Augias Corrado, giornalista di lungo corso - da non confondere con Natalia, sua figlia giornalista in Rai, dove lavora anche lui, nonostante che molti mesi fa avesse detto 'urbi et orbi' che, giunto alla sua età, era meglio mettersi a riposo: bugiardo perciò come il criticatissimo Renzi, e forse più di Renzi che di anni di possibile futura carriera ne ha ancora moltissimi davanti - che tiene una seguitissima rubrica della 'posta' su Repubblica, per una settimana circa, di recente, ha assunto il ruolo del maestro di musica, impartendo lezioni di storia. Alla musica si era già interessato, come anche alla religione e, specificamente, alle Sacre Scritture; in ambedue i ruoli ci è parso sempre come un volenteroso dilettante, con tutti i difetti, difficili a celare, di chi non ha una formazione adeguata in materie così delicate e tecnicamente impegnative. Ma si sa, in un paese di ciechi uno che ha ancora un occhio solo , seppure malandato, col quale vedere, fa la sua bella figura.
Tralasciamo la religione, per la quale consiglieremmo, comunque, ad Augias di prendere qualche lezione di esegesi biblica - non basta aver intervistato uno studioso sull'argomento per ottenere il patentino di 'esegeta' - prima di parlare, perchè il suo eloquio forbito e i modi di affabulatore non convincono del tutto.
E veniamo alla musica. Dobbiamo confessare che non ricordiamo più di dove era partito a seguito di una lettera - forse del maestro Capasso, che non ritroviamo più - maestro Augias il quale dopo aver fatto spettacoli e video a contenuto musicale, si ripropone spesso come storico e divulgatore della musica.
L'Italia ha ceduto - ci pare che così abbia scritto in risposta alla prima lettera, maestro Augias - il suo scettro in campo musicale alla Germania ed all'Austria quando s'è buttata nel melodramma. E la Germania e l'Austria l'hanno tenuto stretto con onore, inventando la sinfonia e le altre forme di musica strumentale ecc... ecc...
Insomma, se ricordiamo bene, i guai italiani in fatto di musica si devono al melodramma - un divertimento ma anche una schifezza, se paragonato alla summa del pensiero che è presente nella musica 'tedesca'. Semplifichiamo. E già su questo ci sarebbe molto da dire. Cioè della prevalenza del senso della vista su quello dell'udito che porta, meglio della vista, dritto al pensiero. Non proseguiamo perché rischiamo di farci prendere dal fervore e dire banalità ed ovvietà come ha fatto maestro Augias.
Ciò che ci ha interessato è stato invece l'ultimo capitolo della corrispondenza, a mezzo Repubblica, sull'argomento, quando è intervenuto anche Nicola Piovani - che anche lui assai spesso scrive per giornali, di musica.
Ci ha fatto notare, maestro Piovani - cosa alla quale noi non avevamo mai fatto caso - che una locuzione che noi riteniamo significativa di merito, come 'cantare fuori dal coro', agli occhi di un musicista appare negativa, anzi negativissima. perché chi canta fuori dal coro - che per Piovani voleva dire non unirsi al coro, stonare, fare note false - fa del male al coro; ammesso che stia cantando in coro.
Oggi noi diamo comunemente a quella locuzione, di provenienza musicale, un senso positivo, quando diciamo che chi canta fuori dal coro - perfino un giornale l'ha adottata come sottotitolo della sua testata - non è un pecorone che fa quello che fa il gregge (coro). Chi canta fuori dal coro, insomma, tende a sparigliare, a portare scompiglio nel pensiero comune, a far nascere dubbi ecc... E bene fa, bene farebbe ecc...ecc...
Ma Piovani, intendeva anche dire che dovremmo tutti essere interessati a cantare in coro , lo sottolineava anche maestro Augias in una delle sue risposte su Repubblica - a partecipare alla comunità - perchè solo così raggiungeremo, realizzandolo, il bene comune. Non seminando zizzania (note false), o cantando 'contro' il coro.
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