Finora si sono vendute nel mondo 31 milioni di copie del celebre diario tenuto dalla giovane fanciulla, Anna Frank, nei due anni in cui visse nascosta in una soffitta ad Amsterdam, per sfuggire all'eccidio nazista, e che, tradita da chi la conosceva, fu deportata in un campo di sterminio e lì morì, assieme a tutta la famiglia, salvandosi solo suo padre, Otto.
Il diario della Frank è diventato - giustamente!- uno dei libri più letti ed anche dei più commoventi.
La fondazione che porta il suo nome proprio in questi giorni sta tentando di vietarne la pubblicazione ad opera di diversi editori nei vari paesi del mondo, avanzando il diritto d'autore e minacciando denunce e richieste di danni.
Essendo morta nel 1945, trascorsi i 70 anni, un'opera diventa di pubblico dominio e dunque non sottosta più alla protezione del diritto d'autore che garantisce introiti agli eredi o ad istituzioni intitolate all'autore. Dunque dal 1 gennaio 2016 il diario può essere pubblicato senza più autorizzazioni e pagamenti di diritti.
E' evidente che il diario della povera ragazza non va ascritto nella categoria delle 'opere dell'ingegno' per la cui protezione è stata fatta la legge sul diritto d'autore, benchè ad esse sia equiparata. Ed essendo passati i 70 anni previsti, anche quell'opera non gode più della protezione del diritto d'auore e dunque qualunque editore può stamparlo e venderlo.
Altrettanto evidente è pure il fatto che tutte le opere - si tratta di indagine ben nota - quando diventano di pubblico dominio, procurano all'autore una conoscenza più diffusa e capillare. Dunque ciò che giova all'autore, non piace agli eredi, ammesso che ne abbia, perchè privati degli introiti dovuti alla protezione. Ai quali eredi l'aver guadagnato, senza merito personale alcuno, per settant'anni, evidentemente non basta, e perciò ricorrono molto spesso ad escamotages che si rivelano veri e propri furti.
Tale sospetto tocca anche Otto Frank padre della ragazzina, il quale nel 1976 fece pubblicare altri inediti del diario - della stessa anna o suoi? il dubbio esiste.
Se tale dubbio non è stato sciolto, nè Otto ha avuto interesse a scioglierlo, ora la protezione si estenderebbe per altri settant'anni dalla morte del genitore, avvenuta nel 1980, e cioè fino al 2050.
Resistendo tale dubbio, ed avendo la Fondazione intitolata alla ragazza, lo scopo di far conoscere ancora al mondo la sua drammatica storia, perché sia di esempio e costituisca un forte atto di accusa di ogni totalitarismo, allora forse quella fondazione dovrebbe solo incaricarsi di controllare che le nuove edizioni del diario, siano conformi all'originale e basta. E gioire della sua diffusione. E non avanzare diritti su qualunque nuova edizione, minacciare denunce e pretendere royalties.
Dopo il sacrificio della ragazza sarebbe un pessimo esempio perpetrato in suo nome.
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