venerdì 20 giugno 2025

Putin al Forum di San Pietroburgo: Noi e gli Ucraini un solo popolo ( da Corriere della Sera, di Marco Imarisio)

 Quest’anno è ancora più Putin. Al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, inaugurato nel 1997 e che dal 2006 gode del suo patrocinio, il presidente russo è ovunque, in modo diretto e indiretto. Le medaglie di suo padre sono state esposte in uno stand che l’anno scorso espose l’albero genealogico del presidente e ora si è dedicato ai genitori. In una delle prime sessioni è stato annunciato che Vladimir Vladimirovich apparirà come personaggio di una popolare serie di cartoni animati «per promuovere l’immagine del Paese e della nostra cultura».

Come accadde nel 2024, ha parlato la figlia minore Katerina Tikhonova, presidente della Fondazione Innopraktika, alla sessione intitolata «Scenari del rimpatrio tecnologico». La figlia maggiore Maria Vorontsova ha invece moderato il dibattito «Neo etica all’epoca delle neurotecnologie». Intorno a loro, si vendono centinaia di magliette con citazioni di Putin, ma anche di Sergej Lavrov, e si distribuiscono le bambole Labubu con le facce dei principali personaggi della politica della Federazione, compresa la governatrice centrale Elvira Nabiullina, alla quale nel primo pomeriggio di ieri sono fischiate le orecchie perché l’invito di Putin nel suo discorso di apertura della sessione plenaria a «evitare in ogni modo il rischio della recessione, che non è consentito in nessuna circostanza», era rivolto soprattutto a lei.

Tutto questo preambolo serve a ribadire come ci fosse una legittima attesa per le parole del padrone assoluto di casa, tanto più che oltre al piatto fisso all’Ucraina, c’è anche la questione di Iran-Israele. E su quest’ultima, dopo aver già dato prova di notevole equilibrismo durante la chiacchierata notturna con le principali agenzie di stampa, Putin ha continuato a camminare sul filo, dispensando prudenza a piene mani. 

Per non scontentare il nuovo meraviglioso alleato Donald Trump, è questa la priorità attuale. E al tempo stesso, per non dare l’impressione di abbandonare al suo destino il vecchio e fedele alleato iraniano, davanti agli occhi dei capi di Stato indonesiani, sudafricani e del Bahrein, ospiti del Forum ed esponenti del Sud del mondo che la Russia aspira a far diventare sempre più multipolare. Dopo aver premesso di «osservare con preoccupazione l’escalation delle tensioni», si è augurato che i propositi di eliminazione fisica dell’ayatollah Khamenei «rimangano a livello di retorica verbale», ma ha definito «provocatori» coloro che in caso di mancato aiuto all’Iran definiranno «inaffidabile» la Russia, ha aggiunto che i suoi tecnici continueranno a lavorare nell’impianto nucleare di Bushehr e di sostenere l’Iran nella sua lotta per rivendicare «i suoi interessi legittimi, compresa l’atomica pacifica».

I toni sono cambiati e si sono fatti più assertivi a proposito di Ucraina. «Se dovesse utilizzare la bomba atomica sporca contro di noi, l’esito sarebbe catastrofico, sia per il regime nazista di Kiev che per l’intero Paese. Ma spero che non si arrivi mai a tanto». A ben vedere, il presidente russo non si è mosso di un centimetro dalle sue precedenti dichiarazioni. Forse ce n’è una che più di ogni altra illustra le radici dell’attuale tragedia. «Mi chiedete quali regioni ucraine considero nostre. Ma io ritengo che quello russo e quello ucraino siano un solo popolo: in questo senso, l’Ucraina è nostra».

Quanto a eventuali compromessi, dopo aver detto di non ambire in alcun modo alla capitolazione dell’Ucraina, «ma sarebbe bello tornare ai valori in base ai quali ha ottenuto la sua sovranità, uno stato non nucleare e non allineato», Putin ha aggiunto che Kiev dovrebbe tenere conto della realtà che si è creata sul campo. E forse, anche di quella futura. «Non abbiamo il compito di conquistare Sumy», ma in linea di principio non esclude l’occupazione della città ucraina. «Perché questa è la logica del confronto». Se per caso dovesse avvenire, inutile chiederne indietro la restituzione. «C’è una vecchia regola: il terreno che viene calpestato dal piede di un soldato russo, è nostro».

Kiev e Teheran si sono poi ricongiunti al momento di tirare le somme della discussione. «Le regole nel mondo cambiano in modo naturale. Noi e la Cina non rompiamo nulla, diamo soltanto forma a quello che sta accadendo, e che accadrà comunque. Sono molto preoccupato, temo che stiamo andando verso la terza guerra mondiale. C’è un potenziale di conflitto in continua crescita e ci riguarda direttamente. Ucraina, Medio Oriente, impianti nucleari iraniani. Tutto questo richiede la ricerca di soluzioni, preferibilmente pacifiche». Durante il dibattito, il presidente indonesiano Pravobo Subianto, ospite d’onore della manifestazione, ha parlato dei propri trascorsi nell’esercito. E senza citare l’Ucraina, ma facendovi un evidente riferimento, ha affermato «qualunque forma di negoziato è sempre meglio della guerra, non serve parlare, occorre negoziare con pazienza». Putin non ha mosso un muscolo del viso.

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