Daniele Gatti: «Direttore a Firenze e a Dresda,
ma escluso a Milano senza spiegazioni»
Gatti: alla Scala non avevo chiesto niente, sono offeso, non c’è stato rispetto
Maestro Daniele Gatti, lei è stato nominato direttore musicale del Maggio fiorentino sino al 2029. Qual è il percorso intrapreso a Firenze?
«Mi chiamò Alexander Pereira e scelsi il ruolo di direttore principale, poi ci fu il commissariamento e nell’aprile dello scorso anno, quando fu nominato sovrintendente, Carlo Fuortes mi propose un contratto quinquennale. Ma avevo già dato la parola al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e gli dissi che mi sarei fermato. Ora riprendiamo il cammino dopo i tre anni bellissimi, riconosciuti anche dal Premio Abbiati».
Programmi?
«Nel 2026 cicli sinfonici, non avevamo tempi sufficienti per un’opera. Dal ’27 tre produzioni all’anno e dai sei agli otto concerti. Creeremo un fil rouge tra titoli d’opera e sinfonici».
Dal 2024 è anche Direttore Principale della Sächsische Staatskapelle Dresden...
«Stiamo eseguendo il ciclo completo delle sinfonie di Mahler: non era mai stato fatto, forse perché privilegiano il tardo romanticismo. Abbiamo registrato le prime quattro e con la quinta apriamo la stagione».
Il 24 ottobre porterà a Dresda un «Falstaff» con regia di Michieletto…
«È la prima nuova produzione dell’anno. Io credo alla tinta crepuscolare di quest’opera, anche se non tutti la condividono. Verdi appare scanzonato, ma nella penna gli sfugge una dolce malinconia».
Il 25 luglio inaugurerà il festival di Bayreuth con «Die Meistersinger von Nürnberg», secondo italiano in apertura dopo Sinopoli.
«Dal 2008 al 2011 sono stato ventidue volte su quel podio. Adesso sarò il primo italiano a dirigere i Maestri, che ho fatto a Zurigo, Salisburgo e alla Scala».
L’8 settembre porterà la Staatskapelle alla Scala?
«Sì, eseguiremo la Quinta di Mahler per la tournée europea».
Si diceva che lei potesse venire alla Scala come direttore musicale…
«Il sindaco mi aveva chiamato a fine di febbraio dell’anno scorso e chiesto tre cose: se potevo dedicarmi alla Scala e risposi di sì dal 2026; se il contratto con Dresda lo permetteva, e prova ne sia che ora sono direttore musicale a Firenze; se potesse far conto su di me per i rapporti con la città: gli risposi di contarci. Finì con una stretta di mano tra gentiluomini. Poi alcune persone hanno messo in giro voci in malafede, come quella che Dresda mi impedisse di prendere un teatro».
Poteva fare tournée?
«Certo, come potrò farle col Maggio».
Dopodiché?
«L’indicazione su di me fu portata in Cda con consenso del sovrintendente e ricevette parere favorevole. Sala lo dichiarò ai giornalisti nell’aprile 2024 e la notizia andò in mezzo mondo. Inizialmente fissammo periodi in cui tenermi libero ma, progressivamente, non ci sono più stati contatti. L’11 maggio ero a Firenze, dove l’orchestra mi chiese di tornare da loro: risposi che avevo dato la parola alla Scala. Il 12 maggio, il Cda della Scala ha indicato un altro musicista».
Perché?
«Non lo so, nessuno mi ha dato spiegazioni. Mi era stata chiesta la disponibilità, non c’era una rosa di nomi. Sono profondamente offeso da come sono trattato nella mia città: non avevo chiesto nulla. Trovo che non ci sia stato rispetto né umano né tanto meno professionale».
Forse perché avrebbe avuto due orchestre?
«Anche Barenboim era direttore della Staatsoper Unter den Linden, Abbado della London Symphony, Muti di Philadelfia…».
Che ricordi ha della Scala, dove debuttò nel 1988?
«Tanti e tutti positivi. Ma ora il mio sentimento artistico è rivolto verso Dresda e Firenze. A Firenze mi sono trovato bene con il pubblico e la città; con Fuortes sfrutteremo al massimo le potenzialità del teatro».

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