All'indomani della strage ISIS al Teatro Bataclan di Parigi, Renzi definì lo spettacolo una 'eccezione culturale' sulla quale puntare gli sforzi per azzerare il terreno di coltura nel quale cresce e prospera il terrorismo.
Ma se lo spettacolo è una eccezione culturale bisogna che possa disporre dei mezzi necessari per esserlo nei fatti, per farlo vivere e prosperare.
Ma prima del proclama renziano, chi in Italia,invece, non ha fatto notare con quali modi sbrigativi , e diciamo anche spregiativi, fosse trattato lo spettacolo? In termini assoluti il finanziamento allo spettacolo negli ultimi dieci anni si è di fatto dimezzato. Che cosa significa? Significa disattenzione, significa considerazione dello spettacolo come un fenomeno non indispensabile alla crescita civile di una nazione, significa anzi volontà di punizione, intendendolo esclusivamente come puro divertimento e quindi affatto formativo e ocacsione di crescita civile e culturale.
Ora in vista della nascita del prossimo codice dello spettacolo e della legge generale di riforma dello spettacolo dal vivo, l'AGIS e FDEDERVIVO hanno lanciato delle proposte. Che noi abbiamo già pubblicato in un precedente post di quest'oggi.
Ci ha fatto rizzare le orecchie leggere che nella nuova normativa in discussione alla V Commissione della Camera, Disegno di Legge 113/2016, che deve diventare operativo entro dicembre del 2018, si introducano caratteristiche nuove, relative alle Fondazioni lirico-sinfoniche che fino ad oggi sarebbero state tenute in disparte nel loro comparto, che molti definiscono privilegiato. Secondo l'inquadramento previsto, tali istituzioni - sulle cui natura, pubblica o privata, occorre una volta per tutte decidersi a legiferare; ma questo riguarderà anche altre istituzioni di spettacolo, come i Teatri di tradizione o le ICO - potranno essere ' teatro lirico sinfonico nazionale', 'orchestra nazionale', ' teatro lirico sinfonico', suddivisione che vuol dire che le 14 fondazioni oggi esistenti, saranno - nella volontà del legislatore - ridotte di numero con un declassamento per gran parte di esse. Che è poi ciò di cui da tempo si va dicendo essere nella testa di Franceschini e nei progetti del suo ministero.
Si parla poi di 'lavoro intermittente' introducendo la stagionalità come principio giuridico nel lavoro per lo spettacolo, con la introduzione di ammortizzatori, onde evitare le assunzioni di massa attraverso le sentenze della Consulta ecc..
Si accenna, nelle proposte presentate all'AGIS, alla necessità di concedere a tutti , con una attenta politica dei prezzi, l'accesso allo spettacolo; ed anche che la televisione dedichi spazio nella sua programmazione agli spettacoli dal vivo, ma non nei canali tematici, come accade ora: cose che si vanno dicendo da decenni, senza che nulla sia mai accaduto.
E poi la nascita di una festa dello spettacolo dal vivo in Italia per il 22 ottobre. Una parata per Franceschini che mostrare quanto sia interessato alle sorti dello spettacolo dal vivo in Italia, proprio quando sta cercando, attraverso la sua falsa riforma, di metterlo in seria difficoltà.
Insomma le prospettive della riforma ed anche alcune indicazioni che provengono dalle proposte dell'AGIS, non ci fanno affatto stare tranquilli.
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