Il direttore artistico dell'Accademia Chigiana, Nicola Sani - direttore 'a vita' della celebre istituzione senese, nonostante sia l'unico o quasi fra tutti i musicisti del mondo a non aver mai messo piede nella Chigiana durante gli anni di formazione ( ci siamo stati perfino noi per due anni consecutivi!) - sostiene in una lunga intervista per la pagina 'Eventi' del Corriere ( pagina-inserzione a pagamento!) che "ormai pochi escono di casa per vivere qualcosa di scontato".
Dice cioè che ad uscire di casa per andare ad ascoltare musica del grande repertorio, sono disposti o attratti in pochi. La gran parte della gente vuole cose nuove, e cioè - vuole dire - che le serate Boulez alla Chigiana quest'estate, sono le occasioni più ghiotte - e le uniche? - per uscire di casa.
E' vero che la condizione della musica contemporanea è in Italia ma anche altrove, di estrema precarietà, essendo poco eseguita e per di più in circuiti molto particolari come i festival dedicati. E non si può essere attratti da ciò che non si conosce, per la semplice idea del 'nuovo' e dello sconosciuto'.
Sani però dimentica di considerare che c'è chi è disposto ad uscire di casa per andare ad 'ascoltare' - nel caso della musica - ciò che conosce e che rappresenta il patrimonio dei grandi capolavori.
Due stagioni fa - lo voglio raccontare a Sani - nella Cavea dell'Auditorium di Roma venne annunciata l'esecuzione del Requiem di Mozart, affidata - se ricordo bene - all'Orchestra dei Conservatori italiani, sotto la direzione di un giovane promettente musicista.
La Cavea si riempì tutta - parliamo di oltre duemila posti - senza che vi fosse altro elemento di attrazione che il repertorio. Niente orchestra di rango, niente interpreti noti. Come lo spiega Sani? Ancora con una 'frangia' da non prendere in considerazione, anche se poi occupa tutti i posti disponibili?
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