Villa Massimo è la sede della gloriosa Accademia tedesca di Roma, che ha un attività culturale intensa e di primissimo piano. Ha borsisti tedeschi nelle varie discipline, soprattutto artistiche, ai quali, in alcuni campi più che in altri, offre il privilegio di vivere nella città più bella del mondo (non più ai tempi di Virginia Raggi) e che è considerata da sempre, come del resto l'Italia tutta , un museo a cielo aperto.
Per il 2018 ha accolto, per decisione del suo valente direttore il dott. Bluher, fra i suoi borsisti, che solitamente, sono pittori, scultori, architetti, scrittori, poeti, per la prima volta un organaro, in coincidenza dell'ammissione dell'organo tedesco - inteso come strumento musicale - fra i beni immateriali dell'umanità da parte dell'Unesco.
Klais è l'erede di una antica famiglia di organari tedeschi. Ha potuto già compiere un giro per visitare l'immenso, vario ed importante patrimonio organario della Capitale, dove vi sono anche strumenti antichi di fabbricazione tedesca, ed infine, guardando ad un futuro diverso, l'Auditorium costruito da Renzo Piano che un organo - come nella prassi delle più importanti sale da concerto - non ha; e per la cui costruzione si sta battendo da tempo a Roma, con varie iniziative, l'organista Giorgio Carnini, senza risultati concreti.
La storia della mancata costruzione di un organo da concerto nella Sala 'Santa Cecilia', non tutti la conoscono; è stata raccontata una volta, in lungo e largo, dal bimestrale Music@, edito dal Conservatorio 'Casella' dell'Aquila.
Durante la costruzione dell'Auditorium si pose il problema della costruzione dell'organo, che avrebbe offerto la possibilità di effettuare concerti e festival organistici che, come si sa, sono molto seguiti. La sola immensa letteratura organistica di Johann Sebastian Bach, dovrebbe convincere delle meraviglie organistiche, negate ai cittadini della capitale, per mancanza di strumenti idonee e di sale provviste.
Ma chi non volle l'organo fu proprio uno dei più noti musicisti, all'epoca a capo dell'Accademia di Santa Cecilia, che aveva alle spalle una tradizione organistica di famiglia: Luciano Berio, il quale anche dopo che fu fatta fare a Renzo Piano una variante del progetto per posizionare l'organo, troncò ogni discussione sull'argomento, dichiarando che "l'organo è uno strumento da chiesa e lì deve restare". Dichiarazione degna di un ignorante totale, pur musicista. Nonostante la campagna di stampa e di opinione ( nella quale si impegnarono anche i Radicali e Italia nostra) non ci fu verso per convincere il musicista a desistere dal suo insensato proposito da analfabeta, imposto con fare dittatoriale, come in altre occasioni.
Quella vergogna non è stata ancora sanata, nonostante gli sforzi di Carnini. Ed è assai difficile che l'attuale dirigenza di Santa Cecilia prenda in considerazione la possibilità di dotare la sala grande dell' auditorium di uno strumento di pregio, a canne (a prescindere dal costo), come vediamo ed ascoltiamo in tante sale da concerto sia di recente costruzione, vedi Lucerna, sia antiche, come la Sala d'oro del Musikverein di Vienna.
Michele Dall'Ongaro, sovrintendente dell'Accademia, dimostrerà attenzione al problema? Boh! Lui ha altri pensieri per la testa, in cima ai quali come farsi rieleggere alla fine del suo primo mandato, sapendo che l'organo certamente non aggiungerebbe nuovi elettori a quelli che si è già assicurato con adeguata amministrazione. Perciò... al prossimo sovrintendente, semmai.
Nessun commento:
Posta un commento