La lettura della stampa sul sito delle Fondazioni lirico sinfoniche italiane( ANFOLS) è molto istruttiva. Innanzitutto i ritagli stampa arrivano direttamente dall'AGIS. Quella stessa AGIS che, nella sezione regionale pugliese, per bocca del suo presidente, vorrebbe che il Petruzzelli, teatro, diventasse come un residence con parecchi inquilini, fra i quali anche la Fondazione lirica. Che la proposta venga da una associazione di spettacolo, anzi dall'associazione nazionale dello spettacolo, è davvero imbarazzante, impressionante. Perché se tale associazione ed i suoi uomini non capiscono la differenza fra un affittacamere ( o spazi) ed una fondazione lirica che si sta rimettendo in carreggiata con una produzione sempre più ricca come quella pugliese, chi altro volete che capisca questi problemi?
Insomma il presidente dell'AGIS Puglia non si scaglia contro i malfattori che per anni hanno rubato o fatto il buono e cattivo tempo sotto il cielo pugliese della musica, e vuole ripulire l'immagine affittando il teatro per risanare i conti e riempire le casse. Tanto a lui- par di capire- della qualità degli spettacoli, minati da un simile traffico, importa zero.
Da Genova il sovrintendente che faticosamente sta tentando di risanare la fondazione lirica dice che non ha soldi per pagare gli stipendi. E sapete perchè? Perchè il solerte ministro Franceschini che trova soldi per costruire la platea al Colosseo, non gli fa arrivare i soldi della Legge Bray già stanziati per quel teatro ma non ancora erogati. E c'è cho teme che tale ritardo possa nascondere qualche insamo progetto del ministro. C'è però anche una notizia che induce a riflettere sul nuovo Teatro Carlo Felice. Si legge nella rassegna stampa dell'ANFOLS che la macchina scenica - modernissima- ha bisogno di esser ristrutturata. Ma come, già da ristrutturare ed ammodernare, una macchina scenica della quale si diceva che era troppo moderna e all'avanguardia quando fu costruita?
Infine di Firenze, teatro del premier e del sindaco diplomato in Conservatorio, ormai sono anni che si va dicendo che è in crisi. Nel corso di una nostra visita, ai tempi dell'ing. Francesca Colombo, in bacheca si avvertivano i dipendenti che il pagamento degli stipendi, causa mancanza soldi in cassa, sarebbe stato ritardato. Poi la Colombo , che aveva presentato un suo piano di risanamento dei bilanci che evidentemente non ebbe esito positivo, venne licenziata, ed al suo posto messo il commissario Francesco Bianchi, uomo di fiducia del premier e del sindaco Nardella. Lui avrebbe risanato tutto. Successivamente, del risanamento non si ebbe più notizia, ma Bianchi venne nominato sovrintendente. Solo allora il problema del risanamento riemerse. Il premier ha trovato i soldi per completare il nuovo teatro dell'Opera di Firenze - come ora si chiama - ma i bilanci con Bianchi, non sarebbero più in profondo rosso ( ma c'è anche chi non nutre tale certezza), il debito invece viaggia sui 70 milioni di Euro.
Ed ora che si fa? Mancano parecchie decine di milioni di Euro, senza i quali il nuovo teatro dell'Opera di Firenze e tutta la sua macchina artistica falliranno. Ma i soldi non bastano, dice e pensa il ministro. Occorre una legge. E qui i nostri timori sulle capacità riformistiche di Franceschini si fanno più seri, specie dopo aver appreso delle sue 'trame' politiche per prendere il posto di Renzi, casomai debba dimettersi per qualche ragione. E a preoccuparci c'è anche la notizia della visita ufficiale di Nardella a Franceschini, il quale insiste - e qui ci spaventiamo - che sta preparando una riforma di sistema, perchè una nuova iniezione di soldi - così la pensa il ministro - non è sufficiente a sanare una volta per tutte le fondazioni liriche italiane.
Lo scenario che qualche giornalista va dipingendo sul futuro assetto delle fondazioni italiane è dranmatico e raccapricciante. Si racconta della distruzione del sistema delle Fondazioni liriche italiane, riducendole in maniera considerevole di numero. Nel frattempo si insiste per la ricostruzione della platea del Colosseo, dove forse Franceschini pensa di spostare gli spettacoli d'opera all'aperto, dalle distrutte (chiuse) fondazioni.
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