Nessuno ci toglierà dalla testa che anche a Verona - soprattutto a Verona - sulla tavola imbandita in Arena da Rai Cultura, per il pranzo di gala in onore del Canto Lirico Italiano celebrato dall'Unesco ( adesso ci si aspetta che analogo riconoscimento gratifichi anche il cibo italiano, ha detto la Capotondi, cioè: libiam nei lieti calici) non ci sia la mano dell'onnipresente e superattivo sottosegretario Gianmarco Mazzi.
Questa festa per la Grande Opera Italiana (basta con questi aggettivi da strapaese: l'Opera italiana, basta e avanza) l'ha voluta lui, e lui pure ha voluto che avesse luogo a Verona - il bando del Ministero era una finta - per dare altro lustro alla sua città, ed alla protetta Cecilia Gasdia.
Tutto nella lunga serata rimandava a lui. A cominciare dalla durata 'sanremese' dello spettacolo che, iniziato in ora 'canonica' ( telegiornale) è finito ben oltre la mezzanotte; per lo spot tv andato in onda nei giorni precedenti e ripreso anche ieri sera che faceva venire i brividi: musica fuori luogo ( Messa da Requiem di Verdi, anzi Dies Irae) mentre scorrevano immagini di allestimenti di vari titoli e in b/n compariva a scompariva Muti che cosa dirigesse non si capiva) e poi, per la solita compagnia dei bravi presentatori - dei quali, mi preme dirlo, per la prima volta hanno parlato mai a sproposito, un vero miracolo - e per la partecipazione 'straordinaria' di Riccardo Muti che ha diretto solo la prima parte, sinfonico-corale (avrebbe potuto evitare il Boito di Mefistofele, no?) ed ha lasciato il podio, lui guest star, per la seconda, lunghissima, a Ivan Francesco Ciampa, giovane ma lanciatissimo, che se la vedesse con la sfilata di star invitate. Come si è permessa la Netrebko a dichiarare forfait?
Ci piace ricordare che Ciampa, la prima volta che si 'mise in mostra' fu per i 'Premi delle Arti', nel 2011, istituiti dal Ministero tanti anni prima; la sezione 'direzione d'orchestra' si svolse nel Conservatorio dell'Aquila, dove insegnavo all'epoca ( ne scrivemmo su Music@, l'amata rivista finita miseramente dopo la nostra uscita).
Potremmo anche dire di certe illustrazioni ballettistiche (per il Dies Irae verdiano, troppo!) fuori posto, ma evitiamo.
Per puntare su ciò che ci ha lasciati davvero perplessi (soprassediamo sulla prima parte del discorso improvvisato di Muti che sembrava troppo improvvisato, senza capo nè coda): l'avvicendamento sul podio e la contemporanea uscita di scena del Presidente Mattarella e della Premier Meloni e di Muti. Come se il direttore ed i vertici politici del Paese fossero andati a festeggiare fuori dell'Arena, mentre sul palcoscenico sfilavano le star mondiali della lirica.
C'è stato un 'intruso' nella lunga passerella di titoli celebri, Carmen di Bizet, dopo che Alberto Angela aveva raccontato che l'opera aveva esportato anche la nostra lingua in tutta Europa. Sarebbe stato più logico riproporre qualche brano della cosiddetta 'trilogia italiana' di Mozart-Da Ponte - magari il catalogo di Leporello.
Adesso noi ci aspetteremmo di leggere i soliti appunti dei compari critici che tante volte abbiamo letto a proposito della locandina dell'annuale Concerto di Capodanno dalla Fenice , che in buona parte era affidata alla nostra consulenza. Ma finora non li abbiamo letti.
Insomma questo tipo di concerti, nella storia italiana non nuovo ( Concerti Martini&Rossi) - negli stessi giorni l'ha fatto anche Daniele Gatti a Santa Cecilia - ha un suo perché, sì o no?
E se ce l'ha a Verona come a Roma, perchè non anche a Venezia, a Capodanno, in un giorno di festa, per un concerto tv, all'ora in cui, il primo dell'anno, si levano in alto i calici per un brindisi augurale?
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