiamo di vantare qualche piccolo, forse minimo merito nella lunga travagliata storia della sopravvivenza della Orchestra Verdi. Noi la invitammo, qual orchestra 'RESIDENTE' al Festival della Nazioni di Città di Castello quando unica volta, nel 2004, avemmo la responsabilità della direzione artistica. E tale collaborazione 'di residenza' sarebbe continuata anche negli anni a venire se quattro notabili ( de che?) che facevano il buono e cattivo tempo nel festival di Castello, non ci avessero costretti ad abbandonare l'impresa, per lasciare loro campo libero( e sono ancora lì). Per noi, come anche per i giovani musicisti della Verdi, crediamo che quella esperienza sia rimasta nel cuore. Il festival si aprì con una commovente ed intensa 'Petite messe' rossiniana diretta da Romano Gandolfi e si concluse non uno straordinario concerto sinfonico diretto da Roberto Abbado che ne assunse, generosamente, la responsabilità dopo che, con maniera che non abbiamo mai nè condiviso nè potuto giustificare in alcun modo, Chailly si chiamò fuori, già allora in conflitto con Corbani.
Dunque, tornando a Corbani, l'Orchestra che oggi riceve soltanto il 26% delle sue entrate dal finanziamento pubblico, contro la maggioranza delle istituzioni finanziate che ne ricevano il 35% o addirittura il 42% , è non solo sopravvissuta superando le infinite difficoltà, ma oggi si porta a modello di altre consimili imprese.
I suoi orchestrali - che OGNI MESE RICEVONO la BUSTA PAGA, val la pena rammentarlo mentre da altre parti si invoca la stagionalità, anzi l' intermittenza e l' instabilità del lavoro nello spettacolo dal vivo - costano mediamente 35.000 Euro annui, mentre un orchestrale di Santa Cecilia ne costa 72.000, più del doppio. Vorrà dire qualcosa che non è un fatto di qualità, come si potrebbe supporre.
La programmazione della Verdi non conosce confini nè soste e non lamenta mancanza di pubblico, a differenza di ciò che fanno molte altre istituzioni, fra le quali una, addirittura, resterà chiusa per due mesi l'anno per risalire la china del malaffare e della pessima amministrazione, e salvarsi dal fallimento: l'Arena di Verona.
Corbani non manca di accennare alle traversie con il Ministero - ne sono passati 13 di ministri al Collegio romano, nei vent'anni di esistenza ed attività della Verdi- con il quale solo l'anno scorso le cose sembrano, almeno giuridicamente, appianate, con l'inclusione, per decreto di Franceschini- nonostante l'avversione di Nastasi, chiarissima - nelle ICO. Non del tutto ancora equiparata per i finanziamenti ad altre - magari all' Orchestra 'del premier' - cioè a quella 'Toscana' che riceve a a fronte di un decimo di attività e di un organico più ridotto della Verdi - un finanziamento tre o quattro volte superiore. Corbani non ha paura a denunciare tale ulteriore vergogna. Anche noi nel nostro piccolo l'abbiamo fatto tante volte. Ma si sa in Italia chi comanda ha la faccia come il c...
Auguri alla Verdi, e grazie a Corbani.
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