Ora è il Giappone ad ispirarlo. Buon per lui. Giappone qui, Giappone là. Il Giappone gli ha fatto superare la ben nota crisi - lui dopo avercela raccontata in lungo e largo per accattivarsi la nostra comprensione e solidarietà, ci torna ancora sopra. Noi, per quanto solidali con un giovane in difficoltà, non ci sentiamo affatto costretti al suo fianco nella soluzione dei problemi che quella crisi di creatività gli procurò nientemeno che una critica, immaginate!, indirizzatagli per giunta da un musicista non nuovo ad uscite non condivisibili, ma in quel caso invece tutta da condividere.
Giovanni Allevi si propone sempre ed ovunque, sorretto da uno stuolo che pare interminabile di fans, come il compositore 'classico contemporaneo', e la sua musica è appunto 'classica contemporanea',
che proprio oggi dalle pagine di Repubblica, ha più o meno spiegato così. Musica 'classica' vuol dire musica che si pone a 'modello', ed io prendo il modello delle forme del passato e le uso per esprimermi con la mia lingua, la lingua di oggi. Bella pretesa: la mia lingua, cioè la lingua musicale di oggi.
Noi naturalmente glielo lasciamo dire, lasciamo che lo osannino dappertutto fans con orecchie evidentemente abituate a tutto ed anche al peggio, ma la sua musica continua a non interessarci neanche un po'.
E la pochezza della sua musica - che gira che ti rigira si identifica con qualche motivetto che gli frulla nella testa - la racconta egli stesso anche oggi, quando dice che l'idea del Concerto per violino e orchestra che ha segnato la sua rinascita gli è venuta durante un sogno mentre era in volo per il Giappone - dove avendo riscontrato che quel paese è fonte inesauribile di ispirazione ci torna almeno due volte l'anno, ed aggiunge anche che un altro brano, un altro motivetto (!), gli è frullato in testa mentre febbricitante e in delirio, prigioniero della malattia, era in un albergo a Tokio. Nacque così Love, pare che si intitoli; ma a noi fa venire in mente un celebre film di Verdone con quel tormentone dei 'figli dei fiori'.
Noi saremmo anche disposti ad incoraggiarlo ad andare più di due volte l'anno in Giappone, però non ci venga a dire simili stupidaggini che ci tolgono il buonumore e ci fanno capire che Allevi, forte del successo, non ha ancora capito che nulla si crea - ammesso che il demone della creazione abbia toccato anche lui - senza fatica, dura e lunga.
Altro che sogni e deliri. Sogni e deliri vanno bene per canzonette - pardon, motivetti - sebbene anche per quelle ci voglia talento e sudore, non per la musica sia essa anche 'classica contemporanea'.
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