Un giorno di tanti anni fa incontrammo per una intervista Federico Fellini, che avevamo conosciuto una sera a casa di amici, in nome della nostra amicizia con Nino Rota. Lo incontrammo a Cinecittà e parlammo naturalmente di Nino Rota ma anche e soprattutto di musica. Ci confessò di sentirsi 'fragilissimo ed indifeso' nei confronti della musica, per la quale ragione non frequentava abitualmente concerti e teatri. Perché la musica è pericolosa. Non usò proprio questo aggettivo ma il senso del suo discorso era proprio questo. Quando ascolto la musica - ci disse - non riesco ad opporle resistenza; è come se mettessi nelle sue mani la mia volontà, non ho più il controllo di me stesso, dunque assai pericolosa. Perché la musica, se coinvolge, non lascia scampo, è assai simile all'innamoramento.
Disse anche altro. Ad esempio che trovava l'opera una specie di miracolo, perché in essa si fondevano arti, che avevano una vita autonoma e che lì invece andavano a braccetto l'una con l'altra. E, infine, che si chiedeva spesso, senza ancora trovare una risposta: "dove va la musica quando finisce?" .
Quella salutare pericolosità della musica - lo stesso dicasi anche di altre arti, anche se nel caso della musica il coinvolgimento è totale e perciò irresistibile - Nicola Piovani ha preso a titolo di un suo libro ed ora anche di uno spettacolo che questi giorni si vedrà/ascolterà, lui protagonista, al Teatro Argentina di Roma. Nel corso del quale racconterà con musica, parola ed immagini i suoi primi quarant'anni, vissuti 'pericolosamente' nel mondo della musica, da solo ed in compagnia di molti amici che hanno fatto, primo fra tutti Vincenzo Cerami, assieme a lui questo lungo esaltante viaggio.
Piovani si è impegnato in molte battaglie a difesa della musica, prima fra tutte per l'abolizione del 'sottofondo musicale' che adesso va di moda anche negli allevamenti ( a lui è capitato di ascoltare in un allevamento la musica di 'Allevi' - per assonanza nominale?); e quella per il 'diritto al silenzio' che solo può consentire alla musica di nascere, espandersi, immergere, coinvolgere. E bene ha fatto.
Ma l'idea della musica 'pericolosa', e per questo 'preziosissima' per l'uomo, ci ha portati a riflettere sui pericoli che la musica corre oggi, senza che i diretti interessati se ne rendano conto e vi pongano rimedio.
Sembra, oggi, che la musica da sola abbia perso 'pericolosità', 'efficacia', 'forza di coinvolgimento'; e perciò vediamo inventarsi qualsiasi cosa per ridarle smalto. Scambiando la pigrizia e l'insensibilità del pubblico, il cui orecchio è ormai al limite della saturazione, con l'inefficacia della musica nel mondo contemporaneo.
Ed allora si inventano maratone , autentici tour de force, che dovrebbero ridare smalto alla musica, per la singolare situazione in cui viene proposta; la si sposa ad immagini, ben più forti della musica , si dice, in quella che si chiama oggi 'civiltà delle immagini'; la si puntella con chiacchiere di ogni genere; la si tratta con la stessa 'finezza'(?) commerciale con cui si trattano i vari prodotti nella pubblicità. Insomma si ha la sensazione che la musica abbia ormai perso la sua forza 'invasiva' di cui parlava Fellini e alla quale fa esplicito riferimento Piovani, e che, per riprendersela, abbia bisogno di altro.
E perciò, dopo Piovani, ci viene da gridare: attenti, la musica è in pericolo!
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