KIEV – Ammesso che ancora Volodymyr Zelensky coltivasse flebili speranza, le parole pronunciate ieri da Donald Trump hanno definitivamente calato il sipario. Non solo gli ha imputato la responsabilità per l'invasione del suo Paese, che secondo il presidente americano avrebbe dovuto scongiurare per tempo; ma lo ha delegittimato affermando che gli sia rimasto solo il consenso del 4% degli ucraini.
Le accuse che sottendono le parole di Trump sono pesantissime: se gli ucraini le condividessero sarebbero tali da prefigurare non solo la fine politica del loro presidente, ma gravi conseguenze penali per colui che il mondo occidentale ha celebrato per tre anni come un eroe.
Le accuse di Trump
“Oggi ho sentito dire ‘Oh, non siamo stati invitati'. Avete avuto tre anni”, dice Trump scimmiottando la voce di Zelensky. Avresti dovuto farla finire tre anni fa, gli dice, anzi non avresti mai dovuto iniziarla, la guerra. “Avresti potuto raggiungere un accordo” che avrebbe permesso alle città ucraine di rimanere intatte, alla popolazione di sopravvivere e al Paese di conservare quasi tutti i suoi territori. Sarebbe dunque il responsabile politico della sciagura di un popolo invaso che ha reagito versando il proprio sangue per tre anni sotto il suo comando.
Sostiene ancora Trump che fu Biden a rifiutarsi di consentire a Kiev la pace con la Russia, con il risultato che molti ucraini stanno morendo e le città sono distrutte. Zelensky si sarebbe prestato al gioco del presidente sconfitto alle urne da Trump. Ma il vero siluro per Zelensky è un altro. Trump afferma che occorra organizzare le elezioni in Ucraina il prima possibile perché Zelensky, dice, gode di un "basso livello di sostegno: mi dispiace dirlo, ma è approvato dalla gente solo al 4% e in Ucraina c’è la legge marziale e il Paese è a pezzi. La maggior parte delle città è in rovina. Gli edifici sono distrutti. Sembra un cantiere di demolizione. Se vuole il suo posto al tavolo delle trattative, deve indire le elezioni. Questa richiesta non viene dalla Russia, ma da me e da molti altri Paesi”.
L’altra accusa devastante per il presidente ucraino è legata agli aiuti americani: “Ma dove sono questi soldi? Dove stanno andando? Non ho visto nessuna contabilità”. Metà dei 350 miliardi di dollari in aiuti concessi all’Ucraina, dice Trump, sono finiti chissà dove, e se gli ucraini non scopriranno dove sono finiti questi soldi dovranno pagare tutto loro.
La popolarità del presidente
Da dove Trump abbia tratto il dato del 4% di consensi per il presidente ucraino è un mistero. Nessun dato o sondaggio a Kiev lo conferma. Anzi, paradossalmente l'ultimo sondaggio ufficiale effettuato a febbraio dall'Istituto di sociologia di Kiev mostra dati decisamente diversi e persino un’inversione di tendenza. La popolarità del presidente torna a guadagnare terreno dopo una lunga è pesante discesa dovuta alle incertezze del conflitto e al logorio per le condizioni di vita sempre più difficili in Ucraina.
Secondo quel sondaggio il 57% degli ucraini si fida ancora di Zelensky, mentre il 37% dice espressamente di non fidarsi. Il saldo tra fiducia e sfiducia dichiarate è positivo per il 20%. Nell’ultimo sondaggio di dicembre 2024 la fiducia era al 52% contro il 39% di sfiducia, con un saldo del +13%. Certo sono lontani i tempi in cui, all'indomani dell'invasione, la popolarità di Zelensky - che prima della guerra era agli inferi - aveva raggiunto percentuali bulgare. Il Paese si era stretto intorno a lui e alla sua squadra come simbolo della resistenza all'armata rossa. Ma secondo il vicedirettore dell’Istituto di Sociologia di Kiev che effettua il monitoraggio, Anton Grushetsky, “se partner e alleati internazionali sono preoccupati per la legittimità del presidente nel contesto di possibili negoziati e ritengono opportuno insistere sulle elezioni, dal punto di vista degli ucraini l’attuale presidente e il governo sono del tutto legittimati a condurli”.
Pochi giorni fa, curiosamente, il deputato Oleksandr Dubinsky, un celebre giornalista e conduttore eletto nei Servi del Popolo di Zelensky ma poi finito in disgrazia e in prigione con l’accusa di “tradimento”, ha pubblicato sui suoi social – in cui ha 142.200 iscritti – un sondaggio beffardo: “Se domani ci fossero le elezioni, per chi voteresti? Zelensky o lo spazzolone? Con 12.708 votanti, il “mocio” è stato eletto con il 97% dei consensi lasciando a Zelensky il 3%. E’ il dato più simile a quello citato da Trump e lui stesso lo fa notare: “Trump esprime la voce del popolo ucraino. Oggi sul mio canale Zelensky ha il 3%: incredibili coincidenze”.
La coincidenza più incredibile è che Dubinsky non solo era in squadra con Zelensky alle elezioni, ma condividevano lo stesso editore e mentore, l'oligarca Kolomoisky oggi caduto in disgrazia e in prigione. E il motivo per cui Dubinsky finì indagato e processato è legato al ruolo che avrebbe avuto nel tentativo di fornire a Trump informazioni compromettenti sul figlio di Biden nella ben nota spy story politica e finanziaria dell’Ucrainagate.
La reazione di Zelensky non si è fatta attendere: “Trump – ha detto – vive nella bolla della disinformazione russa”. Il oresidente ucraino ha anche annunciato che farà un sondaggio diffuso su molte piattaforme per testare la propria popolarità, anzi la metterà a confronto con quella di diversi leader occidentali. "Se qualcuno volesse sostituirmi adesso, non ci riuscirà", ha choncluso.
Perché Trump e la Russia vogliono le elezioni a Kiev
Di fronte alle critiche secondo cui Trump fa il gioco esatto di Putin quando evoca le elezioni a Kiev, il presidente americano ha detto ieri che a volerle non è la Russia ma lui e altri Paesi alleati. Che l'inimicizia e la sfiducia tra Trump e Zelensky sia consolidata è ovvio nei fatti, ed era inevitabile a valle dell'Ucrainagate. Ma ad Ankara lo stesso Zelensky ha detto che nei colloqui tra usa e Russia di Riad rivede lo stesso tentativo che Mosca tentò di mettere in atto rimuovendolo dal palazzo del governo in via Bankova per piazzare un suo fantoccio manovrabile al suo posto.
E’ un’ipotesi irrealistica, secondo gli osservatori politici ucraini. L’ex ministro Dmytro Kuleba nei giorni scorsi ha detto a Repubblica che “i candidati filo-russi non hanno alcuna possibilità di vincere le elezioni ucraine e quindi la Russia sarà a disagio in ogni caso. A Putin non piace Zelensky, ma se Trump crede che il rieletto Zelensky o un altro presidente dell'Ucraina rinunceranno facilmente alle terre ucraine o ad altre aspirazioni sta commettendo un errore. La leadership ucraina cercherà sempre di essere ragionevole ma senza oltrepassare le linee rosse”.
Chi vincerebbe alle elezioni?
Ma in caso di elezioni Zelensky non sarebbe il candidato in testa ai sondaggi. L'ex capo delle forze armate e oggi ambasciatore nel Regno Unito, Valeri Zaluzny, defenestrato da Zelensky per eccesso di popolarità, oggi a una domanda sulla sua candidatura eventuale ha detto che bisogna lavorare per creare le condizioni adatte alle elezioni e poi lui, come uomo di Stato, valuterà. La porta è aperta, dunque. E già in passato era entrato in frizione con Zelensky proprio perché apriva all'ipotesi di negoziare la fine di una guerra che non gli pareva più sostenibile militarmente, mentre il presidente insisteva a sostenere la controffensiva, il Piano della vittoria e la sua Proposta di pace.
C'è un altro candidato molto popolare: il capo dei servizi segreti militari Kyrylo Budanov. Il tutto senza considerare che tradizionalmente alle elezioni ucraine non mancano le sorprese. Il candidato che parte avvantaggiato rimane spesso al palo: fino a pochi giorni prima del voto, lo stesso Zelensky era imprevedibile come presidente dell'Ucraina.
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