Il Teatro Eliseo di Roma, che festeggia quest'anno i suoi primi cento anni di vita, risultando perciò il più antico d'Italia, rischiava di celebrare nello stesso tempo il bell'anniversario e la sua chiusura. Perchè in cassa non c'era più 1 Euro - cosi aveva dichiarato Luca Barabareschi che un paio d'anni fa l'aveva rilevato dalla famiglia Monaci, restaurato - perché ormai fuorilegge, mancando di tutte le caratteristiche di un luogo di pubblico spettacolo - e rimesso in attività. Barbareschi aveva dichiarato che per tale complessa operazione aveva tirato fuori, di tasca sua, 5 milioni circa di Euro.
L'Eliseo aveva ricominciato a funzionare, aveva il suo pubblico e le cose sembravano andare a gonfie vele, quando venne lanciato l'SOS dallo stesso Barabareschi: senza il sostegno pubblico al 'mio teatro', che è un teatro privato, ma riconosciuto come TRIC ( Teatri di Rilevante Interesse Culturale), sono costretto a chiudere. Prchè quand'anche avessi ogni sera il 'tutto esaurito' le spese per tenere aperto un teatro (produzione e gestione) non vengono coperte dagli incassi. E allora il grido di allarme di Barbareschi.
Franceschini mi ha promesso un forte aiuto - dichiarava Barbareschi; io non ho promesso nessun aiuto, oltre quello che l'Eliseo già percepisce , quasi 500.000 Euro a stagione dallo Stato ( FUS), che unito ai contributi delle altre istituzioni pubbliche, arriva a quasi 1 milione a stagione.
Se Padoan non ci dà i soldi noi chiudiamo, minacciava ancora Barbareschi. E sarebbe stato un vero peccato per l'Eliseo, soldi aggiuntivi dal suo Ministero. Padoan non dava risposta. Barbareschi riusciva allora a smuovere alcuni parlamentari, di opposti schieramenti - lui che era stato deputato di FI e che, all'epoca, sì era pure interessato, in coppia con una Carlucci, la Gabriella, sfortunata aspirante soubrette, aitante parlamentare, dei problemi dello spettacolo, annosi e che continueranno ad esserlo per chissà quanti anni ancora - che sono riusciti ad infilare nella cosiddetta 'manovrina che avrebbe dovuto aggiustare i conti e invece, come vedremo, li avrebbe semmai aggravati -un articoletto 'pro domo Barbareschi'.
Qualcuno, quando ancora non se ne conosceva l'esito della approvazione parlamentare, aveva ricordato oltre il passato da parlamentare di Barbareschi, che egli aveva sposato, in seconde o terze nozze non importa, Elena Monorchio, figlia del potentissimo ex ragioniere generale dello Stato, il quale si sarebbe mosso per mettere in salvo il patrimonio famigliare di sua figlia, ridotto a causa dell' investimento nell'Eliseo. Anche se nessuno l'ha detto apertamente il solo nome di Monorchio ha fatto venire a molti quel cattivo pensiero.
Quando il Parlamento ha concesso l'elemosina a Barbareschi - 8 milioni di Euro in due anni, che elemosina! - s'è scatenato, come era da attendersi, il putiferio. Ma come a Barbareschi, gestore di un teatro privato, si dà una cifra non molto inferiore a quella che lo Stato destina ogni anno a tutti i TRIC?
Pronta la reazione di Barbareschi: ma come quando sono riuscito a salvare dalla chiusura un teatro,voi teatranti gridate allo scandalo e mi date addosso? Dovreste essere felici e semmai fare anche voi pressione per aumentare la dotazione statale per i teatri. Sì, gli hanno risposto molti altri gestori: dicci come si fa, perchè a noi non ci hanno mai dato ascolto.
Naturalmente ci sono state anche manifestazioni di solidarietà per Barbareschi. Emilia Costantini, sul Corriere, nel fare l'elenco dei favorevoli al 'Caso Barbareschi Eliseo',presa dall'entusiasmo s'è lasciata scappare un lapsus rivelatore, quando ha scritto che Barbareschi ha ricevuto il sostegno anche del Festival di Spoleto, nella persona del suo direttore, GIULIANO FERRARA, rivelando inconsciamente l'artefice della fortuna del fratello di Giulianone, Giorgio, che regna a Spoleto - che non è più quello di una volta- da quasi un decennio. un tempo troppo lungo, senza cambio di direzione.
La polemica sul caso Barbareschi continua,si sono appassionati alla storia molti giornali, magari Barbareschi avrebbe preferito che passasse sotto silenzio, per evitare ritorsioni ed anche passi indietro che, per ora, dopo l'approvazione della Camera sarebbero scongiurati.
Questa storia fa pensare alla necessità per l'Italia di dotarsi di una legge per al cultura e lo spettacolo adeguata alla sua tradizione ed alle sue potenzialità. E, al contempo, riflettere, sul fatto che mentre a tutti si impongono lagrime e sangue, lo Stato provvede a fornire caviale a champagne ad alcuni.
Nessun commento:
Posta un commento