Doppia doccia fredda per il Pil italiano. Il Fondo monetario ha rivisto al ribasso la crescita dell'Italia per il 2025, riducendola a +0,7%, ovvero 0,1 punti percentuali rispetto alle previsioni precedenti.
Fredda anche la lettura di Banca d’Italia, che nel proprio bollettino economico conferma per l’anno in corso un +0,8% di crescita, rimarcando poi che - in Italia "la crescita dell'economia stenta a recuperare vigore".
Le stime del Fondo Monetario
Nelle sue nuove previsioni economiche, l'istituto di Washington ha comunque rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025 e il 2026 anche di Germania e Francia. La locomotiva tedesca è attesa crescere quest'anno dello 0,3% (-0,5 punti percentuali) e il prossimo dell'1,1% (-0,3 punti). Il Pil francese segnerà invece un +0,8% nel 2025 (-0,3 punti) e un +1,1% nel 2026 (-0,2).
Bankitalia: “Attività debole”
"Nel quarto trimestre del 2024 l'attività economica si è mantenuta debole, risentendo come nel resto dell'area dell'euro della persistente fiacchezza della manifattura e del rallentamento dei servizi", scrive ancora Banca d’Italia. "Nelle nostre proiezioni, elaborate nell'ambito dell'esercizio coordinato dell'Eurosistema (diffuse a dicembre ndr), la crescita acquisirebbe slancio nel corso di quest'anno, collocandosi intorno all'1 per cento in media nel triennio 2025-27", con +0,8% nel 2025 e +1,1% nel 2026.
“Con dazi Usa effetti significativi per aziende”
Via Nazionale mette poi in guardia sulle possibili conseguenze delle restrizioni commerciali annunciate da Trump. "Un inasprimento dei dazi" da parte dell'amministrazione Trump "avrebbe effetti significativi sulle aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, soprattutto le piccole e le medie", scrive Bankitalia ricordando come "il nostro paese è significativamente esposto verso gli "Stati Uniti, che rappresentano la seconda destinazione, dopo la Germania, delle vendite estere di beni dell'Italia". Con gli Usa il nostro Paese vanta "cospicuo surplus negli scambi di beni" pari al 2% del Pil, frutto di un export di 53 miliardi e import per soli 20 miliardi.