Solo pochi giorni fa è stata presentata la nuova stagione che si aprirà con l'Andrea Chenier ( direttore Chially,regista Martone; interpreti principali i coniugi Netrebko-Eyvazov). Poi, finalmente arriverà, la nuova opera di Kurtag, Fin de partie; Fledermaus ( Zubin Mehta direttore), Simon Boccanegra diretto da Chung; Orfeo ed Euridice, nella versione francese, direttore Mariotti; Francesca da Rimini di Zandonai - Fabio Luisi sul podio; Aida, nella messinscena e regia di Zeffirelli, direttore Santi; Don Pasquale; Fierrabras id Schubert ( Harding); Il pirata di Bellini, direttore Frizza; Alì Babà e i 40 ladroni di Cherubini (progetto Accademia); Ernani diretto da Adam Fischer; La finta giardiniera di Mozart diretta da Fasolis; ed Elektra di Strauss diretta da Dohnanyi.
Che dire? Che chi comanda si fa la stagione che vuole. Degli interessi del pubblico molti responsabili tendono a fottersene. Si può solo notare che la Scala, per la prossima stagione, fa la sofisticata, nel senso dell'imprevedibile, del non corrente , dell'antitradizionale. Tutto nella regola, ad anni alterni. Quest'anno dopo l'abbuffata pucciniana, per reagire all'astinenza negli anni di Lissner, niente Puccini, astinenza di nuovo. Non sarebbe stato più opportuno abbuffarsi meno la stagione passata e presentare Puccini a piccole dosi, stagione dopo stagione - il discorso vale anche per Verdi, Rossini, come anche Mozart. Meno per Wagner, il quale, negli anni passati, prima di Pereira, è stato il nume tutelare scaligero, anche più di Verdi.
Si può solo domandare, forse esigere, una volta stabilito il cartellone, che i nomi degli interpreti, siano all'altezza dei titoli per i quali sono stati scritturati - il che non è sempre automatico, neanche alla Scala?
Ciò che invece si può dire, anche ad alta voce, è che Sala, sindaco di Milano, presidente della Scala (non per meriti o competenza, ma per statuto), ma che notoriamente non ha studiato musica all'Accademia di Vienna, non sarebbe di per sé autorizzato a dire, alla presentazione della stagione: si può fare di meglio! Voleva forse mandare un messaggio a Pereira sui conti? No, perchè quelli sembrerebbero in ordine. Se sui titoli, chi gli da l'autorità per farlo? Forse il suo assessore alla cultura, il compositore Del Corno? Se è stato lui a dargli la dritta, non poteva pensarci lui direttamente con Pereira, con il quale si sentirà immaginiamo spesso, quando ancora lavorava alla formazione del cartellone? Gli poteva dire: fa meglio! Che so, mettici anche qualche titolo del grande repertorio che quest'anno sembra accantonato!
Dire, alla presentazione del cartellone che 'si può fare di meglio', è come perdere l'occasione per star zitto e cogliere quella di dire una assoluta banalità, inutile.
Pereira gli ha risposto, a tono: certo si può fare sempre di più, e se mi accontentassi di ciò che faccio sarei un asino. Bravo!
Come si vede , a conti fatti, a banalità si risponde con banalità, e tutto resta come prima.
Ma forse Sala ha voluto mandare un avvertimento a Pereira: non ti sentire troppo sicuro. L'avrà capito?
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