La notizia l'abbiamo appresa oggi, leggendo un elzeviro che Paolo Di Stefano gli ha dedicato sul Corriere. Il Poeta, il polemista senese Lolini se ne è andato all'età di 78 anni. Solo alla morte non ha opposto la sua proverbiale pigrizia, lentezza, indolenza quasi.
Noi lo abbiamo conosciuto molti anni fa, in casa di suo cugino Ruggero, compositore, nostro amico. Ci colpì di lui subito l'acutezza di pensiero e di giudizio e la leggerezza del parlare e dello scrivere, oltre naturalmente la sua sviscerata passione per la musica e la conoscenza puntigliosa, specie il melodramma, che di essa ne aveva. Viveva da sempre nella campagna di Siena, sede della Chigiana, dove anche noi negli anni Sessanta abbiamo studiato e dove molte altre volte siamo tornati; ma in quel palazzo da protagonista non lo abbiamo mai visto aggirarsi, nonostante che ai suoi vertici si siano succeduti l'uno dopo l'altro, degni, più o meno, reggitori, perché Attilio era schietto e perciò scomodo.
Lo avevamo già interpellato e coinvolto nella avventura di Applausi il mensile di musica patinato, ma sferzante, che ebbe vita breve in edicola, un paio d'anni circa. Poi quando decidemmo di dar vita a Music@, incoraggiato e sostenuto dal direttore del Conservatorio dell'Aquila, Bruno Carioti, che ne divenne l'editore, per la pagina conclusiva del bimestrale, intitolata Aria del catalogo e firmata da Leporello, pensammo immediatamente a lui.
Lui sapeva essere anche cattivissimo ma di penna leggerissima, come una piuma. diremmo equilibrista della parola, funambolo, caratteristiche che attutivano, almeno nella facciata, la durezza dei suoi giudizi, la profondità delle sue analisi.
Solo rarissime volte, nei sette anni in cui Music@ ebbe vita felice, non abbiamo condiviso il catalogo che lui autonomamente decideva come riempirlo e ci inviava. E lo abbiamo fatto, quelle rare volte, per paura. Per paura che il solito malandrino, scoperto a rubare, ci denunciasse, ma senza smettere di rubare, anzi ci denunciasse proprio per continuare a farlo.
Che ci ricordiamo, una volta sola,invece, gli dicemmo che quella sua aria del catalogo non potevamo pubblicarla, come poi facemmo senza che lui se la prendesse. Riguardava una trasmissioncella radiofonica idiota che lui bistrattava senza ritegno. Come meritava.
Ci piacerebbe raccogliere e pubblicare in volumetto quei suoi cataloghi pieni di aria pulita e fresca.
Chissà che non ci riusciamo. Intanto, Leporello, passato a servire un altro padrone, ciao. Pietro
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