Ci sono teatri lirici (fondazioni si deve dire, dall'era Veltroni) che hanno conti in ordine ed altri - E SONO LA MAGGIORANZA - che i conti in ordine non l'hanno mai avuto, se non rarissimamente, perchè dopo un risanamento (vero?) tornano a fare buchi nel bilancio, come i drogati in crisi di astinenza. Insomma i buchi (di bilancio, nei teatri) costellano la loro storia.
L'ultimo caso riguarda Firenze che dopo la partenza della Colombo e l'arrivo del commissario renziano, sembrava essere tornato a posto ed invece - è di qualche mese fa l'allarme - non ha soldi per pagare gli stipendi. Ma allora che fa il Commissario, ora Sovrintendente? Non potrebbe anche lui accedere al 'fondo salva teatri' come ha fatto Fuortes che ha ottenuto la bella somma di 25 milioni di Euro?
Non parliamo del caso più drammatico, quello di Cagliari che, governato per volere di Gianni Letta e Salvo Nastasi, dalla Crivellenti, per una stagione, più o meno, si meritò da Nastasi anche un premio per buona amministrazione, e poi, è bastato un nuovo passaggio di Meli, per farlo ripiombare nel deficit, come scrivono in queste settimane i revisori ed i sindacati. Viene certo da chiedersi: quella della Crivellenti fu buona amministrazione tutta e quella di Meli tutta cattiva amministrazione, oppure un male endemico - quella della cattiva amministrazione - ha colpito da tempo il teatro lirico di Cagliari, e, una gestione sì ed una no, riemerge evidente, al punto che anche la nuova sovrintendenza non sa come fare e neanche cosa fare - benchè cosa fare forse dovrebbe saperlo, anche in riferimento alla stagione; e invece non lo sa, come ci raccontano i giornali isolani?
Nel frattempo è stato rinnovato il vertice dell'associazione che riunisce le fondazioni liriche italiane, ora affidata a due campioni: il sovrintendente veneziano, Cristiano Chiarot ( presidente) e il palermitano Francesco Giambrone ( vicepresidente). Campioni di buona amministrazione, in qualche caso di veri e propri miracoli amministrativi.
Prendiamo allora i due e tutti gli altri campioni che governano i nostri teatri e che hanno mostrato di saperci fare nell'amministrazione risanando bilanci, in taluni casi al limite del miracolistico, e spostiamoli nei teatri che di risanare i bilanci non vogliono sapere. Avremmo così Chiarot, Giambrone, Fuortes, Pereira ( lui potremmo lasciarcelo alla Scala; c'è appena arrivato e non ha dovuto faticare molto perchè i bilanci a Milano, in un modo o nell'altro sono da amni in regola),Vergnano, Roi ( forse c'è anche lui fra i sovrintendenti miracolanti), Dall'Ongaro ( pure lui può restare a Santa Cecilia; anche perchè La Scala e l'Accademia hanno ottenuto proprio a causa dei bilanci in ordine uno statuto speciale che consiste in una più autonoma gestione) che sanno come si risanano i bilanci e potrebbero farlo in qualunque teatro come hanno dimostrato di saper fare nei teatri che amministrano. Franceschini e Nastasi, una volta stabilizzata la situazione economica nei rispettivi teatri dei campioni che fanno miracoli, potrebbero spedire in missione i bravi amministratori, come , del resto, si fa con i dirigenti pubblici ( e i sovrintendenti che altro sono?) o nelle aziende, quando si vede che una va male; il proprietario prende un bravo manager e lo incarica di raddrizzarle le gambe.
E così avremmo un decina di teatri, fra risanati e in via di risanamento con i bilanci in ordine, due ( Scala e Santa Cecilia) che sono addirittura autonomi e forse solo un paio per i quali Franceschini e Nastasi dovrebbero provvedere a manager capaci. Per un paio solo saranno in grado di farlo, senza accettare o domandare ad amici e suggeritori consigli non certo disinteressati. Non è una bella idea?
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