Secondo Donald Trump, l'Unione europea è nata per dar fastidio gli Stati Uniti. Invece l'Ue "è stata una manna per gli Usa" replica oggi il portavoce della Commissione Europea Olof Gill."Fin dalla fondazione, l'Unione Europea è stata una manna per gli Stati Uniti. Perché lo dico? Creando un mercato ampio e integrato, l'Ue ha facilitato il commercio, ridotto i costi per l'export europeo, armonizzato gli standard e le norme fra tutti i paesi membri. Per questo, gli investimenti statunitensi in Europa sono molto redditizi".
Questa rassegna è nata per ricordare la presenza a Padova di Wolfgang Amadeus Mozart, allora appena quindicenne, accompagnato dal padre Leopold nel primo dei tre viaggi in Italia
Anche quest’anno torna in Città per la quinta edizioneil festival Mozart@Padova, un viaggio musicale, festival ideato e curato dall’architetto Paola Cattaneo fin dal suo esordio. Con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e l’organizzazione e promozione del Gabinetto di Lettura e Societàd’Incoraggiamento aps, la più antica associazione culturale della Città (fondata nel 1830), il festival di quest’anno si articolerà in nove appuntamenti itineranti che si svolgeranno in diverse e prestigiose sedi cittadine. Lungo l’itinerario, il festival sarà patrocinato dalla celebre associazione internazionale European Mozart Ways che, sotto l’egida del Consiglio d’Europa, raccoglie e promuove, in cultura e turismo, le città europee in cui Wolfgang Amadeus ha soggiornato.
Mozart a Padova
Questa rassegna Mozart@Padova è nata per ricordare la presenza a Padova di Wolfgang Amadeus Mozart, allora appena quindicenne, accompagnato dal padre Leopold nel primo dei tre viaggi in Italia. Arrivati a Padova in burchiello il 12 marzo 1771, i Mozart scesero al Portello e soggiornarono nell’oggi “ritrovato” Palazzo Pesaro (già Cornaro-Priuli, ora Pizzo) in Via Altinate. Il giorno seguente, il 13 marzo, vistarono la Città. Dalle lettere che Leopold scriveva alla moglie e alla figlia rimaste a Salisburgo, sappiamo che si recarono alla Basilica del Santo ad incontrare Padre Francesco Antonio Vallotti ed il compositore Giovanni Battista Ferrandini e quindi alla “incomparabile” Basilica di Santa Giustina dove Wolfgang Amadeus suonò l’organo costruito dal famoso organaro Pietro Nacchini. A Padova il giovane Mozart ricevette anche una commissione importante: la composizione dell’oratorio Betulia Liberata da parte del nobiluomo Giuseppe Ximenes d’Aragona che all’epoca risiedeva nell’attuale Via Cesarotti. Il 14 marzo 1771 i Mozart lasciarono Padova per Vicenza, Rovereto ed infine rientrarono a Salisburgo.
Viaggio@Padova
Al viaggio dei Mozart si affianca dunque il festival con un viaggio@Padova che coinvolgerà diverse e numerose realtà istituzionali e associative cittadine che, con grande entusiasmo, hanno aderito alla partecipazione a questo contenitore culturale e turistico mozartiano che si rivolge a diversi tipi di pubblico. Nel viaggio musicale inoltre, anche quest’anno Mozart@Padova sarà “dolcemente” accompagnato dalla Pasticceria Graziati che proporrà presso la sua sede, in Piazza della Frutta, la celebre Sacher Torte decorata con il logo del festival.
Uno scatto dalla conferenza stampa
Gli appuntamenti
Si comincia sabato 1 marzo ore 20.30, ad ingresso libero, presso il CentroUniversitario Padovano di via Zabarella con il concerto dell’Open Ensemble formato da docenti del Conservatorio Cesare Pollini che anche quest’anno sostengono, con offerta libera e responsabile, l’ONG onlus internazionale EMERGENCY. Musiche di W.A.Mozart e F.J. Haydn. Solisti: Glauco Bertagnin, Elio Orio violini, Miriam Dal Don violino e viola, Andrea Maini viola, Carlo Teodoro violoncello
Venerdi 7 marzo ore 21 presso l’Auditorium Cesare Pollini i Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella, propongono il loro Concerto di Primavera, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, con un ricco programma musicale. In sala anche l’eccezionale presenza delpremio Oscar Nicola Piovani che ha trascritto per i Solisti Veneti cinque brani propri e di Mazzocchetti, Piersanti e Piazzolla che saranno suonati in prima esecuzione. Info e biglietti: solistiveneti.it, prezzo speciale di 10 euro riservato a tutte le donne. Musiche di W.A.Mozart, Vivaldi, Sammartini, Salieri, Rota, Piersanti, Mazzocchetti, Piovani. Solisti: Anna Grotto soprano, Marina Cesari sassofono, Antonella Defrenza, Chiara Volpato Redi violini
Giovedi 13 marzo, anniversario del giorno della visita dei Mozart a Padova, la Basilica di SantaGiustina offre gratuitamente un doppio appuntamento: alle ore 15 ritrovo sul sagrato della Basilica del Santo per un percorso turistico culturale che condurrà i partecipanti alla Basilica di Santa Giustina, accompagnati dalla narrazione “mozartiana” della storica dell’arte e guida turistica RossanaComida. All’arrivo a Santa Giustina, alle ore 16, Don Christian Gabrieli terrà una conferenza sulla storia dell’organo della Basilica suonato da Mozart nel 1771, accompagnato dall’esecuzione di brani mozartiani eseguiti dall’organista Antonio Bortolami.
Sabato 15 marzo ore 17, ad ingresso libero, l’associazione culturale Gabinetto di Lettura e Società d’Incoraggiamento aps inaugurerà il recente acquisto di un pianoforte presso la sua sede di Piazza Insurrezione. Nell’occasione si esibirà il giovane virtuoso del pianoforte DavideScarabottolo. Musiche di W.A.Mozart e F.Liszt
Sabato 22 marzo ore 17, ad ingresso libero, l’Esercito Italiano con l’associazione Amici del Museo Terza Armata, offriranno alla Città un concerto per organo e clarinetto presso il Duomo dei Militari di Via San Prosdocimo. A suonare lo straordinario organo di recente restaurato, sarà Massimo Dal Prà accompagnato dal figlio Edoardo Dal Prà al clarinetto. Musiche di W.A.Mozart e L.Berio.
Sabato 29 marzo ore 18, ad ingresso libero, l’Orchestra Giovanile del Conservatorio Pollini diretta da Fabrizio Da Ros eseguirà l’ouverture della Betulia Liberata in omaggio al festival. Musiche di W.A.Mozart, L.V.Beethoven, C. Reinecke, M.Ravel. Solista: Eleonora Donà flauto
Giovedi 3 aprile ore 15.30, l’Università degli Studi di Padova, dipartimento Beni Culturali, aprirà nuovamente al festival, per gli studenti e per il pubblico, l’aula 2 del complesso Beato Pellegrino per una speciale lectio mozartiana tenuta quest’anno dalla musicologa Angela Romagnoli, che approfondirà l’opera “padovana” di Mozart Betulia Liberata. La lezione si svolgerà nell’ambito del corso di Storia della Musica Moderna tenuto dalla docente Chiara Casarin.
Il festival si concluderà Sabato 5 aprile ore 17, ad ingresso libero, presso la Sala San Luca della Basilica di Santa Giustina, dove Matteo Cesarotto condurrà alla scoperta della musica che veniva eseguita in Basilica al tempo della visita dei Mozart. Padre e figlio infatti, visitarono l’Italia anche per ascoltare e conoscere la musica, sacra e non, che all’epoca si usava eseguire.
Epstein, anche Donald Trump nella lista dei contatti e nei registri di volo dell’ex finanziere
Ci sono anche i nomi di Donald Trump, e di Ivanka e Ivana Trump, nei documenti relativi all'ex finanziere Jeffrey Epstein, morto suicida in un carcere di New York il 10 agosto 2019, tra cui la sua lista di contatti, i registri di volo del suo aereo e un elenco di prove contro di lui.
Documenti già noti al pubblico tramite fughe di notizie, come la ministra Pam Bondi ha spiegato in una nota, ma mai ufficialmente pubblicati. "Il Dipartimento di Giustizia sta seguendo l'impegno alla trasparenza di Donald Trump sollevando il velo sulle disgustose azioni di Epstein dei suoi complici", si legge nella nota. "Questa prima parte di documenti getta luce sull'ampia rete di Epstein".
Il documento della 'Fase Uno', 200 pagine, non svela nulla di particolare, nella lista dei contatti di Epstein spuntano nomi famosi, ma già emersi in passato durante il processo a Ghislaine Maxwell, la complice di Epstein, come queli di Mick Jagger, Michael Jackson, Alec Baldwin, Ethel Kennedy (madre di Robert F. Kennedy Jr.), Naomi Campbell, Andrew Cuomo, Courtney Love, Bob Weinstein (fratello di Harvey Weinstein) e il defunto senatore Ted Kennedy.
Il nome di Donald Trumpsi trova a pagina 85, la stessa del pilota di Epstein, Larry Visoski. La prima moglie a la figlia del presidente sono a pagina 59 del documento della rubrica di Epstein. Il nome del tycoon era emerso anche durante lo scandalo per alcune foto con Epstein. E ora si scopre dai registri dell'aereo privato di Epstein anche che il presidente utilizzò il velivolo insiemealla seconda moglie Marla Maples(da cui divorziò nel 1999), alla figlia Tiffany e alla babysitter il 15 maggio del 1994. Il volo perònon portava alla famigerata isola di Little Saint James, dove si sono consumate violenze su centinaia di donne, ma prima da Palm Beach all'aeroporto Reagan di Washington e poi da Washington allo scalo di Teteboro, in New Jersey.
Il Cremlino gioisce per la «gara di urla». Elon Musk dice che Zelensky «si è distrutto da solo davanti agli occhi degli americani». Con il presidente ucraino restano solo i leader europei
Dopo lo scontro accesissimo durante il bilaterale tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky e la partenza del presidente ucraino dalla Casa Bianca, nei corridoi del Cremlino si sentono solo urla di giubilo: «La “gara di urla” tra Trump e Zelensky è stato un momento storico», avrebbe detto ad Agence France-Presse. Kirill Dmitriev, direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti e negoziatore per conto di Vladimir Putin. Una prima soffiata da Mosca a cui poi ha fatto seguito la bordata dell’ex presidente russo, e fedelissimo di Putin, Dmitry Medvedev: «Il maiale insolente ha finalmente ricevuto un vero e proprio schiaffo nello Studio Ovale», ha scritto sul social X. «E Donald Trump ha ragione: “Il regime di Kiev sta “giocando con la Terza Guerra Mondiale”». L’insulto sfacciato al presidente ucraino, l’elogio al tycoon e la citazione – parola per parola – di uno dei momenti più caldi dell’incontro all’interno della Casa Bianca: dopo giorni in cui la fine della guerra sembrava alle porte, Washington e Mosca non sono mai sembrati così vicini.
La mano tesa dell’Europa: «Zelensky, non sei solo»
Se il Cremlino esulta, e ne approfitta per attaccare frontalmente Kiev, l’Europa non si tira indietro. Da una parte, con il presidente francese Emmanuel Macron, bacchetta gli Stati Uniti: «C’è un aggressore russo, bisogna rispettare chi lo combatte dall’inizio». Dall’altra, come hanno fatto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e l’omologo polacco Donald Tusk su X, offre un braccio all’Ucraina: «Caro Zelensky e cari amici ucraini, non siete soli». Anche Paolo Gentiloni si è schierato con decisione con Kiev: «Una cosa mai vista. Amo gli Stati Uniti, ma oggi mi vergogno».
«La tua dignità onora il coraggio del popolo ucraino. Sii forte, sii coraggioso, sii impavido. Non sei mai solo, caro Presidente Zelensky. Continueremo a lavorare con voi per una pace giusta e duratura». Lo scrive su X la Presidente della Commissione Ue, Ursula Von del Leyen. Lo stesso messaggio è stato postato anche dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
L’intenzione dell’Unione europea è evidentemente quella di entrare in campo, e questa volta in maniera molto più concreta, per raggiungere la pace. È quanto emerge dal confronto tra il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e gli ambasciatori dei Ventisette in vista del Consiglio straordinario su difesa e ucraina del prossimo 6 marzo. «Davanti alla situazione in rapida evoluzione e al cambiamento strategico nell’approccio degli Stati Uniti l’Ue dovrà definire la propria posizione, in particolare sulle garanzie di sicurezza», ha riferito un alto funzionario europeo. «Bisogna rafforzare la posizione dell’Ucraina per difendersi e definire l’impegno dell’Unione europea e dei suoi Stati membri nel contribuire alle garanzie».
Capitolo
Anche l’Europa ha però voci che si distaccano dal coro di sostegno a Kiev. Se in Italia il primo a elogiare Donald Trump è stato il vicepremier Matteo Salvini, puntuale arriva anche la mano tesa del primo ministro ungherese Viktor Orbán: «Gli uomini forti fanno la pace, gli uomini deboli fanno la guerra», ha scritto sul suo profilo X. «Oggi il presidente Donald Trump si è schierato coraggiosamente per la pace. Anche se per molti è stata una cosa difficile da digerire. Grazie Mr. President!».
La copertina dell’Economist è più che esplicita. Donald Trump si muove come un boss della mafia, a mezza via fra Tony Soprano e Le iene di Quentin Tarantino. È così è stato, nell’avvilente faccia a faccia fra il presidente americano e Volodymyr Zelensky, umiliato e rimproverato oltre misura con toni che appartengono più al gergo di Vito Corleone e alla sua «offerta che non si può rifiutare» che a quelli di un leader occidentale. «Senza le nostre armi avresti perso la guerra in due settimane – ha detto Trump. Il problema è che ti ho dato il potere di essere un duro, non credo che lo saresti senza gli Stati Uniti. Firma l’accordo o noi siamo fuori. E se noi siamo fuori, ve la dovrete vedere da soli con la Russia. Sarà sanguinoso, ma combatterete. Se invece firmi quell’accordo, sarai in una posizione molto migliore. Non hai carte in mano».
La posta in gioco, come si vede, non è altro che il bottino in terre rare, ciò che maggiormente preme a The Donald. Il resto, la pace, il compromesso con Putin, la cessazione delle ostilità e dell’inutile strage sui fronti ucraini sembra un fatto di contorno.
«Putin è un killer, non voglio compromessi. Non sono venuto per giocare a carte», ha provato a dire Zelensky. Ma ci si è messo anche il vicepresidente Vance, l’ex ragazzo hillbilly, ora alfiere di un’America dura, pura e intransigente, la stessa che con irridente crudeltà sventola ad ogni piè sospinto l’onnipresente Elon Musk: «È irrispettoso venire nello Studio Ovale e litigare di fronte ai media americani». Risultato: Zelensky si alza e lascia la stanza del potere americano, ma di fatto è stato invitato ad andarsene con il famigerato «You’re Fired!» per cui The Donald è rimasto famoso. La conferenza stampa è annullata. Su Truth – la sua piattaforma social – Trump scrive: «Hai mancato di rispetto agli Stati Uniti». E il rispetto fra gli uomini d’onore, è tutto. Come hanno sempre saputo i vari Gambino, John Gotti, Genovese. Guai a non rispettare un boss.
Ma un po’ di dietrologia in questi casi non guasta: Zelensky è diventato una pedina ingombrante. I potenziali successori, quelli che faranno i patti leonini con la Casa Bianca e il Cremlino, già si avvistano all’orizzonte. Uno di essi è il generale Valery Zalushnyj, già comandante in capo delle forze armate ucraine, rimosso da Zelensky un anno fa. A Trump piace molto. E questo forse spiega l’imboscata mafiosa di ieri. E l’orribile pagina politica che grazie a The Donald l’America che dovrebbe ridiventare grande si è rimpicciolita come un nanerottolo da giardino.