domenica 15 luglio 2018

Luigi Cherubini riposi a Firenze, in Santa Croce. Come Gioacchino Rossini


Estratto da; Il figlio del Vivazza. Vita di Gioacchino Rossini scritta da lui medesimo. A cura di Pietro Acquafredda (Inedito)

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Rossini, per testamento, aveva lasciato facoltà alla moglie di dargli sepoltura dove a lei piacesse. E Lei avrebbe voluto che non fosse tolto dal Père-Lachaise. Ma due città italiane le rivolgevano viva preghiera di cedere loro la custodia delle preziosa spoglia: Pesaro e Firenze. Pesaro sua città natale; Firenze, che desiderava collocarla accanto a quelle di Michelangelo, Machiavelli, Alfieri nel Pantheon del genio italiano. La sig.ra Olimpia acconsentì alla traslazione della salma in Italia, ma a condizione di poter riposare anch'ella, quando sarebbe giunta l'ultima sua ora, vicino al marito....Senonchè, il governo italiano non credette dignitoso, e per la gloria di Rossini, e per il decoro d'Italia, di accettare una tale proposta e per qualche tempo le trattative furono sospese.(Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927-29)

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1878. Alla morte della sig.ra Rossini, tre mesi dopo, per iniziativa del prof. Riccardo Gandolfi, si costituì in Firenze un comitato allo scopo di tributare solenni onoranze al sommo Pesarese in occasione dell'arrivo della sua salma. Giuseppe Verdi venne nominato presidente onorario del comitato. Ma Giuseppe Verdi avutane notizia, rifiutò.

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1878, 16 giugno. Egregio sig. Casamorata, Ammiro Rossini anch'io al par d'ogni altro, ed alla sua morte intesi dimostrarlo, proponendo a diversi maestri di comporre una Messa da Requiem da eseguirsi al primo anniversario della sua morte. Quel progetto non si è potuto disgraziatamente realizzare, non per colpa dei maestri destinati a comporre, ma per incuria o malvolere di altri. Ora domando io, a che gioverebbe che io fossi Presidente, o vice, od Onorario ecc? Oltre ad essere in questo momento ingolfato in una farragine di affari, completamente estranei alla musica, trovo che il posto di Presidente effettivo ed Onorario è da lei egregiamente rappresentato, né fa mestieri di pensare ad altri. Gli è perciò che sarei ben lieto, ch'Ella volesse, dirò così, di buona voglia accettare le mie scuse ed esonerarmi da questo onore. Con Lei so che è inutile pregare perché questa lettera non sia resa di pubblica ragione, ma valgano di scusa il fatto che altre volte per consimili occasioni, e proprio in Firenze, fu pubblicata un'altra mia, alterandola e facendovi commenti che non erano né seri né convenienti. Rinnovandole le mie scuse, mi dico colla più profonda stima. Dev.mo G. Verdi. (Lettera di Giuseppe Verdi a Casamorata, Presidente del Comitato per le solenni onoranze a Rossini, in occasione della traslazione della sua salma da Parigi a Firenze)

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1886. Il 4 dicembre, il deputato marchigiano Filippo Mariotti, salito alla direzione generale del Ministero della P. Istruzione, presentò al Parlamento una proposta di legge relativa alla traslazione della salma di Rossini da Parigi a Firenze ed alla sua sepoltura in Santa Croce. Nella lettera di presentazione della proposta di legge si leggeva: “ Gioacchino Rossini che è il Dante nella poesia dei suoni, giacerà nello stesso tempio con Machiavelli, con Michelangelo, con Galileo e con Vittorio Alfieri; e così saranno cinque a rappresentare la perfezione nella sapienza, nell'amore della patria e nell'arte italiana”. La camera dei Deputati ed il Senato accolsero all'unanimità la proposta dell'on. Mariotti. che divenne legge il 26 dicembre dell'anno medesimo .(Atti parlamentari)

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1887, 30 aprile. Alle dieci antimeridiane ebbe inizio l'esumazione, ricognizione in previsione della consegna della salma di Rossini alle autorità italiane. Tratto il feretro dal sepolcro, se ne incise il coperchio e si alzò con precauzione. In quel momento tutti furono presi da una indicibile emozione. Sopra il funebre lenzuolo si trovava una coroncina di lauri ancora verdeggianti; alzato il velo che copriva il viso del Maestro, tutti esclamarono ad una voce: “ E' lui, tale e quale. Pare che dorma!” Dopo diciotto anni l'imbalsamazione fatta dall'italiano Falcioni, era riuscita a meraviglia. E intanto il feretro venne collocato nella tomba provvisoria, dove rimase fino al mattino del giorno seguente, quando venne trasportato alla stazione, dove lo attendeva il vagone, riccamente addobbato, che doveva potarlo in Italia. Partito da Parigi il 1 maggio, alle 11 antimeridiane, la salma giunse a Torino la mattina del giorno seguente, ricevuta con commoventi accoglienze. Gli stessi onori si rinnovarono alle stazioni di Genova e di Pisa. Finalmente alle nove pomeridiane del medesimo 2 maggio il convoglio entrava nel recinto della stazione di Firenze. Il feretro fu deposto in una sala della stazione, trasformata in camera ardente e vegliata dai maestri fiorentini e dai componenti il Comitato per le onoranze, fino alle due pomeridiane del giorno successivo (3 maggio), ora del trasporto in santa Croce. (Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927)

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1887, 3 maggio. Dopo i discorsi commemorativi, il feretro fu trasportato dai pompieri e collocato in uno splendido carro, tirato da sei cavalli e decorato con molto buon gusto sotto la direzione dei pittori Barabino e Morini. Si mosse allora il corteo, aperto da un plotone di carabinieri a cavallo, un corteo imponente, composto di 6000 persone circa e nel quale erano rappresentate più di cento associazioni.. Quando
giunse in piazza Santa Maria Novella, mentre il corteo sfilava, quattro bande militari suonavano la sinfonia dell'Assedio di Corinto; in via Cavour fu scoperta una lapide commemorativa posta sulla facciata della casa da lui acquistata nel 1853. Quando il convoglio giunse in piazza Santa Croce, erano poco più delle cinque. Tutte le finestre delle case e dei palazzi circostanti erano ornate di tappeti e di arazi dai colori smaglianti e popolate di teste; grappoli umani pendevano da tutte le inferriate, da uttti i lampioni, da tutte le sporgenze.
La folla, inebriata, non volle abbandonare la piazza e la chiesa, se non quando i resti del divino Maestro furono tumulati nel tempio sacro al genio ed alla grandezza d'Italia. (Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927-29)

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1902, 13 giugno. Quindici anni dopo veniva inaugurato in Santa Croce il monumento sepolcrale, opera dello scultore G. Cassioli. La cerimonia incominciò nello stupendo refettorio del chiostro con una commemorazione... Al momento di togliere il velo che celava il monumento, l'Orchestra del Liceo musicale di Pesaro, diretta da Pietro Mascagni, eseguì, con trenta violini, la Preghiera del Mosè, trascritta sulla quarta corda da Paganini.

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