martedì 11 ottobre 2016

Come giudica la qualità dell'attività delle Istituzioni musicali italiani la Commissione Centrale Musica del Ministero?

 Come la giudica, fermandoci al teatro d'opera?  La Commissione Centrale Musica la giudica a seconda che  la programmazione ha un suo senso complessivo? Se gli interpreti, in ogni campo,  dalla regia al direttore ai cantanti ec.. sono nomi di assoluta garanzia? Se il risultato complessivo di ciascuno spettacolo (mettendovi, ovvio, l'esecuzione musicale sia strumentale che vocale, ai primi posti) è almeno accettabile se non pregevole? E come e da cosa deduce tutti questi elementi  di giudizio,  secondo i parametri elencati dal Ministero? Conosce la Commissione de visu gli spettacoli di cui parla, e la programmazione generale dei vari teatri di cui deve giudicare? Oppure si attiene, ad esempio, a ciò che i giornali scrivono di teatri e rappresentazioni? E come mai si leggono valutazioni opposte, ad esempio, relative al teatro Comunale di Bologna, retto da  Nicola Sani che il suo prodotto, da sempre, sa venderlo bene, fra critici musicali e commissione? E di quei teatri - che sono la maggioranza - di cui i giornali non scrivono mai o una volta all'anno, quando va bene - da dove deriva gli elementi di giudizio la Commissione? Dalle scartoffie che le arrivano, attraverso i cartelloni e poi dai bilanci di fine stagione dei teatri?
   Noi che abbiamo acquistato - almeno così ci illudiamo - una discreta esperienza della vita musicale italiana, ogni volta che leggiamo la presentazione di un titolo d'opera, con tutti gli elementi di accompagnamento sugli interpreti, restiamo allibiti nel riflettere su ciò che scorre sotto i nostri occhi. Direttori alle prime armi presentati come se già avessero diretto a Salisburgo e a Londra, mentre hanno diretto solo al Teatro di Andria - se c'è un teatro nella cittadina pugliese,  comunque da verificare - e l'Orchestra della radio di una provincia della più remota regione albanese.
Tutto questo i Commissari governativi dovrebbero saperlo, ed essere tanto accorti, da capire immediatamente cosa c'è di veritiero e di falso nelle relazioni dei vari teatri e nei curricula dei vari interpreti.
 Ma ciò non basta. Perchè i Commissari dovrebbero poter assistere periodicamente  agli spettacoli d'opera delle Fondazioni, per verificare, a dispetto di ciò che leggeranno nelle relazioni, nelle quali si tira sempre l'acqua al proprio mulino, il livello era di questo o quello spettacolo. Insomma la sua 'qualità'.
Per tutte queste, ma anche per altre ragioni. non crediamo ad un solo giudizio espresso dalla Commissione, quando promuovono una fondazione o quando la bocciano.

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