giovedì 23 febbraio 2017

L'anomalia dell'Italia sta nel suo DNA: l'unica certezza è che non c'è nulla di certo. Il caso Roma

Raccontiamo una storiella ingenua, d'altri tempi e paesi. In gioventù, durante gli anni di studio, d'estate, facemmo speso viaggi in Europa. Viaggi molto utili - quando l'Erasmus non c'era  ancora - dei quali serbiamo  vivo il ricordo.
In uno di questi viaggi  ci fermammo per una settimana o poco più a Ginevra. Per l'occasione una nostra amica, che molti anni prima era stata in quella capitale, ci regalò una piantina della città contenente anche linee ed orari dei mezzi pubblici. Pensammo naturalmente che le linee  potevano essere rimaste le stesse, ma che gli orari erano certamente cambiati dopo tanto tempo. No, tutto era come una decina e più d'anni prima; e lì i  mezzi pubblici non solo rispettavano gli orari ma arrivavano puntuali, come un orologio. Svizzero.
 In questi giorni, quando cambia tutto ogni momento anche in campi molto delicati, ci è venuta in mente quella storiella dei mezzi pubblici di Ginevra, e per questo ve l'abbiamo raccontata. Possibile che a Roma -  ma il discorso vale anche per buona parte del Paese -  non c'è nessuna decisione, anche fra quelle prese in tempi ravvicinati, e su temi di un certo interesse e peso, sulla quale si possa fare affidamento? Qualche esempio.

Rovente, nelle ultime ore, s'è fatta la polemica sul benedetto stadio della Roma. Nel 2014 il gabinetto Marino approvò in linea di massima il progetto. E un cittadino qualunque, anche sapendo che non siamo a Ginevra, immagina che il noto chirurgo avesse fatto le sue riflessioni sulla idoneità del sito, sull'impatto con  altri manufatti architettonici in loco, sulla possibilità che  vi fosse lì il pericolo di inondazioni ecc... Fra parentesi, le riflessioni doveva farle sì Marino ma sulla base di pareri tecnici di geologi, urbanisti, architetti e storici. Lui cosa poteva capire di queste materie?
La stessa domanda, ovviamente, ce la facciamo, oggi, sulla più strenua oppositrice al progetto (ma anche della sindaca), la grillina Lombardi: cosa capisce di questa materia? Perchè allora non sta zitta? E potremmo  farcela anche su Grillo, il nuovo sindaco di Roma, od anche sul  suo vice, Virginia Raggi e sul suo capo gabinetto, Luca Bergamo.

Perchè il sindaco Grillo fa capire che lo stadio non si potrà fare, dunque punto e a capo. Ma poi dice che a decidere non è lui, benché sindaco di Roma, ma il suo vice,Virginia Raggi, ed i consiglieri, oltre naturalmente al capo gabinetto. I quali più che basarsi sulla fattibilità dello stadio - sulla quale non s'era già pronunciato Marino a suo tempo? - si interrogano se l'A.S.Roma ed il costruttore Parnasi, in caso di risposta negativa, faranno al Comune una richiesta di danni.
 Ed allora il sindaco, Grillo, d'accordo con il vice, Raggi, ha studiato una via d'uscita doppia: lo stadio si può fare ma non lì - prima ipotesi;  lo stadio - seconda ipotesi - si può fare, ma deve essere rivista la cubatura dello spazio occupato.
 All'una come all'altra ipotesi è evidente che l'A.S. Roma dirà di no, e con ciò sgraverà il Comune dei furbetti da ogni responsabilità e gli  potrà evitare la richiesta di danni.

Ha ragione il patron della Roma, Pallotta, quando dice che se la risposta del Comune sarà negativa recherà un gravissimo danno alla città ed anche al paese, e che si potrà anche dire addio agli investitori esteri. Chi di loro sarà così pazzo da venire ad investire in un paese dove ogni giorno tutto cambia, e  dove nessuna decisione, presa in tutta lentezza, è  mai sicura, per evidente incapacità di governare?

Il sindaco Grillo, per indorare la pillola che forse fra breve alla città dovrà far ingoiare - ma noi ci auguriamo che a quel punto, i cittadini  romani mettano una croce da morto sopra il futuro dei Cinquestelle - lancia la palla al Governo sulla necessità di uno statuto speciale di Roma Capitale. E poi per mostrare come la cultura a lui come anche alla vice Raggi, ed all'assessore alla 'ricrescita' stia tanto a cuore, si fa fotografare mentre visita il cantiere del  Teatro Valle, non ancora aperto, ma solo annunciato e da mesi; mentre certe sono le ultime decisioni barbariche in fatto di cultura, come la chiusura dello storico Teatro dell'Orologio, e la cancellazione della 'Casa delle letterature', con lo spostamento della sua inventrice, Maria Ida Gaeta, ad altro incarico ed il conseguente annullamento del 'Festival di Massenzio' che di quella 'Casa' era la naturale filiazione, da quasi vent'anni.
 Chissà se, almeno d'ora in avanti,  il consiglio di Concita De Gregorio sarà ascoltato dai Grillini per Roma. Siccome non  siete capaci di fare nulla di nuovo che abbia un senso ed un valore, almeno non distruggete quel poco che di buono già c'è - ha consigliato la giornalista, oggi, su Repubblica.

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