Muscato ha trovato una soluzione tutto sommato convincente. Intanto è evidente che Carmen si trova in una situazione di imminente pericolo di vita e dunque è ragionevole che tenti di difendersi. Ma non si tratta di un caso di legittima difesa: don José ha fatto in modo che Carmen avesse la possibilità di impadronirsi della sua pistola prima di scagliarsi contro di lei con il coltello. In una parola ha predisposto le condizioni per la sua condanna a morte, punizione estrema per le sue scelte rovinose assai più che l’arresto per l’omicidio di una zingara.
Ne rimane stravolta e violentata l’opera di Bizet? No, perché tutto il contesto e i riferimenti culturali restano in piedi: Carmen è un’opera di “lindas mujeres, sangre y amor”. Sangue e passione, dunque, prove di coraggio e battaglie tra maschi per la conquista della femmina. Il sangue è di un uomo, ma è sempre lui che ne decide la causa.
Una certa ridondanza evitabile, tuttavia, va segnalata. Nella scena finale sullo sfondo appare Escamillo, il rivale di don José, appeso a una corda, incornato dal toro, come a segnalare la débacle finale di tutti i maschi che pensano alla donna coma a un oggetto di proprietà del quale si può fare quello che si vuole.
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