Forte della dichiarazione di Pappano, secondo il quale per mandare avanti un teatro ci vuole un direttore musicale e un lavoro di gruppo, Valerio Cappelli, dopo essere stato bacchettato da Riccardo Muti ritenutosi strumentalizzato dal giornalista che aveva riportato dichiarazioni che egli non gli aveva formalmente rilasciato, muove guerra anche al grande direttore, scrivendo che l'Opera di Roma ha bisogno di un 'direttore musicale' presente ogni giorno sul campo, capace anche di creare uno spirito di corpo, che un direttore come Muti, presente per due o tre titoli al massimo per stagione non può assicurare. Solo che fino a qualche mese fa, prima che si facesse vivo Marino - la cui presenza nella Capitale nessuno ha ancora notato salvo che per le buche, le strade dissestate ed il perenne disaccordo con il suo assessore alla cultura, Barca - che deve allentare i cordoni della borsa per finanziare lautamente ed anche immeritatamente, diciamolo con franchezza ! , l'Opera di Roma, la presenza taumaturgica del grande direttore per sette/otto settimane circa a stagione,bastava. Adesso, almeno per Cappelli, non basta più e perciò egli reclama la presenza salvatrice - questa più reale - di un direttore musicale.
In questo ha ragione, ma noi continuiamo a non capire perchè questo non lo scriveva anche prima; come del resto non scriveva di quella pagliacciata festivaliera, che il suo amico Alessio Vlad, d'accordo certamente con Muti, voleva inventarsi per Caracalla, facendo crollare gli incassi da botteghino che sono la ragione preminente per una stagione all'aria aperta, d'estate, ed in un sito archeologico straordinario. Forse perchè l'amico Vlad vi ha fatto rappresentare anche la sua ( di Cappelli, intendiamo) pièce su Carlos Keiber? E su quella sua presenza in cartellone, non era anche d'accordo De Martino che per tanti anni il Cappelli ha lodato e solo quando la realtà lo stava facendo precipitare, ha cominciato a criticare?
Guardando al futuro. Ora l'Opera di Roma ha un sovrintendente che s'intende della materia - non come De Martino, debuttante nel ruolo - si chiama Fuortes e potrebbe nei prossimi mesi, a seconda di come si metteranno le cose, lasciare 'Musica per Roma', dopo dieci anni e passa di permanenza, per la nuova esperienza dell'Opera, ben più impegnativa. E probabilmente, lo farà da solo, perché già in queste prime settimane s'è reso conto che l'Opera non è il Petruzzelli e neppure una seconda azienda che può esser gestita assieme all'Auditorium che, ormai, la sua strada ce l'ha segnata.
Poi però ci vorrebbe un direttore artistico che affianchi il direttore musicale. La scelta del direttore musicale non è certo facile, forse è la più difficile; certamente più difficile di quella, conseguente, di un direttore artistico, o segretario artistico che dir si voglia. Ma questa è la strada giusta. E Alessio Vlad non può restare al suo posto, deve andar via con tutta la vecchia compagnia. A questo punto andrebbe via anche Muti? E perchè?
Muti allora avrebbe quel ruolo che il suo incarico di 'direttore onorario a vita' rispecchia, cioè quello di ciliegina sulla torta; mentre ora si ha la ciliegina, ma la torta non c'è ancora.
Ma forse anche Cappelli voleva dire questo.
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