Ancora fresco di stampa e con il solito tempismo ( che anche le istituzioni italiani dovrebbero mettere in atto! ) è stato distribuito il programma dettagliato della prossima edizione del Festival di Salisburgo, che si svolgerà dal 22 luglio al 31 agosto, ultimo con la direzione artistica del regista Bechtolf, cui succederà - trattasi di un ritorno, ma con responsabilità maggiori - di Hinterhauser.
Sfogliando il calendario delle opere in programma, si leggono i nomi dei direttori Thomas Adès ( per una sua opera, 'L'angelo sterminatore' da Bunuel), Franz Welser-Moest ( Die Liebe der Danae), Alejo Perez ( Faust di Gounod), Ottavio Dantone (Così fan tutte), Alain Altinoglu ( Don Giovanni), Gustavo Dudamel ( West side story, Cecilia Bartoli è Maria), Dan Ettinger ( Nozze di Figaro), Marco Armiliato ( Manon di Puccini, Netrebko è Manon), Andrès Orozco-Estrada ( Il templario di Otto Nicolai, con Juan Diego Flores), Patrick Fournilleir ( Thais di Massenet, con Yoncheva, Thais, e Domingo, Athanael). Forse solo il caso del debutto di Lorenzo Viotti, sezione concerti, ha una qualche giustificazione nel fatto che fu proprio il concorso del Festival a laurearlo lo scorso anno.
E i direttori che un tempo passavano regolarmente da Salisburgo ogni anno, perchè a Salisburgo. anche all'apice del successo, si doveva per forza andare, che fine hanno fatto?
Anche quelli ci sono, ma ad eccezione di uno o due, come Muti e Jansons o Mehta, tutti gli altri arrivano con la propria orchestra al seguito ( per esempio: Gatti, Chailly, Rattle), fanno un concerto e ripartono di gran carriera.
Insomma la novità delle novità di quest'anno, ultimo della gestione Bechtolf, sembra essere lo sbarco, per il loro 'debutto in società', di molti direttori della nuova generazione; mentre non ubbidisce alla medesima logica la formazione dei cast, dove sono presenti molte star . La tecnica è quella di inserire nella locandina una star che brilla di luce propria, senza frapporne altre, neppure le stelline, che potrebbero anche solo appannare la loro luce accecante.
Con l'ulteriore vantaggio che i giovani, si sa, costano poco, e che, si vuole mettere ordine nel bilancio del festival dopo gli anni di Pereira che , come si ventilò, dal punto di vista economico, non fece benissimo al grande festival.
D'altro canto, va registrato una altro fenomeno, del quale si è testimoni ovunque e ora a anche a Salisburgo, e cioè quello che i grandi direttori, o quelli che meritatamente o meno vanno per la maggiore, perfino loro, non hanno più tempo per fermarsi a lungo in un luogo diverso da quello in cui risiedono stabilmente, e perciò neanche Salisburgo ottiene che direttori molto noti stiano lì inchiodati per tre o quattro settimane, il tempo strettamente necessario per concertare e dirigere un'opera.
Il direttore che dirige oggi a Londra e domani a Roma e l'indomani di nuovo a Londra, oppure oggi a Vienna e domani a Milano e dopodomani a San Pietroburgo, sta diventando la norma che certamente non fa bene alla musica. Ma tant'è. E' la globalizzazione, signori.
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