Mi viene in mente un convegno di molti molti anni fa, nella sede del Ministero dello Spettacolo, dalle parti di San Giovanni in Laterano, organizzato dal Cidim ed affidato alle cure mie e di Marcello Ruggeri.
Se ben ricordo l'argomento centrale era il ruolo delle Accademie, dei Corsi cosiddetti di perfezionamento, con qualche postilla sulla programmazione musicale in Italia.
Ricordo invece benissimo l'opposizione di Piero Farulli al riconoscimento dei titoli 'accademici' della Chigiana. Ma come - argomentava Farulli e noi in aperto dissenso con lui - vogliamo dare ai titoli rilasciati da una accademia estiva lo stesso valore che devono avere quelli della Scuola di Muscia di Fiesole? Benemerita certo la scuola fiesolana, ma oggi- e fummo facili profeti- la stessa Fiesole si è accordata con l'Accademia di Imola che ha avuto riconosciuto il suo ruolo 'accademico' soprattutto per la musica pianistica ecc...
Ma non è questo ciò su cui desideriamo fermarci. Ci interessa parlare dei 'reggitori delle nostre istituzioni musicali, soprattutto le più prestigiose, a cominciare dalla Scala, dove è sotto gli occhi di tutti il 'quasi scandalo' della ricusazione di Gatti da parte di Ortombina.
Al quale evidentemente in nome della cosiddetta libertà decisionale è stato consentito di danneggiare certamente gatti, ma forse anche la Scala.
Per non insistere e limitarci al caso personale, un altro esempio che forse spiegherà meglio cosa intendiamo per 'libertà vigilata'.
Nei lunghi anni di Lissner alla Scala, mai titolo pucciniano venne programmato, nonostante che il suo direttore musicale, Barenboim dirigesse Puccini con la giusta frequenza in quegli stessi anni, a Berlino, dove pure era di casa.
Ancora riguardo a Puccini. Se qualcuno o un organismo avesse vigilato su Abbado (Claudio), al tempo della sua direzione scaligera, anche allora Puccini non sarebbe stato assente dal cartellone del massimo teatro lirico italiano.
Ci volle muti allora per riportare Puccini alla Scala, come ora ha dovuto fare Chailly, per mettere riparo alla strabica veduta di Lissner.
Il discorso vale anche per i sovrintendenti. Noi abbiamo ancor in testa la dichiarazione idiota e sanzionabile - se ci è permesso - di Vergnano a Torino, il quale, sovrintendente da anni del Regio, venne a sapere del buco di bilancio al momento in cui fu per questo costretto a lasciare. Ma come un sovrintendente non sa come stanno i conti del suo teatro?
Ecco perchè invochiamo la presenza di un badante sia esso una persona fisica o un organismo che garantisca che i dirigenti non diano di matto con scelte avventate e dannose.
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