...ma in peggio. L'altro ieri, venerdì, il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio - quello con una sola segretaria che serve ambedue in ministeri accorpati in una sola persona, facendo risparmiare alle casse pubbliche - rispondeva ad una di quelle interpellanze urgenti e, per giunta, fra le più spinose per l'attuale governo: la situazione dell'Ilva di Taranto, che Beppe Grillo con la sua ben nota ed acuta intelligenza politica, vorrebbe trasformata in un immenso parco verde con i 10.000 lavoratori giardinieri stipendiati.
Luigi Di Maio, come un bravo scolaro, è andato a farsi sbranare dai parlamentari che, per la maggior parte, non la pensa come Grillo e vorrebbe avviata a soluzione la questione, salvando i posti di lavoro e mettendo, in tempi ragionevoli, in sicurezza il mastodontico impianto.La questione, dicevamo, è molto seria e va risolta quanto prima, non più tardi di settembre.
In Parlamento, ad ascoltare il ministro, c'erano sette parlamentari sette, e non tutti della maggioranza. Gli altri che avevano già preso la strada di casa, dopo la vacanza settimanale a Roma, s'erano detti: ma come gli è venuto a Giggino di parlare dell'Ilva di venerdì? Non sa che noi il giovedì sera, con il primo treno o aereo utile, lasciamo Roma e torniamo in famiglia, accada quel che accada a Roma e nel Paese? Anche il banco del governo era vuoto.
E' andata proprio così nel governo e parlamento dei cambiamenti.
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