Accade anche questo. Che un giornalista che lavora al Giornale scriva , contemporaneamente, per 'Il venerdì' di Repubblica. Il suo nome è Giovanni Gavazzeni della famosa famiglia bergamasca, e fa il critico musicale. Uno stesso giornalista lavora per un giornale di Berlusconi e per uno di De Benedetti, contemporaneamente. Miracolo!
Sarebbe potuto capitare negli anni passati, anche a noi, quando per lunghi anni - dieci per l'esattezza - abbiamo collaborato al Giornale? Mai e poi mai. Allora, chi lavorava al Giornale era visto di traverso a Repubblica. Oggi non più. Segno dei tempi. Fin qui nulla di male e neppure di strano.
Ma allora come oggi, quando si intervista un personaggio non lo si intervista solo per riempire un paio di pagine di un giornale. Lo si fa, in determinate occasioni, o quando l'intervistato ha qualcosa di nuovo da dire, che già non si conosca. Oppure se si desidera interpellarlo su fatti di stretta attualità, anche non direttamente connessi con il suo settore di competenza. E, soprattutto, dopo che l'intervistatore si è documentato sull'intervistato. Come, sicuramente, Giovanni Gavazzeni non ha fatto per Pappano.
Perchè altrimenti non avrebbe scritto che Pappano ha sessantasei anni, perchè di anni ne ha sassantasette, essendo nato a fine dicembre , il 30, del 1959; e non avrebbe scritto neanche che a Santa Cecilia è arrivato perchè ve lo ha chiamato Bruno Cagli. Cagli se lo è trovato dopo che Berio, che morì un paio di mesi dopo, l' aveva ingaggiato, nel 2003.
Dell'arrivo di Pappano a Roma, l'annuncio ufficiale fu dato nel marzo di quell'anno, Berio morì a maggio. Poi ci furono alcune votazioni per l'elezione del nuovo sovrintendente di Santa Cecilia, reggente Sergio Perticaroli, vicepresidente. E la nomina di Cagli arrivò solo quando il quorum si era di molto abbassato, al principio del 2004 - se non andiamo errati - o poco prima. Pappano prese ufficialmente possesso del suo nuovo incarico ad ottobre del 2005, ma nei mesi intercorsi fra la sua nomina e l'ottobre 2005, lo si vide assai spesso sul podio ceciliano, Cagli Sovrintendente. Avesse Gavazzeni data una letta alla nostra biografia di Pappano non avrebbe commesso questi imperdonabili errori, segno di sciatteria.
Gavazzeni lo ha intervistato ( diciamo la verità: ha scambiato due chiacchiere con lui alla fine di una impegnativa prova. E' il nuovo stile delle interviste: 'finte') un paio di mesi fa al più tardi, senza alcuna ragione, se non per fargli ripetere che ormai fa tournée, tante, nel mondo, e che - ma questo lo dice Gavazzeni, occorre vedere se corrisponde a verità - avrebbe portato la pace fra i 'rissosi' accademici. Ma quando?
Per l'elezione dei presidenti-sovrintendenti si scannano - Gavazzeni s'è dimenticato della durissima contrapposizione fra dall'Ongaro e Battistelli? - e si scannano anche per l'elezione dei nuovi accademici, per i quali nella scelta delle candidature il sovrintendente in carica, si adopera per assicurarsi la rielezione. Nelle autorevoli e durissime lettere aperte inviate da alcuni accademici ai loro colleghi, durante la sovrintendenza Cagli, si fa esplicito riferimento ad alcune candidature ed elezioni di nuovi accademici, graziati da Cagli che, così facendo, andava creandosi la sua corte di grandi elettori. Naturalmente ci sono anche inciuci e forse qualche piccolo imbroglio - uno lo abbiamo raccontato qualche settimana fa, rivelando le confidenze che ci fece a suo tempo Irma Ravinale, guarda caso proprio sulla tornata di votazioni dalla quale uscì 'accademico' l'attuale presidente-sovrintendente. E questo accadeva dopo lo sbarco di Pappano a Roma, sotto la presidenza di Cagli. Forse allora Pappano non aveva ancor condotto a termine la sua azione di pacificazione e normalizzazione in Accademia? Che scrive Gavazzeni?
Pappano non è un mago che un tocco della sua bacchetta magica ha messo fine a tutte queste miserie. E Gavazzeni, nella foga di fare il panegirico di Pappano - al quale i meriti nessuno li toglie - s'è fatto prendere la mano..
La prossima volta attenda che Pappano abbia qualche notizia da dare, che non sia già conosciuta, od anche qualcosa da dirci, altrimenti ci farà perdere ancora tempo.
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