mercoledì 20 novembre 2024

Bankitalia. Stipendi fermi a 150.000 Euro di media. Proteste. Ora protesteranno anche i dipendenti ben stipendiati dei palazzi del potere ( da Openonline, di Franco Bechis). Un insegnante a fine carriera, ha uno stipendio medio di 40.000 Euro

 

stipendi bankitalia fabio panetta

La frase è sicuramente ad effetto. «Vogliamo solo segnalare al vertice dell’istituto che, mentre tiene congelati gli stipendi, la vita per noi mortali è rincarata, e neanche poco». Ognuno potrebbe riconoscersi nella lamentela, ma ad averla scritta sono dipendenti molto particolari: quelli della Banca d’Italia, fra i più coccolati e meglio pagati nel lavoro pubblico e privato. Basti pensare che quei “mortali” per cui la vita è rincarata come per tutti sono 6.968 e costano 1,038 miliardi di euro, cento milioni in più di quanto costava il personale nel 2002 quando la Bce non aveva ancora rilevato parte delle funzioni della Banca d’Italia. Oggi un dipendente della Banca di Italia costa in media 149.039 euro, una cifra che rende evidente come non si tratti di comuni mortali. Vero che le medie sono un po’ come il pollo di Trilussa, però in Banca d’Italia il 54% del personale appartiene all’area manageriale e alta professionalità, con stipendi medi apicali molto alti: 232.073 euro per un capo dipartimento, 184.903 euro per un capo servizio e 162.903 euro per un direttore di filiale. Mortali sì, ma non proprio così comuni in Italia.

Il comunicato del sindacato

Il sindacato autonomo sul piede di guerra con minacce di sciopero bianco

La protesta sui rincari della vita è firmata dalla Cisal Sibc, il sindacato indipendente della Banca centrale italiana, lamentandosi dei collaboratori del Governatore Fabio Panetta che continuerebbero a non rispondere «alle pressanti richieste di convocazione per il doveroso riconoscimento dell’IPCA 2024». Si riferiscono all’indice armonizzato dei prezzi al consumo al netto dei beni energetici importati, che è l’indice che viene preso a riferimento proprio per i rinnovi contrattuali per recuperare parte dell’aumento del costo della vita registrato. Secondo la rilevazione Istat questo indice nel 2024 stimato intorno all’1,9%. Il Sibc contesta ai Panetta boys una scelta che sarebbe «pericolosa sul piano legale» e pure «pericolosa sul piano morale/interno: che messaggio mortificante viene dato ai colleghi che si fanno in quattro tutto il giorno?». Non solo, il sindacato minaccia una sorta di sciopero bianco: «E la Banca non rispetta le previsioni contrattuali, perché dovrebbero farlo il Vice Assistente, o l’Operaio di III jr, o il Consigliere, o chiunque?».

Il caro multe e il caro affitti (ma in case che la banca offre ai dipendenti a buon prezzo)

Per rendere più chiara l’idea dell’inflazione subita da “comuni mortali” i dipendenti della Banca d’Italia fanno alcuni esempi molto particolari. «Financo le multe stradali schizzano in alto (dal prossimo primo gennaio, +17,6%), rincaro legato all’adeguamento all’inflazione previsto dal Codice della strada. E se pure il Codice della strada è più avanti della Banca d’Italia, vuol dire che siamo messi male». Non solo: lamentano un aumento degli affitti di casa (casa di privilegio, fornita ai dipendenti a condizioni particolari dalla stessa banca e oggi gestita come tutti gli immobili a reddito da una società, la Sidief) che in realtà avviene ogni anno secondo legge. Però loro scrivono: «Persino Sidief si muove di conseguenza. Scrive infatti ai suoi inquilini: ‘Con la presente Le comunichiamo che a decorrere dal mese di Ottobre 2024, il canone di locazione del contratto relativo all’immobile in oggetto sarà aggiornato nella misura del 75% della variazione relativa dell’indice ISTAT (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati) elaborato per il mese di settembre 2024 (lì non prendono l’indice depurato dai beni energetici, ndr)… procederemo al predetto aggiornamento con la prima fatturazione utile’ Se persino Sidief è più dinamica della Banca d’Italia (quando si tratta di prendere soldi, ovvio), che dobbiamo pensare?».

L'articolo I dipendenti di Bankitalia (149.039 euro di stipendio medio) protestano. Stipendi fermi, ma «la vita per noi mortali è rincarata, e neanche poco» proviene da Open.

Concerto di Capodanno 2025 dalla Fenice, diretta su Rai 1. Ortombina, come ogni anno, non ha ancora pronto il programma a poco più di un mese dal concerto. Un inno all'efficienza

 hashtag ufficiale sui nostri canali social #CapodannoFenice

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Daniel Harding
Maestro del Coro Alfonso Caiani

soprano Mariangela Sicilia
tenore Francesco Demuro

 

in coproduzione con

Il Concerto di Capodanno come da tradizione propone un programma musicale in due parti: una prima esclusivamente orchestrale e una seconda parte dedicata al melodramma, con una carrellata di arie, duetti e passi corali interpretati dai solisti e dal Coro del Teatro La Fenice. Ogni anno il Concerto si chiude con due pagine celeberrime di Giuseppe Verdi, capisaldi del patrimonio musicale italiano: il Coro «Va’ pensiero sull’ali dorate» da Nabucco e il festoso brindisi «Libiam ne’ lieti calici» dalla Traviata.

Gabriele Salvatores alla presentazione del suo nuovo film: Napoli-New York: 'una volta i migranti eravamo noi' (da Leggo, di Manuela Santacatterina)

 

 A un anno da «Il ritorno di Casanova», Gabriele Salvatores porta in sala – dal 21 novembre - un nuovo film, «Napoli – New York». Una pellicola che nasce grazie alla scoperta, in un baule, di un soggetto firmato da Federico Fellini e Tullio Pinelli che rischiava di andare perso. La storia di Carmine (Antonio Guerra) e Celestina (Dea Lanzaro), due bambini che, alla fine della seconda guerra mondiale, vivono tra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria aiutandosi a vicenda. Una notte s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella della bambina emigrata mesi prima. Al loro arrivo nella Grande Mela Celestina vede all'orizzonte la Statua della Libertà e inizia a pregarla perché le ricorda la Madonna di Pompei. Un simbolo, quello di Lady Liberty, che oggi ha perso un po' della sua potenza? «L'America dei miei sogni, quella di “Sulla strada” di Jack Kerouac, di Bob Dylan, di tanta letteratura, del meraviglioso cinema americano degli anni Settanta, non so dove sia finita», confessa Gabriele Salvatores. «Il sogno americano si sta trasformando un po' in un incubo. Per quanto riguarda i bambini del film rappresenta, al contrario, il sogno di un cambio, di un miglioramento della propria vita». Carmine e Celestina nella loro avventura devo affrontare svariati impedimenti. Ma, nonostante questo, «Napoli – New York» è un film che mantiene intatta una tenerezza di fondo mista ad un senso di speranza che pervade il racconto. Una risposta all'individualismo che caratterizza il nostro presente? «Il soggetto, cinquantotto pagine che costituiscono un piccolo romanzo molto dettagliato, era un pochino più neorealista, un po' troppo commovente. Nel film, fino all'arrivo negli Stati Uniti dei due bambini, sono stato molto fedele. Poi nella parte ambientata a New York ho dovuto cambiare qualcosa perché Fellini e Pinelli avevano troppa fiducia negli Stati Uniti e nella popolazione americana», racconta il regista. «Il passaggio tra Napoli e New York metaforicamente vuol dire il passaggio da una vita all'altra. Napoli è raccontata in maniera scura, chiusa nei vicoli come un utero. Non a caso nella nave il primo nascondiglio dei bambini è uno spazio piccolo con le pareti dipinte di rosso. Si infilano in un cunicolo e poi finalmente escono. Rinascono». Nel film il regista mostra i due piccoli migranti protagonisti prendere una nave per raggiungere un Paese che per loro rappresenta un sogno. Oggi, invece, la cronaca ci parla di altre navi che i migranti li cacciano via. «È uno degli aspetti che mi ha spinto a fare questo film, riuscire cioè a parlare di un tema molto grave e attuale, ma non in maniera ideologica. Solo ricordandoci che la vita è complicata e le cose cambiano. Oggi a me, domani a te», confessa Salvatores. «Una volta i migranti eravamo noi. Sono sicuro che le persone che hanno una certa età e magari hanno vissuto quell'esperienza hanno un atteggiamento verso i migranti diverso da chi quell'esperienza non l'ha fatta». «Purtroppo il Mediterraneo - che doveva essere una piazza in cui si incontrano vari popoli, cucine, culture e filosofie - è diventato un cimitero», chiosa il regista. «Uno dei più grandi dolori che ho in questo momento nella vita. Perché ti accorgi che il mondo si è fatto molto più piccolo. Non possiamo più pensare di essere solo noi al centro e di avere ragione, che la nostra visione del mondo sia l'unica vera. Chi pensa di avere ragione per forza, ha quasi sempre torto»

Papa Francesco riforma il rito del funerale dei pontefici, compreso il suo (da Il Messaggero)

 


Papa Francesco rinnova e semplifica il funerale dei pontefici. Tra le novità introdotte c'è la constatazione della morte non più nella camera del defunto ma nella cappella, la deposizione immediata dentro la bara, l’esposizione alla venerazione dei fedeli del corpo del Papa già dentro la bara aperta, l’eliminazione delle tradizionali tre bare di cipresso, piombo e rovere. Le novità sono contenute  nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, approvato il 29 aprile ma stampato il 4 novembre.

Il prossimo rito funebre seguirà dunque le indicazioni studiate e approvate da Bergoglio. L'ultima revisione dell'Ordo era stata fatta nel 1998 da san Giovanni Paolo II e pubblicata nel 2000, ed è stata utilizzata nelle esequie dello stesso Pontefice nel 2005 e, con alcuni adattamenti, in quelle del Papa emerito Benedetto XVI nel 2023. «Una seconda edizione si è resa necessaria – ha spiegato l’arcivescovo Diego Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche di Pontefici ai media vaticani - anzitutto perché Papa Francesco ha chiesto, come dichiarato da lui stesso in diverse occasioni, di semplificare e adattare alcuni riti in modo che la celebrazione delle esequie del Vescovo di Roma esprimesse meglio la fede della Chiesa in Cristo Risorto... Il rito rinnovato, inoltre, doveva evidenziare ancora di più che le esequie del Romano Pontefice sono quelle di un pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo».

RITO

L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, avvalendosi di diversi esperti, ha dunque provveduto a una revisione approfondita dell’intero libro, ed è poi intervenuto sul lessico, sui testi liturgici e sui singoli riti, adeguando l’intera impostazione alla nuova Costituzione Praedicate Evangelium del marzo 2022 che, pur mantenendo in vigore l’ufficio del Camerlengo, abolisce la Camera Apostolica. Sono state mantenute anche le tre “stazioni” classiche, quella nella casa del defunto, quella nella Basilica Vaticana e al luogo della sepoltura. Tra le novità più rilevanti, invece, anche la semplificazione dei titoli pontifici: è stata ripresa la terminologia usata nella terza edizione del Missale Romanum (2008), cioè gli appellativi di Papa, di Episcopus [Romæ] e di Pastor, mentre nelle premesse generali e nelle rubriche si è optato per l’espressione Romanus Pontifex, in conformità al titolo del libro liturgico.