Il cambio alla presidenza dell'Accademia pianistica di Imola, l'abbiamo segnalato mesi fa. Francesco Micheli, finanziere d'assalto, musicofilo per tradizione ed eredità famigliari, succede a Fabio Roversi Monaco, che assume la carica di 'presidente onorario'. Direttore, in coppia con Scala è Vladimir Ashkenazy e direttrice artistica, Angela Maria Gidaro.
Proprio oggi, dalle pagine del 'Corriere', Micheli dà qualche dritta sul suo nuovo incarico che va ad unirsi a quello di Consigliere della Scala, assunto dopo aver lasciato la direzione di MiTo - il festival che lo costringeva - come era nelle sue comprovate capacità - a cercar soldi più che a immaginare concerti. E che, temiamo, dovrà continuare a fare anche ad Imola, se vuol lasciare un segno del suo passaggio.
Vuole Micheli portare l'Accademia pianistica di Imola, scuola di alto perfezionamento, all'attenzione dell'Italia, mentre lo è già di tanti paesi dai quali ogni anno giungono allievi, intenzionati a studiare con le star che la lungimiranza di Franco Scala, suo fondatore, ha sempre assicurato agli studenti ammessi.
Per chi non lo sapesse, era nata come Accademia pianistica 'Incontri col maestro', ed aveva luogo in casa del suo fondatore. A calendario fissato, giungevano ad Imola importanti concertisti che si fermavano per qualche giorno per incontrare gli allievi che già allora giungevano da molte parti. Gli incontri erano partiti nel 1981. Al principio del 1983, nacque Piano Time, la famosa rivista pianistica da noi inventata e diretta, che subito rivolse all'Accademia di Scala una decisiva attenzione, al punto da riservarle uno spazio mensile GRATUITO. Ed oggi Franco Scala, che ha ottant'anni e la memoria corta, dimentica del tutto la ricca e fruttuosa relazione che Piano Time stabilì con la sua Accademia, fruttuosa naturalmente per l'Accademia, oltre che per i lettori di Piano Time che ne venivano informati.
Fummo invitati a Imola un paio di volte a visitare l'Accademia per renderci personalmente conto della qualità dell'insegnamento che vi si impartiva e della singolare maniera con cui lo si faceva. In prossimità dell'arrivo a Imola di un concertista ci si accordava con lui su un determinato repertorio che il concertista ospite avrebbe fatto studiare ai giovani studenti. Questi, preparatissimi, nel corso di due o tre giorni mostravano i frutti del loro studio e ne discutevano in quei singolari corsi di perfezionamento che avevano luogo a Imola, almeno uno al mese.
L'Accademia crebbe al punto che si trasformò anche nella sua veste giuridica. E il nuovo corso fu sancito da un concerto di Vladimir Ashkenazy nel marzo del 1989. Piano Time diede ovviamente il giusto risalto all'avvenimento; non solo, tramite la complicità di un amico, Valery Voskoboinikov, facemmo tessere ad Ashkenazy nominato presidente della stessa, all'insaputa di Scala che ebbe la piacevolissima e gradita sorpresa, l'elogio dell'Accademia, e lo pubblicammo sullo stesso numero di Piano Time con grande risalto. Fu la definitiva consacrazione pubblica dell'Accademia fondata da Scala.
Successivamente le cose per Piano Time, la 'nostra' (l'avevamo sia inventata che diretta fino al 1990) gloriosa rivista, andarono nella maniera non propizia che conosciamo ( e cioè che lasciammo la direzione della rivista) ed anche i rapporti con Imola si allentarono, al punto che Franco Scala, con gli anni sempre più smemorato, ed ora a 80 non gliene possiamo fare una colpa, ha ignorato del tutto il nostro intenso rapporto d'un tempo.per il quale non abbiamo mai né chiesto né preteso riconoscimenti e tanto meno riconoscenza, ma solo il ricordo. Perchè tutto quello che allora facemmo per l'Accademia di Imola lo facemmo perchè era giusto che lo facessimo, e perchè lo meritava Scala, ma di più gli studenti che lì si formavano e crescevano meglio che in altre scuole.
Smemorato e distaccato lui, ma noi no. Se negli anni immediatamente seguenti, incaricati dal barone Francesco Agnello di organizzare un grande convegno in Italia sulle 'accademie musicali' da promuovere al rango di 'scuole di alto perfezionamento', con il riconoscimento statale (allora l'unica era l'Accademia di Santa Cecilia che, comunque, per statuto, era incatenata dagli obbligati rapporti con l'omonimo conservatorio romano) individuammo tre istituzioni degne di essere promosse: la Scuola di Fiesole per la pratica orchestrale, l'Accademia di Imola per il pianoforte, l'Accademia chigiana, pur estiva, per la sua gloriosa tradizione e... forse c'era anche un'altra che non ricordiamo per il canto. Non si fu tutti d'accodo nel presentare la proposta al ministero, per l'opposizione, sapete di chi? di Piero Farulli, che non voleva accettare che le altre istituzioni musicali di perfezionamento avessero la stessa considerazione e godessero dello stesso status giuridico della sua gloriosa scuola fiesolana, ormai nota per l'avviamento professionale all'orchestra.
Micheli, per tornare a Imola, più che far conoscere l'Accademia in Italia - se la cosa non è riuscita finora, è difficile riesca a lui - deve dare il via a certe strutture di cui necessità l'Accademia, come il pensionato per studenti che lui ravvisa potrebbe sorgere nei locali dismessi di un ex manicomio. Ci provi, lui può riuscirci.
Per il resto, l'Accademia, con o senza Scala, per mantenere alto il prestigio che si è conquistato, deve badare esclusivamente alla qualità del suo insegnamento, senza compromessi, mai.
Come a noi, con un cattivo pensiero che non riusciamo a scacciare, è parsa, ad esempio, l'inclusione fra i docenti di una pianista cinese, sposata ad un pianista, più noto come collezionista di strumenti e fondatore di una accademia intitolata all'inventore del glorioso strumento, che come interprete ed insegnante, dettata forse anche dal possibile richiamo che la sua presenza in Accademia potrebbe costituire per i tanti giovani pianisti cinesi che sempre più numerosi vengono a studiare ad Imola. E' un cattivo pensiero e vorremmo che tale restasse. Ribadendo che 'compromessi mai', quando si parla di formazione, anche musicale.
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