Edgar
Alandia, Paolo Arcà, Mauro Cardi, Matteo D'Amico, Marco Frisina, Ada
Gentile, Rosario Mirigliano sono i musicisti meglio riusciti, diciamo
così, della scuola, sempre affollata e apprezzatissima di
Irma Ravinale, (dove si imparava davvero il mestiere del comporre!).
Insieme, domenica prossima, Le rendono omaggio con un concerto di
pezzi a Lei dedicati, in occasione di una commemorazione della
musicista/insegnante, accademica di Santa Cecilia. L'organizza la
Fondazione 'Donne in musica' di Patricia Adkins Chiti, con il
patrocinio dell'Accademia di santa Cecilia che, nella persona di
Michele dall'Ongaro, suo attuale sovrintendente, aprirà la
commemorazione, ufficialmente tenuta poi da Agostino Ziino,
accademico ceciliano e amico di Irma Ravinale.
La
cosa più strana di tale commemorazione è dall'Ongaro che ricorda
Irma Ravinale. La ragione di tale stranezza intendiamo qui segnalare.
Irma
Ravinale che noi sentivamo per telefono più spesso di quanto non la
frequentassimo, ci raccontò per filo e per segno come andò la
votazione degli accademici, quando elessero dall'Ongaro accademico
di santa Cecilia, passaggio indispensabile per arrivare dove è
arrivato ora, e cioè al vertice dell'Accademia.
Questa
storia la rendiamo pubblica solo ora perché la commemorazione in
programma ce ne dà l'occasione e perché sicuramente la povera Irma non avrebbe gradito sentirsi elogiare da uno dei suoi
più acerrimi nemici, la cui disinvoltura nella scalata professionale
Lei non ha mai digerito, in aperto contrasto con Bruno Cagli che
invece l'ha favorita, aiutata e spinta fino alla successione.
Adesso
che Irma non c'è più, ci siamo decisi a raccontarla. La nostra rivelazione non potrebbe più danneggiarla in alcun modo, come sarebbe potuto accadere quand'era in vita. E non potrà danneggiare neanche altri, vivi e vegeti, dei quali non diremo i nomi, coinvolti nello spoglio delle schede, durante il quale ci
fu, testimone Irma Ravinale, una irregolarità, a norma di statuto.
Perchè
non l'abbiamo fatto prima? In realtà da tempo abbiamo rivelato ai principali protagonisti, e cioè a Michele dall' Ongaro e a Bruno
Cagli, allora sovrintendente, che eravamo a conoscenza della cosa; lo facemmo, la sera stessa in cui la Ravinale ci
narrò l'accaduto, attraverso due mail loro inviate nelle quali però
non rivelammo il nome della suggeritrice. Ad Irma l'avevamo promesso,
e Cagli e dall'Ongaro ci sembrarono averci creduto. Fino ad oggi.
Le
cose andarono così. Una sera a concerto, era il 2008, a poche ore di distanza dalla votazione incriminata -
Irma sapeva che dall'Ongaro ci aveva querelato per calunnia (dall'Ongaro perderà la causa; ma
questa è storia che i nostri lettori conoscono già, avendo letto
la sentenza del tribunale dell'Aquila che ci scagionò completamente) e per questo ci riferì la storia - in Sala Sinopoli, all'Auditorium, incontrammo Irma Ravinale, la
quale immediatamente ci raccontò l'accaduto. I due scrutatori che
avevano effettuato lo spoglio delle schede per la nomina dei nuovi
accademici - di cui la Ravinale ci fece nome e cognome e che noi
ricordiamo bene, ma non riferiremo, lo abbiamo premesso - avevano
conteggiato anche una scheda evidentemente nulla, perché rivelava il
nome del/della votante, che naturalmente non era Irma Ravinale, perchè
Lei non aveva certamente votato dall'Ongaro che non vedeva di buon occhio, non condividendo neppure la benevola politica di Cagli
nei suoi confronti. Quella scheda, conteggiata irregolarmnete, concesse
a dall'Ongaro il voto che gli mancava per entrare nel consesso degli
Accademici. Irma - così ci riferì e noi riferiamo parola per parola
- chiamò un noto Accademico raccontandogli dell'accaduto - ed
ambedue si accordarono per chiamare Cagli e metterlo a conoscenza
della cosa. Cosa accadde dopo è cosa nota. Lo spoglio delle schede
fu dato per buono, quella irregolarità non venne presa in
considerazione, e dall'Ongaro, per un voto, quel voto che avrebbe dovuto essere annullato, stando la testimonianza della Ravinale, divenne Accademico di Santa
Cecilia.
Torniamo
alla sera della rivelazione. Mentre la Ravinale ci riferiva
l'accaduto, dal retropalco si vide sbucare Cagli il quale osservò di lontano noi due, me ed Irma, parlare. Noi salutammo la Ravinale e prendemmo posto. Cagli
appena a tu per tu con la Ravinale, le chiese a brutto muso: non
avrai mica raccontato la storia dell'elezione di dall'Ongaro ad
Acquafredda? Lei naturalmente negò. Fra parentesi, la Ravinale
faceva il doppio gioco. Ce ne accorgemmo in seguito e glielo facemmo notare, con disappunto. Con Cagli ufficialmente andava d'amore e
d'accordo, (lui la candidò al Premio Presidente della Repubblica,
anni dopo) ma poi lo criticava per qualche verso, principalmente per l'ascesa di Michele dall'Ongaro che Lei non apprezzava come
musicista e del quale biasimava il farsi largo nelle istituzioni
vantando il suo incarico di prestigio a Radio Tre, e cioè
responsabile della musica.
Forse
serve aggiungere, a questo punto, che poco più di un anno prima
della fine del mandato di Cagli, giunsero agli Accademici di Santa Cecilia, lettere aperte zeppe di accuse molto pesanti nei suoi
confronti; gli si rimproverava la scarsa considerazione degli
Accademici per la gestione di Santa Cecilia, che egli gestiva con disinvoltura, ma anche lo spazio dato
a dall'Ongaro, fresco accademico, giustificandolo con questi precisi
termini: attraverso Radio Tre può dare un aiuto, anche economico, all'Accademia, e poi non dimentichiamo che è imparentato con Claudio
Abbado - così s'era giustificato Cagli con chi gli faceva notare la
troppo veloce ed immeritata ascesa di dall'Ongaro in Accademia, con
la sua (di Cagli) benedizione (quelle lettere, fra cui una anche del card.
Bartolucci, noi le abbiamo pubblicate tutte e integralmente
sull'ultimo numero di Music@ affidato alla nostra direzione, che
l'attuale direttore del Conservatorio dell'Aquila, vietò di
pubblicare, alla fine del 2013).
Durante tutto il concerto pensammo a quello che ci aveva detto Irma, anche perché nel frattempo era giunto, in Sala Sinopoli, anche Michele dall'Ongaro, in compagnia, e aveva preso posto proprio alle nostre spalle.
Alla
fine del concerto, appena a casa, nonostante l'ora tarda, ricevemmo
una telefonata della Ravinale la quale ci riferì del colloquio avuto
con Cagli e della sua risposta negativa. Ma prima di salutarci, ci
raccomandò - come era ovvio ma anche superfluo - di non fare mai il
suo nome. Promessa mantenuta fino ad ora.
Attaccammo
il telefono e ci mettemmo al computer. Scrivemmo due mail, una a
dall'Ongaro e l'altra a Cagli, al suo indirizzo in Accademia, l'unico che utilizzavamo per comunicare con lui (sicuramente ambedue l'avranno
conservata; per dall' Ongaro siamo certissimi perché, alcuni anni fa, ci rimandò senza una parola di commento, a mò di
avvertimento, una mail che gli avevamo inviato anni prima, e che noi non avevamo più, nella
quale gli avevamo detto di un suo sgarbo nei nostri confronti,
attraverso Radio Tre, e che terminava con queste parole: a buon
rendere!).
Non
è difficile immaginare cosa scrivemmo in quelle due mail. A
dall'Ongaro facevamo notare che solo una irregolarità lo aveva fatto
accogliere fra gli accademici; e a Cagli di non essere andato fino in
fondo alla denuncia della Ravinale.
Nessuno
dei due ci rispose, naturalmente. Sarebbe stata una ammissione della irregolarità, visto che la nostra mail era circostanzata, con nomi cognomi e particolari. Ma qualche giorno dopo,
incontrandolo in Sala Santa Cecilia, per un concerto, Cagli ci
disse: "le cose non sono andate come tu mi hai scritto". Pura, ma
imbarazzata difesa d'ufficio! Lui non poteva sapere che ce le aveva riferite persona presente allo spoglio incriminato e degna di fede, come Irma Ravinale.
Qualche
tempo dopo riprendemmo il discorso con un altro accademico che faceva
parte del Consiglio accademico che aveva ratificato, come da statuto,
il risultato delle elezioni, che non era stato presente allo spoglio,
ma che sicuramente era stato avvertito della faccenda dalla Ravinale
della quale egli era molto amico. La sua risposta fu che una volta
che il Consiglio accademico aveva approvato l'esito della votazione
la cosa era regolare. Il suo ponziopilatismo non è
necessario neppure sottolineare. Del resto senza un simile
atteggiamento, nonostante il valore, ma anche senza di quello, sarebbe difficile restare a galla per molto.
Perché
riveliamo ora, proprio ora, quella storia passata, intendiamo rispondere.
Perché
alla Ravinale non possiamo recare alcun danno; e non rivelando i nomi
degli scrutatori, complici, non rechiamo danno neanche a loro,
sebbene senza il loro aiuto colpevole dall' Ongaro non sarebbe stato
eletto accademico ed oggi forse non sarebbe
presidente-sovrintendente di Santa Cecilia. E perché la conoscenza di irregolarità va denunciata.
Perché
troviamo falso ed ipocrita da parte di dall' Ongaro aprire la
commemorazione della Ravinale, ben sapendo che lei non lo stimava
affatto. Per questo la povera si rivolterà nella tomba - ma noi
questo non posiamo impedirglielo e non ne abbiamo colpa.
Infine,
perché, abbiamo più dì un conto da regolare con dall' Ongaro, il
quale da quando ha perso la causa che lui stesso ci mosse accusandoci
di averlo calunniato, e dopo avergli fatto capire che noi sapevamo di quella irregolarità, anche tralasciando altri soprusi, ha cassato perfino
il nostro nome dall'Accademia; negandoci il diritto di accedervi e
di essere informato, nonostante la nostra professione di critico musicale.
Questo non possiamo consentirglielo impunemente, perché, al di là
dei nostri personali rapporti, l'Accademia non è di sua proprietà.
L'Accademia è di tutti, anche nostra. E noi non siamo più in età
per avere paura di lui, ed essere a lui sottomesso, al punto da non
denunciare il suo inaccettabile comportamento.
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