In una copia del primo
volume degli 'Studi verdiani' - uscito nel 1960, e dedicato, come
era negli intenti del neonato istituto, ad un'opera del catalogo
verdiano che, nel caso particolare, era Un ballo in maschera -
che abbiamo acquistato anni fa
nel mercatino domenicale di Porta Portese, a Roma, abbiamo trovato,
con grande sorpresa - ce ne siamo accorti soltanto ora, quando per
ragioni di studio siamo andati a sfogliare quel volume - due lettere
che hanno a che fare con la fondazione dell'Istituto di Studi
Verdiani, inaugurato alla presenza dell'allora ministro della
Pubblica Istruzione, sen. Giuseppe Medici, l'11 aprile 1959, affidato
per la direzione al m. Mario Medici, omonimo del ministro, ma non suo
parente neanche lontano, che si era battuto a lungo per la sua
nascita.
La
prima lettera, datata: Parma, 23 aprile 1959, su carta intestata del
neonato 'Istituto di Studi Verdiani - Via del Conservatorio, 27 -
Parma', è battuta a macchina, ma con firma autografa: Luciana e
Mario Medici, ed è indirizzata a destinatario sconosciuto, al quale
appartiene invece la minuta manoscritta della seconda lettera che
altro non è che la risposta al direttore dell'Istituto, suo amico,
che l'aveva informato della nascita della istituzione verdiana a
Parma, per la quale s'era tanto prodigato.
Il
destinatario, dalla cui biblioteca privata, proviene quel numero di
Studi Verdiani che acquistammo a Porta Portese, non ci è dato di
identificare, perchè la minuta della risposta non ci aiuta
minimamente.
I
In
quello stesso numero di Sudi verdiani il destinatario della lettera
del m.Mario Medici aveva conservato anche i ritagli di alcuni
giornali che parlano dell'apertura dell'istituto di Parma ( Resto
del Carlino, due articoli, uno
non firmato e l'altro a firma Duilio Courir, e Oggi
settimanale, a firma Teodoro Celli), ai quali accenna nella sua
lettera di risposta, definendoli 'palli', ad eccezione di quello
'molto migliore' di Celli, sul settimanale Oggi (
23 aprile 1959).
Ecco
i testi:
Parma 23 aprile 1959
Illustre e
caro Dottore,
in
breve e in fretta, per segnalarle una mia recente “conquista”
che non le dispiacerà.
Dopo le Onoranze toscaniniane, sono riuscito a far sorgere qui a
Parma l'Istituto di Studi Verdiani. E' una realizzazione importante,
che quanto prima darà i suoi frutti. Mi permetterò di tenerla
informata, perché la considero uno dei pochi ma illustri amici di
cui vado fiero.
Con il ricordo
costante di mia moglie e mio, e con la preghiera di ricordarci alla
Signora, affettuosamente e rispettosamente,
suo Luciana e Mario Medici
La
risposta del destinatario, che non si fa attendere, debitamente
battuta a macchina inviata al m. Mario Medici, si troverà quasi
certamente nell'archivio dell'Istituto Verdiano. La minuta, che di
seguito trascriviamo, è scritta a mano, sul retro di un foglio che
reca l'intestazione dattiloscritta: La documentation francaise.
Secretariat general du Gouvernement - Direction de la Documentation -
Service des conferences. 16, rue Lord Byron – ELY. 82-00 -Paris, le
24 avril 1959.
2/5.59
Caro Maestro,
insieme al suo buon
ricordo che le assicuro cordial.(mente) ricambiato, la notizia della
fondaz.(ione) dell'Istituto Verdiano desta in me la più viva gioia.
Indovino, attraverso i
pallidi resoconti dei quotidiani ( e a quello molto migliore , di
Oggi) quanto lavoro debba essere stato svolto da Lei, quante
difficoltà e intrighi superati, per arrivare felice in porto.
Le auguro di
raccogliere grandi soddisfazioni, che merita, curando in avvenire lo
sviluppo dell'Istituto, che auguro vitale e prospero. Se vorrà
tenermi informato mi farà molto piacere.
Indovino anche
l'appoggio che le avrà dato ai suoi sforzi la gentile signora
Luciana.
Verso entrambi sono
sempre vivi i sentimenti di affettuosa simpatia di mia moglie e miei,
che godo di esprimerle in questa occasione con la più schietta
cordialità.
Suo ...
************
Nel
1978 il m. Mario Medici lasciò la direzione dell'Istituto di Studi
Verdiani; nel 1980 gli subentrò il prof. Petrobelli al quale, alla
sua morte, è subentrato, dal 1 gennaio 2015 il compositore Nicola
Sani, il quale, nonostante la protesta generale del mondo degli
studiosi verdiani al quale egli non appartiene, ha voluto dare una
svolta.
Gli
scopi dell'Istituto, come descritti alla sua fondazione, consistono
nel raccogliere i documenti relativi a Giuseppe Verdi e alle sue
opere, pubblicarli regolarmente attraverso i volumi degli 'Studi
Verdiani', con apparato critico, procedere alla edizione critica
delle sue opere, e offrirla al 'Festival Verdi' , di cui si augurava
la nascita, e che sarebbe dovuto diventare l'espressione operativa
di quell'istituto di ricerca, la sua vetrina esecutiva. Ciò che anni
appresso sarebbe accaduto a Pesaro, con l'attività della 'Fondazione
Rossini' e del rinomato 'Rossini Opera Festival'.
Parma,
che in quegli anni si accingeva al restauro/ricostruzione del
magnifico Teatro Farnese, benchè non avesse ancora una orchestra ed
una macchina organizzativa all'altezza della notorietà di Giuseppe
Verdi, poteva già disporre del capiente Teatro Regio.
Ma
il Festival Verdi - benchè il musicista non avesse bisogno di una
vera e propria 'renaissance' come invece necessitava Rossini e che
Pesaro è stata in grado di avviare - non è mai decollato,
nonostante tentativi anche recenti, ad eccezione di alcune edizioni
pregevoli, per lo più coincidenti con importanti appuntamenti
'anniversari' del musicista.
L'arrivo
di Nicola Sani, nella protesta generale, ha impresso una svolta
all'Istituto, alla cui presidenza è statoi chiamato in ragione
della sua 'meritoria opera politica e diplomatica', come ha scritto
Mauro Balestrazzi su Repubblica.it (Parma).
Sani,
a sua volta, ha chiamato a collaborare, cercandoli nella cerchia dei
'non verdiani', due suoi fedelissimi: per la 'direzione scientifica'
dell'istituto una sua collaboratrice alla Fondazione Scelsi,
Alessandra Carlotta Pellegrini: “studiosa di musica del Novecento,
senza titoli come ricercatrice verdiana ma che ha operato molto bene
nell'Archivio Scelsi”; e alla direzione della Rivista di Sudi
Verdiani, Sandro Cappelletto “eccellente giornalista e scrittore,
nonché autore di testi teatrali e per il teatro musicale” ma che
musicologo non è, e tanto meno studioso verdiano, giustificando la
sua scelta: “per dirigere la rivista non occorreva un musicologo,
ma un uomo di comunicazione in grado di lavorare con il meglio delle
ricerca verdiana”. Sani concepisce l'Istituto che presiede. “non
solo come un luogo di studio e di memoria, ma una struttura che
sfrutta la tecnologia e tutte le forme di comunicazione per dialogare
con la vita reale”.
La
musicologia mondiale, offesa da una simile bastardizzazione di un
Istituto di studio e ricerca che vanta un passato glorioso e vertici
altrettanto gloriosi, dopo aver protestato in coro e duramente ma
inutilmente, si è ritirata 'sull'Aventino' dell'Università di
Berna, dove ha dato vita ad una pubblicazione di studi verdiani, dal
titolo 'Verdi Perspektiven', affidata per la direzione ad un illustre
studioso verdiano, il prof. Anselm Gerhard.
All'uscita
dei primi numeri delle rispettive ricerche, è emerso immediatamente
come gli Studi verdiani 'all'italiana' siano finiti, a Parma, in
mani quasi sacrileghe, se non incompetenti. Nei primi due numeri
affidati all'esimio studioso e 'uomo di comunicazione' Cappelletto,
per la direzione scientifica di Alessandra Carlotta Pellegrini, è
evidente l'invasione di uno stuolo di compositori, del giro di Nicola
Sani, che parlano di Verdi, esattamente come farebbe Nicola Sani che
Verdi conosce pochissimo.
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