Quello di mescolare pubblici diversi è un'idea, anzi un pallino, di Carlo Fuortes, forse retaggio degli anni passati a Musica per Roma, nella cui sede progettata da Renzo Piano, c'è l'Accademia di Santa Cecilia con le sue stagioni, sinfonica e cameristica, vari festival, dalla danza ai libri, stagioni di musica contemporanea ed una ricca libreria frequentatissima. E poi anche mostre e lezioni di vario argomento, dalla storia all'arte alla musica di ogni genere, dopo quella classica appannaggio esclusivo di Santa Cecilia, con il jazz, il rock, il pop ed altri accidenti. Un vero cento culturale dove era possibile immaginare il passaggio e lo scambio del pubblico da un settore di interesse ad un altro. Che, dati alla mano, c'è stato.
Da quando Fuortes è andato all'Opera di Roma, dove la cosa più importante che finora ricordiamo è il risanamento dei conti, il pallino della contaminazione dei generi ma soprattutto dei pubblici non riesce a toglierselo dalla testa. Quella stessa testa che ha germinato quall'idea pazza della 'ESTERNALIZZAZIONE' di orchestra e coro per superare lo stallo delle trattative con i sindacati, dopo il buco nel bilancio regalatogli dalla gestione Catello De Martino.
E così a Caracalla ci porta musicisti, certo notissimi, i cui fedeli seguaci mai e poi mai si riverseranno in quello dell'Opera; ci ha provato anche nel Costanzi con 'Zingaro' e il suo spettacolo equestre, poi con i concerti contemporanei, dove la novità più evidente è l'avanzamento del palcoscenico in platea e con il festival di musica 'contemporanea', che credo si chiami FFF- inutile spiegare cosa voglia dire, qualche termine inglese serve sempre a impressionare, e tanto basta - che di fatto è servito a creare una occupazione per Giorgio Battistelli che, con Alessio Vlad costituisce uno dei due corni del dilemma della direzione artistica romana, non ancora sciolto.
Adesso viene fuori con questi concerti 'Extra'. Ci sembra che già l'anno scorso c'era stato un esperimento analogo. Quest'anno il prescelto, l'eletto è Max Gazzè, con la sua musica 'SINTONICA', frutto di una crasi fra 'sinfonica ed elettronica', che anche altri teatri italiani d'opera, MODAIOLI inutilmente, ospiteranno dopo Roma. La VERA NOVITA' SARA' FORSE SOLO QUEL TERMINE DI FRESCO CONIO.
Che ne sarà di Gazzè' ? Noi, data anche l'età, siamo rimasti a vecchi inconcludenti, presuntuosi esperimenti: Liverpool Oratorio del Paul beatlesiano che abbiamo sentito e risentito, senza che una sola volta ci abbia fatto perdere l'impressione della suite di canzonette; o Gilgamesh di Battiato, che vedemmo agli inizi degli anni Novanta proprio a Roma, in un palco assieme a Gianni Morandi, con il quale, reticente come si fa quando si deve esprimere un giudizio su qualche collega altrettanto noto e famoso, scambiammo solo qualche parere di circostanza. Chi c'era allora all'Opera come sovrintendente? Ci pare Cresci; appunto.
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