Il Comitato di redazione de Il Giornale è abituato a disturbare il meno possibile i lettori della nostra testata. Quando può gestisce le vertenze interne con la proprietà e la direzione senza clamore. Magari con dei bei «litigi», come capita nelle migliori famiglie. Men che meno, essendo un organo sindacale, fa politica, o detta la linea editoriale della testata. Si limita, come da mandato contrattuale e buone prassi, a vigilare, su una serie di pratiche giornalistiche, massimamente deontologiche, che vanno rispettate. Ci sembra quindi incredibile essere costretti ad intervenire in difesa di alcuni colleghi, e della redazione tutta, dopo che questi colleghi sono stati trasformati in bersagli polemici dai Cdr di alcune altre testate per i loro articoli. I colleghi in questione hanno semplicemente trovato delle notizie e le hanno pubblicate. Le notizie possono essere smentite. Ma questo al momento non ci pare sia avvenuto. Le polemiche giornalistiche si affidano, secondo noi, agli articoli e agli editoriali, non ai comunicati dei Cdr che dovrebbero far altro. Ci pare che in questo caso il ricorso ad un organo sindacale trasformato in «articolista del giornale» serva solo a fingere una presunta oggettività di giudizio che aiuti a «criminalizzare» i nostri colleghi per aver scritto fatti al momento, ribadiamo, non smentiti in alcun modo. Abbiamo aspettato un giorno prima di intervenire perché siamo, lo ribadiamo, abituati a fare sindacalismo e, al massimo, a portare avanti vertenze con il nostro editore e direttore, o vertenze collettive di categoria. Restiamo convinti che i Cdr dovrebbero fare quello. Però non vorremmo che il nostro silenzio generasse confusione. Quando il direttore di un'altra testata, La Stampa, definisce la nostra come «Rea di teppismo da hooligans» oppure «schiava della propria visione micragnosa da Torquemada del nulla», vengono, secondo noi, rotti i limiti del buon gusto. E anche dell'ortografia quando un direttore di giornale, che dovrebbe essere un adulto, pensa che sia grande umorismo dire che il nome della nostra testata vada scritta con la «g» minuscola. Non è però il Cdr de Il Giornale che deve vigilare sulle redazioni altrui. Semmai il Cdr della Stampa a dover chiedere conto dei toni che usa il proprio direttore (le redazioni danno la fiducia al direttore). Ops, ma il Cdr della Stampa era preso a sindacare sui nostri giornalisti.
Il Comitato di Redazione