Estratto da; Il figlio del Vivazza. Vita di Gioacchino Rossini scritta da lui medesimo. A cura di Pietro Acquafredda (Inedito)
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Rossini,
per testamento, aveva lasciato facoltà alla moglie di dargli
sepoltura dove a lei piacesse. E Lei avrebbe voluto che non fosse
tolto dal Père-Lachaise. Ma due città italiane le rivolgevano viva
preghiera di cedere loro la custodia delle preziosa spoglia: Pesaro e
Firenze. Pesaro sua città natale; Firenze, che desiderava collocarla
accanto a quelle di Michelangelo, Machiavelli, Alfieri nel Pantheon
del genio italiano. La sig.ra Olimpia acconsentì alla traslazione
della salma in Italia, ma a condizione di poter riposare anch'ella,
quando sarebbe giunta l'ultima sua ora, vicino al marito....Senonchè,
il governo italiano non credette dignitoso, e per la gloria di
Rossini, e per il decoro d'Italia, di accettare una tale proposta e
per qualche tempo le trattative furono sospese.(Giuseppe
Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927-29)
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1878.
Alla
morte della sig.ra Rossini, tre mesi dopo, per iniziativa del prof.
Riccardo Gandolfi, si costituì in Firenze un comitato allo scopo di
tributare solenni onoranze al sommo Pesarese in occasione dell'arrivo
della sua salma. Giuseppe Verdi venne nominato presidente onorario
del comitato. Ma Giuseppe Verdi avutane notizia, rifiutò.
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1878,
16 giugno. Egregio
sig. Casamorata, Ammiro Rossini anch'io al par d'ogni altro, ed alla
sua morte intesi dimostrarlo, proponendo a diversi maestri di
comporre una Messa
da Requiem
da eseguirsi al primo anniversario della sua morte. Quel progetto non
si è potuto disgraziatamente realizzare, non per colpa dei maestri
destinati a comporre, ma per incuria o malvolere di altri. Ora
domando io, a che gioverebbe che io fossi Presidente, o vice, od
Onorario ecc? Oltre ad essere in questo momento ingolfato in una
farragine di affari, completamente estranei alla musica, trovo che il
posto di Presidente effettivo ed Onorario è da lei egregiamente
rappresentato, né fa mestieri di pensare ad altri. Gli è perciò
che sarei ben lieto, ch'Ella volesse, dirò così, di buona voglia
accettare le mie scuse ed esonerarmi da questo onore. Con Lei so che
è inutile pregare perché questa lettera non sia resa di pubblica
ragione, ma valgano di scusa il fatto che altre volte per consimili
occasioni, e proprio in Firenze, fu pubblicata un'altra mia,
alterandola e facendovi commenti che non erano né seri né
convenienti. Rinnovandole le mie scuse, mi dico colla più profonda
stima. Dev.mo G. Verdi. (Lettera
di Giuseppe Verdi a Casamorata, Presidente del Comitato per le
solenni onoranze a Rossini, in occasione della traslazione della sua
salma da Parigi a Firenze)
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1886.
Il
4 dicembre, il deputato marchigiano Filippo Mariotti, salito alla
direzione generale del Ministero della P. Istruzione, presentò al
Parlamento una proposta di legge relativa alla traslazione della
salma di Rossini da Parigi a Firenze ed alla sua sepoltura in Santa
Croce. Nella lettera di presentazione della proposta di legge si
leggeva: “ Gioacchino Rossini che è il Dante nella poesia dei
suoni, giacerà nello stesso tempio con Machiavelli, con
Michelangelo, con Galileo e con Vittorio Alfieri; e così saranno
cinque a rappresentare la perfezione nella sapienza, nell'amore della
patria e nell'arte italiana”. La camera dei Deputati ed il Senato
accolsero all'unanimità la proposta dell'on. Mariotti. che divenne
legge il 26 dicembre dell'anno medesimo .(Atti
parlamentari)
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1887,
30 aprile. Alle
dieci antimeridiane ebbe inizio l'esumazione, ricognizione in
previsione della consegna della salma di Rossini alle autorità
italiane. Tratto il feretro dal sepolcro, se ne incise il coperchio e
si alzò con precauzione. In quel momento tutti furono presi da una
indicibile emozione. Sopra il funebre lenzuolo si trovava una
coroncina di lauri ancora verdeggianti; alzato il velo che copriva il
viso del Maestro, tutti esclamarono ad una voce: “ E' lui, tale e
quale. Pare che dorma!” Dopo diciotto anni l'imbalsamazione fatta
dall'italiano Falcioni, era riuscita a meraviglia. E intanto il
feretro venne collocato nella tomba provvisoria, dove rimase fino al
mattino del giorno seguente, quando venne trasportato alla stazione,
dove lo attendeva il vagone, riccamente addobbato, che doveva potarlo
in Italia. Partito da Parigi il 1 maggio, alle 11 antimeridiane, la
salma giunse a Torino la mattina del giorno seguente, ricevuta con
commoventi accoglienze. Gli stessi onori si rinnovarono alle stazioni
di Genova e di Pisa. Finalmente alle nove pomeridiane del medesimo 2
maggio il convoglio entrava nel recinto della stazione di Firenze.
Il feretro fu deposto in una sala della stazione, trasformata in
camera ardente e vegliata dai maestri fiorentini e dai componenti il
Comitato per le onoranze, fino alle due pomeridiane del giorno
successivo (3 maggio), ora del trasporto in santa Croce. (Giuseppe
Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927)
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1887,
3 maggio. Dopo
i discorsi commemorativi, il feretro fu trasportato dai pompieri e
collocato in uno splendido carro, tirato da sei cavalli e decorato
con molto buon gusto sotto la direzione dei pittori Barabino e
Morini. Si mosse allora il corteo, aperto da un plotone di
carabinieri a cavallo, un corteo imponente, composto di 6000 persone
circa e nel quale erano rappresentate più di cento associazioni..
Quando
giunse
in piazza Santa Maria Novella, mentre il corteo sfilava, quattro
bande militari suonavano la sinfonia dell'Assedio
di Corinto; in
via Cavour fu scoperta una lapide commemorativa posta sulla facciata
della casa da lui acquistata nel 1853. Quando il convoglio giunse in
piazza Santa Croce, erano poco più delle cinque. Tutte le finestre
delle case e dei palazzi circostanti erano ornate di tappeti e di
arazi dai colori smaglianti e popolate di teste; grappoli umani
pendevano da tutte le inferriate, da uttti i lampioni, da tutte le
sporgenze.
La
folla, inebriata, non volle abbandonare la piazza e la chiesa, se non
quando i resti del divino Maestro furono tumulati nel tempio sacro
al genio ed alla grandezza d'Italia. (Giuseppe
Radiciotti, Gioacchino Rossini, Tivoli 1927-29)
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1902,
13 giugno. Quindici
anni dopo veniva inaugurato in Santa Croce il monumento sepolcrale,
opera dello scultore G. Cassioli. La cerimonia incominciò nello
stupendo refettorio del chiostro con una commemorazione... Al
momento di togliere il velo che celava il monumento, l'Orchestra del
Liceo musicale di Pesaro, diretta da Pietro Mascagni, eseguì, con
trenta violini, la Preghiera
del Mosè,
trascritta sulla quarta corda da Paganini.
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