mercoledì 31 luglio 2024

Vittimismo, arma dei killer. Il Cdr de Il Giornale difende la testata dopo il killeraggio su colleghi di altri giornali

 


La nostra redazione sotto attacco oltre il buon gusto

Il Comitato di redazione de Il Giornale è abituato a disturbare il meno possibile i lettori della nostra testata. Quando può gestisce le vertenze interne con la proprietà e la direzione senza clamore. Magari con dei bei «litigi», come capita nelle migliori famiglie. Men che meno, essendo un organo sindacale, fa politica, o detta la linea editoriale della testata. Si limita, come da mandato contrattuale e buone prassi, a vigilare, su una serie di pratiche giornalistiche, massimamente deontologiche, che vanno rispettate. Ci sembra quindi incredibile essere costretti ad intervenire in difesa di alcuni colleghi, e della redazione tutta, dopo che questi colleghi sono stati trasformati in bersagli polemici dai Cdr di alcune altre testate per i loro articoli. I colleghi in questione hanno semplicemente trovato delle notizie e le hanno pubblicate. Le notizie possono essere smentite. Ma questo al momento non ci pare sia avvenuto. Le polemiche giornalistiche si affidano, secondo noi, agli articoli e agli editoriali, non ai comunicati dei Cdr che dovrebbero far altro. Ci pare che in questo caso il ricorso ad un organo sindacale trasformato in «articolista del giornale» serva solo a fingere una presunta oggettività di giudizio che aiuti a «criminalizzare» i nostri colleghi per aver scritto fatti al momento, ribadiamo, non smentiti in alcun modo. Abbiamo aspettato un giorno prima di intervenire perché siamo, lo ribadiamo, abituati a fare sindacalismo e, al massimo, a portare avanti vertenze con il nostro editore e direttore, o vertenze collettive di categoria. Restiamo convinti che i Cdr dovrebbero fare quello. Però non vorremmo che il nostro silenzio generasse confusione. Quando il direttore di un'altra testata, La Stampa, definisce la nostra come «Rea di teppismo da hooligans» oppure «schiava della propria visione micragnosa da Torquemada del nulla», vengono, secondo noi, rotti i limiti del buon gusto. E anche dell'ortografia quando un direttore di giornale, che dovrebbe essere un adulto, pensa che sia grande umorismo dire che il nome della nostra testata vada scritta con la «g» minuscola. Non è però il Cdr de Il Giornale che deve vigilare sulle redazioni altrui. Semmai il Cdr della Stampa a dover chiedere conto dei toni che usa il proprio direttore (le redazioni danno la fiducia al direttore). Ops, ma il Cdr della Stampa era preso a sindacare sui nostri giornalisti.

Il Comitato di Redazione

Venezuela. Durissima repressione di Maduro ( da Il Gazzettino, di Mario Landi)

 


Venezuela nel caos, feroce repressione dopo il voto: almeno 11 morti e 700 arresti. Rotte le relazioni con il Perù

Il Venezuela si trova in una situazione di crescente tensione e instabilità politica all'indomani delle controverse elezioni presidenziali di domenica scorsa, che hanno visto la vittoria dichiarata del presidente in carica Nicolás Maduro. Mentre il governo sostiene di aver ottenuto una vittoria con oltre il 51% dei voti, i risultati ufficiali non sono stati ancora pubblicati, alimentando i dubbi della comunità internazionale e dell'opposizione, che rivendica la vittoria del candidato Edmundo González.

Proteste in Venezuela, secondo Ong almeno 11 morti e decine di feriti

Denunce di Violazioni dei Diritti Umani

María Corina Machado, leader dell'opposizione venezuelana, ha denunciato una brutale repressione da parte del governo Maduro. Secondo quanto riportato dalla Machado, nelle ultime 48 ore sono stati registrati oltre 177 arresti arbitrari, 11 sparizioni forzate e almeno 16 omicidi, in un'escalation di violenza mirata a sopprimere le proteste contro i presunti brogli elettorali. La Machado ha descritto queste azioni come una "risposta criminale" del governo alle manifestazioni, sottolineando che tali "crimini" non rimarranno impuniti e che la popolazione venezuelana sta difendendo la propria decisione sovrana di essere libera.

Maduro fa arrestare i rivali: Venezuela sull’orlo del caos

Repressione Militare e Civile

Il clima di tensione è ulteriormente aggravato dalla massiccia operazione di pattugliamento ordinata dal presidente Maduro, che ha visto il dispiegamento delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (Fanb) e delle milizie civili denominate Osc nelle principali città del Paese. Il capo del Comando Strategico delle Fanb, generale Domingo Hernández Lárez, ha confermato che i militari e la polizia rimarranno nelle strade fino al ripristino della pace, nonostante la crescente preoccupazione per le operazioni di polizia che, secondo l'opposizione, includono perquisizioni casa per casa per individuare e arrestare i manifestanti.

L'ONG Foro Penal ha riportato che, durante le proteste, ci sono state almeno 11 vittime tra i manifestanti, inclusi due minorenni, evidenziando il crescente costo umano della crisi politica.

 

Venezuela, proteste contro Maduro, le statue di Hugo Chávez abbattute dai manifestanti

Rottura delle Relazioni Diplomatiche con il Perù

La crisi venezuelana ha rapidamente assunto una dimensione internazionale. In risposta al riconoscimento da parte del governo peruviano del candidato dell'opposizione Edmundo González come presidente eletto, il governo di Nicolás Maduro ha deciso di interrompere le relazioni diplomatiche con il Perù. La compagnia aerea Latam ha anche confermato la sospensione temporanea dei voli tra i due Paesi, in seguito a un'ordinanza delle autorità venezuelane. Questa decisione segue le dichiarazioni del ministro degli Esteri peruviano, che aveva criticato apertamente la legittimità della rielezione di Maduro, definendola non dimostrata e richiedendo la pubblicazione trasparente dei risultati elettorali.

In Venezuela manifestanti anti Maduro abbattono la statua di Chavez

Reazioni e Prospettive

La comunità internazionale continua a osservare con preoccupazione l'evolversi della situazione in Venezuela, con diversi Paesi che hanno espresso scetticismo sulla legittimità delle elezioni e sulle azioni repressive del governo. La tensione interna, unita all'isolamento internazionale crescente, lascia presagire un periodo di grande incertezza per il futuro del Venezuela, mentre l'opposizione sembra determinata a non cedere nella sua lotta per il riconoscimento del risultato elettorale e per la fine del regime di Maduro. In questo contesto, l'attenzione si concentra su come evolveranno le proteste e su quali saranno le risposte del governo e delle forze armate, in un Paese che sembra sull'orlo di una crisi ancora più profonda.

Non sarebbe stato meglio ignorare queste idiozie di Trump?( da Il Giornale , di Federico Giuliani)

 


"Non sapevo fosse nera. Fino a poco fa era indiana...": l'ultimo affondo di Trump contro Harris

"Kamala Harris? È diventata nera qualche anno fa. All'improvviso ha cambiato identità". Donald Trump è intervenuto così, a Chicago, davanti ai membri della National Association of Black Journalists, per mettere in discussione l'identità dell'attuale vicepresidente degli Stati Uniti, nonché sua probabile sfidante in vista delle elezioni presidenziali in programma il prossimo novembre. A detta del tycoon ci sarebbero pochi dubbi: Harris è sempre stata di origine indiana e non avrebbe niente a che fare con altre minoranze etniche. "Lei ha sempre promosso l'eredità indiana. Non sapevo che fosse nera fino a qualche anno fa, quando è diventata nera, e ora vuole essere conosciuta come nera. Quindi non so, è indiana o è nera?", ha affermato The Donald, non nuovo ad affondi di questo tipo nei confronti dei suoi rivali.

L'affondo di Trump

Trump ha chiarito di "rispettare entrambe" le identità, "ma ovviamente non nel caso di Harris perché è sempre stata indiana e poi all'improvviso ha cambiato idea ed è diventata nera". Secondo l'ex presidente Usa "qualcuno dovrebbe indagare anche su questo". Ricordiamo che la madre di Kamala Harris era indiana e il padre giamaicano, e che entrambi sono immigrati negli Stati Uniti. Harris, nello specifico, è nata a Oakland, in California, e ha frequentato un'università storicamente nera, la Howard University, a Washington.

Nelle scorse ore l'ex presidente Usa ha sferrato ulteriori attacchi contro la donna che, con ogni probabilità, sostituirà Joe Biden nella sfida elettorale contro il tycoon. Trump ha dichiarato, per esempio, che Harris non sarebbe in grado di tenere testa ai leader mondiali a causa del suo aspetto. Ha aggiunto di non volerlo dire chiaramente, ma che gli spettatori avrebbero capito cosa intendeva. "Sarà come un giocattolo", ha detto Trump nel corso di un'intervista rilasciata a Fox News con Laura Ingraham, una parte della quale è andata in onda ieri sera. "La guardano e dicono: 'Non possiamo credere di essere stati così fortunati'. La calpesteranno", ha proseguito. Trump si è poi voltato, ha guardato direttamente verso la telecamera e ha aggiunto: "E non voglio dire il perché. Ma molti lo capiscono".

Ora è finalmente chiaro perchè Salvini odia le persone competenti. Professoroni universitari, oltre 500, gli hanno smontato punto per punto il suo Ponte 'di cartone' sullo Stretto di Messina (da Quotidiano Nazionale)

 

Ponte stretto, 563 prof universitari: regalo ai privati, va fermato

Roma, 31 lug. (askanews) - Il recupero del progetto del ponte è stato giustificato in base a una "narrazione sbagliata, che lo stato rischiava due miliardi per penali". Lo afferma il professore Guido Signorino dell'Università di Messina in rappresentanza di 563 professori universitari, 262 dell'università di Messina, 281 di atenei del resto d'Italia, 8 di paesi europei e 3 dal continente americano. Il Ponte sullo Stretto è un "regalo ai privati" che "va fermato con risolutezza". "Un progetto incompleto, finanziariamente scoperto, che non ha affrontato le problematiche sismiche, accompagnato da documenti inaffidabili che sovrastimano i benefici e sottostimano i costi, condotto senza il minimo coinvolgimento delle popolazioni interessate, in contrasto con le priorità europee per il trasporto sostenibile, figlio di forzature normative che contravvengono alle regole europee, falsamente rappresentato all'Europa come fosse a livello di studio-idea, quando invece è stato già adottato come definitivo e allo stesso tempo non adeguato a essere legittimamente considerato definitivo: un meccanismo perverso che produce regali ai privati da fermare con risolutezza", ha elencato Signorino, affiancato dal leader dei Verdi Angeli Bonelli, in prima fila nella battaglia contro il Ponte sullo Stretto. Il professore di Messina ha ricordato che "il progetto è privo di copertura: mancano all'appello 2 miliardi di euro che verranno presi dalle regioni Sicilia e Calabria colpite da una grave siccità". Signorino ha denunciato anche una "rappresentazione mistificata dell'interesse pubblico: il governo ha resuscitato un vecchissimo progetto affermando che se non fosse avvenuto lo Stato avrbebe rischiava due miliardi di penali ma non è vero. Il tribunale aveva rigettato la richiesta dei privati". Secondo il professore "il progettista Eurolink, il comitato scientifico, il Mit (Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti guidato da Matteo Salvini, ndr), il cda della Società Stretto di Messina hanno sottoposto e adottato un progetto dichiarato definitivo con una forzatura al limite del falso: la relazione del progettista che avrebbe dovuto aggiornare il progetto è un mero elenco di adempimenti impropriamente rinviati alla progettazione seguente che invece dovrebbe essere meramente esecutiva senza mutamenti. Il progetto non ha realizzato gli approfondimenti del quadro sismico rinviandoli alla fase esecutiva quando invece le documentazioni geologiche ufficiali attestano faglie attive". Circostanza sulla quale Bonelli ha annuciato un esposto all'autorità giudiziaria. Signorino ha annunciato che il movimento universitari parteciperà al corteo no Ponte in programma a Messina il 10 agosto "assieme ai cittadini che hanno sempre risposto con grande partecipazione, fatto inedito per questa città, alle manifestazioni contro il Ponte".

L'uomo, per paura, si è inventato Dio e l'aldilà ( da Il Giornale, di Giuseppe Brambilla)

 


"L'uomo fifone si è inventato Dio e l'aldilà"

In una bella intervista di Antonio Polito pubblicata su Sette, Riccardo Muti a un certo punto dice: «Nel finale del Requiem di Verdi, scritto per la morte di Alessandro Manzoni, per tre volte il soprano invoca Libera me domine de morte aeterna. Prima lo urla, quasi rinfacciasse a Dio la responsabilità della fine: poi lo sussurra, come implorando. E musicalmente non si capisce se quel sussurro esprima anche un dubbio sulla possibilità che davvero esista un altro tempo. Nei compositori italiani è più frequente questa nota tragica, questa rivendicazione: mi hai creato, allora liberami dalla morte. Nei compositori tedeschi, penso per esempio a Brahms, il Requiem è più che altro una forma di consolazione per i vivi».

Avevo già sentito, dal vivo, queste parole di Muti, a un suo concerto di Natale al PalaDozza di Bologna, due o tre anni fa. Evidentemente il tema della morte è una costante fissa del Maestro, come del resto dovrebbe esserlo per qualsiasi persona che non abbia il cervello anestetizzato. E nella differente interpretazione fra i compositori italiani e tedeschi sembra quasi di capire questo: i tedeschi la morte, intesa come fine di tutto, l'accettano, tanto che pensano ai vivi; noi italiani invece proprio non vogliamo morire.

Ma è così? Penso che al di là delle differenti culture e religioni, nessun essere umano abbia piacere di finire nel Nulla. L'uomo è fatto per la vita, ha dentro sé qualcosa che grida per la vita. Verdi che prima protesta e poi implora, è ciascuno di noi.

Questo è un fatto, che riguarda tutti: credenti e non credenti, ammesso che una distinzione netta sia possibile. È però sbagliato pensare che le religioni nascano tutte da questa paura, da questo rifiuto della fine, dal bisogno di una consolazione, fosse anche di un'illusione. Molti lo sostengono: l'uomo si è inventato Dio per esorcizzare l'angoscia della morte.

Ma non è così. La morte è solo una delle questioni irrisolte. La verità è che tutto è un mistero: l'esistenza del mondo, e la nostra, e il tempo, e gli spazi infiniti. «Perché esiste qualcosa e non il nulla?», si chiedeva Einstein, che non aderiva ad alcuna confessione religiosa. La scienza spiega il come, ma non il perché. Le religioni nascono da questo stupore infinito, non (o almeno non soltanto) dalla paura della morte.