Caro
direttore,
se
fossi un giornalista e dovessi dare un titolo a questa mia, la
intitolerei così:’ “A Ceci’, che te serve?”; sono, invece,
semplicemente un operatore musicale che però non intende rivelare
il suo nome per la delicatezza della materia, che in qualche modo mi
vede coinvolto. Perdoni il tono scherzoso del titolo, ma la sostanza
di questa ma lettera la accosta immancabilmente a quella frase
ormai storica indirizzata a Franco Evangelisti . Le voglio parlare
delle candidature alle recenti elezioni dei nuovi Accademici di Santa
Cecilia, la gloriosa storica istituzione musicale della capitale, la
cui orchestra ha da poco festeggiato i primi cento anni di attività
stabile.
Il
4 aprile scorso si sono tenute le prime votazioni; non ne conosco
l’esito e, sinceramente non mi importa quale che esso sia. Ciò che
mi sta a cuore è segnalarle il fatto che i candidati appartegono
tutti ( o quasi) a quella schiera di persone che possono beneficiare
in qualunque modo l’Accademia, oltre naturalmente che trarne
beneficio da tale elezione, specie in relazione alla sovrintendenza,
in qualità di aspiranti, giacchè se non si passa attraverso
l’accademia non si può essere eletti presidenti-sovrintendenti.
L’elenco
è così composto: Claudia Antonelli ( arpa), Alfonso Ghedin (
viola), Cerocchi (architetto), Fabio Biondi ( violino e direttore),
Flavio Emilio Scogna (compositore e direttore), Andrea Lucchesini (
pianoforte), Enzo Restagno (musicologo), Laura De Fusco (pianoforte),
Michele Dall’Ongaro( compositore).
Inutile
che sottolinei come tutti siano persone degne, anche se non tutti in
egual misura. Nel caso della Antonelli, De Fusco, Ghedin, trattasi
del meritato riconoscimento di una carriera ormai conclusa; nel
caso di Biondi, Lucchesini, invece, di una carriera in pieno fulgido
svolgimento –ma, come loro, ve ne sono parecchi altri meritevoli
di simile riconoscimento. Perché alcuni sì ed altri no?
Evidentemente le ragioni non sono del tutto chiare, e forse
attengono alle modalità della presentazione delle candidature che
vengono fatte da altri accademici, o quantomeno ad alcuni accademici
suggerite, in ragione - ecco il perché del titolo - di quanto
possono offrire in cambio all’Accademia. Tanto per essere chiari:
Flavio Emilio Scogna fa sì il compositore, ma tanti altri
compositori molti più importanti di lui sarebbero meritevoli di
entrare in Accademia. Perché allora lui? Forse perché è uno dei
membri della Commissione centrale musica, di quella commissione cioè
che esprime pareri al ministro sulle richieste di finanziamento e
sull’equità delle medesime?
Analogo
è il caso di Dall’Ongaro, la cui notorietà – mi permetta- senza
la sua responsabilità della musica a Radio Tre - sarebbe di molto
scemata. Lo si vuole compensare per le riprese che effettua dalle
stagioni ceciliane?
E
l’architetto Cerocchi – persona degnissima e meritevole di un
monumento per quello che ha fatto e continua a fare a Sermoneta. Lo
hanno presentato alcuni accademici che insegnano da decenni nei corsi
al castello. Ma cosa c’entra Cerocchi con gli Accademici ceciliani?
E
poi Restagno , i cui meriti di organizzatore musicale ( settembre
Musica ecc…) hanno consigliato a molti compositori presenti in
questa come in altre rassegne affidate a Restagno , a candidarlo - a
mò di ringraziamento!
Bastano
queste poche annotazioni per capire come le candidature dei nuovi
accademici ubbidiscano di fatto a criteri del tutto differenti da
quelli per cui tale consesso nacque, e cioè a dire : gratificare
coloro che si erano distinti in campo musicale, nei vari settori, i
quali con la loro presenza davano lustro a loro volta all’Accademia.
A
questo punto forse occorre convincersi che le cose sono cambiate. E
per sempre.
Lettera
firmata
Nulla
da aggiungere a quanto affermato dall’informatissimo mittente(
P.A.)
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