Dopo anni la cosiddetta 'Festa del cinema' di Roma, strenuamente voluta da Veltroni e dal suo giro, in conflitto quasi scandaloso - anche se non è detto che Venezia debba avere il monopolio in campo cinematografico, ma tant'è - con la 'Mostra del cinema' di Venezia, sta ancora cercando una sua identità. Ogni anno mette una nuova veste, cambia direttore ed è in perenne affannosa ricerca di soldi pubblici e di sponsor. L'anno scorso, se non ci sbagliamo, è entrato come socio anche il Ministero di Franceschini, il quale sempre l'anno scorso attraverso il suo Ministero, e la Giannini con il suo, sono entrati come soci a Torino, nel Salone del libro.
Alla cui sopravvivenza sembrano ora attentare quelli della Fiera di Milano che vorrebbero, a Milano, in maggio e contemporaneamente al Salone torinese, organizzare una Fiera del Libro, nell'area Expo, con la benedizione dell'assessore alla cultura del Comune, il compositore Filippo del Corno, riconfermato da Sala, dopo l'esperienza nel gabinetto Pisapia.
Non sappiamo districarci fra gli 'insiemi' che compongono le cordate di editori che vogliono restare a Torino e quelli che spalleggiano l'iniziativa milanese. Ci sembra di capire che da una parte ci sono gli editori indipendenti ed i piccoli editori, mentre i grandi preferirebbero Milano, o viceversa. Importa poco la composizione degli schieramenti pro o contro.
Ora le due città, ambedue aspiranti a divenire a tutti gli effetti ed in tutti i campi, capitali del nord, e cioè Torino e Milano, dopo che per anni sono andati d'accordo almeno nel campo della musica producendo insieme il festival 'MiTo' a settembre - che di soldi ne ha macinati tanti e tanti ancora promette e continua a macinarne, la cui dirigenza è da poco mutata radicalmente portando al vertice artistico il compositore torinese, formatosi a Milano, Nicola Campogrande - rischiano di farsi una guerra in nome del libro.
Intanto a Torino la nuova sindaca Appendino ha da poco firmato un nuovo contratto con la Cl Events, proprietaria del Lingotto, per l'ospitalità anche del Salone .
E a Milano fanno sapere che il loro progetto ha rilevanza nazionale perchè farebbe il paio con quello romano 'Più libri più liberi'; ed un terzo che aprirebbe a Bari ( in Puglia ci è rilevato che il 75% della popolazione nel corso dell'anno passato non ha letto neanche un libro!) e, a seguire, anche altri in altre zone del paese dove la lettura non è neanche uno sport per élite, perchè nessuno, secondo le statistiche, lo praticherebbe.
Noi non siamo addentro al mondo del libro, della lettura e dell'editoria e perciò riferiamo solo i fatti e ci poniamo qualche domanda alla quale da soli non sappiamo rispondere. Come ad esempio a quella relativa alla 'Nave di Teseo', neonata per mano di Elisabetta Sgarbi: la nave dove va a gettare l'ancora: Milano o Torino?
Quel che sappiamo invece riguarda il recente passato del Salone del libro di Torino, squassato da scandali che la cultura dovrebbe punire con il carcere a vita, e invece non punisce. Ma questo non ha nulla a che vedere con il suo trasferimento a Milano o con la guerra di Milano contro Torino.
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