La passione per la chimica, coniugata a quella per i beni culturali, per Giacomo Fiocco si è concretizzata in un percorso formativo che l’ha portato
al Laboratorio Arvedi di Diagnostica non invasiva dell’Università di Pavia, all’interno del Museo del Violino. Il laboratorio è diretto da Marco Malagodi ed è un unicum
per quanto riguarda lo studio degli strumenti ad arco dal punto di vista dei materiali
e della loro influenza sulla costruzione di quei capolavori assoluti che sono i violini
di Amati, Guarneri del Gesù e Stradivari.
A Fiocco, oggi coordinatore dello staff del Laboratorio Arvedi, è stata conferita dalla Divisione Ambiente e Beni Culturali della Società Chimica Italiana (SCI) la Medaglia Raffaella Rossi Manaresi. La motivazione: «Per la sua intensa
attività nell’ambito della diagnostica per i beni culturali e, in particolare, per
l’importante contributo garantito alla caratterizzazione e alla conservazione di
beni musicali di notevole pregio».
Il riconoscimento, riservato ai ricercatori under 40, è una conferma della
qualità delle azioni di studio e ricerca messe in atto dal laboratorio.
«Mi sono laureato a Torino in Scienze e tecnologie per i beni culturali ed entrare
nel laboratorio Arvedi è stato importante, il coronamento di una passione professionale che mi caratterizza da sempre — spiega il ricercatore 37enne —.
In questi anni abbiamo avuto modo di lavorare e analizzare i grandi capolavori
della liuteria classica cremonese, analizzando vernici, colle e la loro
composizione. In questo modo abbiamo potuto conoscere non solo le caratteristiche
chimiche e fisiche degli strumenti, ma anche raccogliere una serie di informazioni finalizzate a comprendere la prassi costruttiva della scuola cremonese classica».
Dai materiali all’azione, un tutt’uno che permette — tassello dopo tassello — di
individuare i segreti costruttivi dei grandi maestri.
«L’aspetto interessante è che l’azione di diagnostica dei materiali sui grandi
capolavori della liuteria cremonese oggi è applicata anche a strumenti decisamente
più recenti — continua Fiocco —. In questo modo, potremo tracciare una sorta di diagnostica lungo i secoli, ricostruendo come mutano i materiali e quali sono le
novità costruttive che si innescano sul grande albero della tradizione classica
della liuteria cremonese».
E la passione con cui Fiocco parla di analisi delle vernici e delle colle, piuttosto
che di spettrografie di tavole e fondi, danno ragione del prestigioso
riconoscimento...
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