lunedì 15 dicembre 2025

Il lupo che si traveste da agnello e chiede perfino un risarcimento: Vladimir Putin ( da ItaliaReoportUsa, di George Ladrinopoulos)

 

La Russia chiede un risarcimento da 200 miliardi

La Banca centrale della Russia ha avviato un’azione legale senza precedenti contro Euroclear, il grande depositario belga che gestisce una quota significativa degli asset russi congelati in Europa dopo l’invasione dell’Ucraina.

La causa è stata depositata presso il Tribunale arbitrale di Mosca e punta a ottenere un risarcimento di poco superiore ai 18 mila miliardi di rubli, l’equivalente di circa 200 miliardi di euro, per i danni che l’istituto centrale russo attribuisce al congelamento deciso dall’Unione europea.

A renderlo noto è stato lo stesso Tribunale arbitrale di Mosca, citato dall’agenzia Ria Novosti, precisando che l’ammontare della richiesta risarcitoria è stato ufficializzato solo ora. La Corte, attraverso il proprio servizio stampa, ha tuttavia chiarito che non è ancora stata presa una decisione formale sull’avvio delle procedure giudiziarie relative alla causa.

L’azione legale era stata anticipata nei giorni scorsi dalla Banca di Russia, che venerdì aveva annunciato l’intenzione di citare in giudizio Euroclear, sostenendo che “azioni illegali” da parte del depositario con sede in Belgio avrebbero arrecato danni significativi all’istituto centrale russo. In quella fase, l’importo della richiesta non era stato reso pubblico. Secondo la banca centrale, il congelamento degli asset avrebbe impedito la gestione ordinaria dei capitali liquidi e dei titoli di sua proprietà.

La testata economica russa Rbk ha precisato che la cifra complessiva di circa 200 miliardi di euro comprende non solo il valore dei fondi e dei titoli bloccati, ma anche i mancati profitti maturati nel periodo successivo all’adozione delle misure restrittive europee. Un calcolo che amplia sensibilmente la portata della richiesta avanzata da Mosca e che rafforza il carattere altamente simbolico e politico dell’iniziativa giudiziaria.

In una nota ufficiale diffusa dal regolatore russo, la Banca di Russia ha ribadito che “qualsiasi meccanismo di utilizzo diretto o indiretto dei beni della Banca centrale, così come ogni altra forma di impiego non autorizzato, è illegale e contrario al diritto internazionale”. Nel comunicato si fa esplicito riferimento alla violazione dei principi di immunità sovrana dei beni statali, uno dei pilastri del diritto internazionale consuetudinario.

La posizione è stata ulteriormente rafforzata da una dichiarazione rilanciata dall’agenzia Tass, nella quale l’istituto centrale afferma che, alla luce delle “azioni illegali del depositario Euroclear” e dei meccanismi presi in esame dalla Commissione europea per l’utilizzo degli asset russi senza il consenso di Mosca, la Banca di Russia ha deciso di presentare un ricorso formale presso la Corte arbitrale di Mosca per ottenere il risarcimento dei danni subiti.

Il contenzioso si colloca in una fase particolarmente delicata per l’Unione europea, chiamata a individuare nuove risorse finanziarie per sostenere l’Ucraina nel medio periodo. Il riferimento diretto della banca centrale russa è al comunicato diffuso dalla Commissione europea il 3 dicembre, nel quale vengono delineate due possibili opzioni per coprire le esigenze di finanziamento di Kiev nel biennio 2026-2027. Una di queste ipotesi prevede la possibilità di ricorrere a prestiti garantiti dagli istituti finanziari dell’UE che detengono beni russi congelati, al fine di emettere un cosiddetto “prestito di riparazione” destinato all’Ucraina.

Proprio i potenziali rischi legali di questa strategia sono al centro del dibattito politico in diversi Paesi membri. In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso forti riserve sull’ipotesi di utilizzare direttamente gli asset congelati. “Abbiamo approvato la proposta di congelare i beni russi, ma il loro impiego per finanziare l’Ucraina non è automatico”, ha spiegato, sottolineando l’esistenza di “serie perplessità sul piano giuridico”.

Secondo Tajani, l’eventualità di un contenzioso internazionale perso dall’Europa comporterebbe conseguenze rilevanti non solo sul piano economico, ma anche su quello reputazionale. “Se dovessimo perdere una causa intentata dalla Russia, sarebbe un danno per l’immagine dell’Italia e dell’Unione europea”, ha avvertito il ministro, pur ribadendo il pieno sostegno politico a Kiev.

“L’Ucraina va aiutata – ha aggiunto – ma riteniamo che possano esistere soluzioni alternative, in grado di offrire maggiori garanzie giuridiche”. Tajani ha infine osservato che l’eventuale utilizzo dei beni congelati potrebbe essere preso in considerazione solo in assenza di dubbi legali, invitando a una riflessione approfondita anche alla luce delle recenti valutazioni espresse dalla Banca centrale europea.

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