Ieri, in prima pagina, abbiamo letto un durissimo articolo sulla Repubblica fondata da Scalfari e diretta da Ezio Mauro, l'unico giornale che Bergoglio legge ogni mattina e con il quale ha avuto nel recente passato rapporti strettissimi. Come mai, ci siamo detti, se Bergoglio ha riservato a Scalfari un'attenzione che nessun altro giornale è sembrato meritarsi agli occhi del pontefice?
E' successo che qualche mese fa, sul sito dell'Espresso - che è dello stesso gruppo editoriale della Repubblica, di proprietà di De Benedetti - sia apparso il testo dell'ultima enciclica del papa, prima che la Santa Sede ne diffondesse ufficialmente il testo. Apriti cielo. Per bocca del suo portavoce, padre Lombardi, il Vaticano, ha elevato una dura protesta, rimproverando al giornale di aver fatto il suo mestiere, quello cioè di pubblicare notizie , senza chiedersi invece chi avesse fornito al giornale il testo dell'enciclica. Se ricordiamo bene, anzi, si disse che il giornale non era stato alla parola data, e cioè che il testo fatto uscire dal Vaticano, come anticipazione, non era quello ufficiale bensì una bozza, pure abbastanza vicina a quella definitiva, visto che ne anticipava l'uscita ufficiale solo di quale ora. Ed aggiungeva, il portavoce, che il testo ufficiale, magari già in stampa era diverso da quello anticipato sul sito dell'Espresso, perchè il Papa continuava a leggerlo e magari ad apportarvi correzioni e modifiche fino all'ultimo minuto.
Ognuno la pensi come vuole su questa storia che, con i problemi del mondo e con la velocità con cui corre da un punto all'altro del pianeta l'informazione, ha secondo noi dell'inverosimile.
L'Espresso non ha alimentato la polemica, rispondendo al portavoce Lombardi, a confronto avvenuto, facendo notare che le due versioni erano identiche. Ma forse in questo c'è stato l'intervento di Scalfari presso Bergoglio.
Incidente chiuso, pace fatta? Affatto, perchè ora che il Papa sta per partire per Cuba, al vaticanista de La Repubblica hanno fatto sapere che per lui non c'è posto sull'aereo papale. Perchè, hanno spiegato, miserabili!, che i posti sono pochi ed altre idiozie.
E per questo il giornale, nonostante i rapporti di amicizia fra il Papa e Scalfari, s'è risentito ed ha accusato il Vaticano di censura, perchè di censura si tratta.
Ma non è l'unico caso. Episodi di censura da parte del potere nei confronti della stampa si registrano ogni giorno ed in ogni ambiente.
Modestamnte anche CONTRO di noi che ci siamo permessi di muovere qualche appunto, nella nostra attività di giornalista, al Teatro dell'Opera e Santa Cecilia, VIENE ORMAI NEGATO il biglietto di accesso alle due istituzioni e, anzi, ambedue le istituzioni hanno depennato il nostro nome dalla mailing list dei giornalisti. Così permettendo, chi ha il potere, anche all'ombra del pastorale, penserà che il mondo non è cambiato, e crederà di poters permettere simili soprusi, se nessuno gli si rivolta contro, denunciando.
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