Quando abbiamo letto il programma dettagliato della giornata 'monstre' del prossimo 21, durante la quale sfileranno sul podio della Lucerne Festival Orchestra, ben cinque direttrici, ci siamo resi conto che i nostri sospetti erano fondati. Perché le cinque direttrici che dirigeranno nel corso di un concerto maratona programmato dal festival: Konstantia Gourzi, Mirga Gražinytė-Tyla, Anu Tali, Maria Schneider ed Elena Schwarz sono evidentemente sconosciute ai più, e ad esse il festival non ha ritenuto opportuno offrire a ciascuna lo spazio di un concerto, come ha fatto per le altre: Emmanuelle Haïm, Marin Alsop, Susanna Mälkki e Barbara Hannigan che, invece, dirigono da tempo e sono abbastanza note ed apprezzate, optando quindi per un'ammucchiata in un sol giorno, anche se non dirigono tutt'e cinque insieme e contemporaneamente. Questo sì che sarebbe stato un bel colpo.
Ora se il sovrintendente avesse avuto certezza del loro valore, sebbene a carriera ancora tutta da fare, avrebbe dovuto dare a ciascuna di loro lo spazio di un concerto. Invece no, il sovrintendente ha voluto solo strafare, come si usa anche nei festivalini di quarta categoria, dove come primo obiettivo non si ha la qualità delle proposte, bensì lo sbalordimento del pubblico, solitamente 'ignorante'- inutile nasconderselo. A questo stesso principio ubbidisce anche la presenza dei cosiddetti 'bambini-prodigio'.
L'iniziativa del Festival svizzero, relativamente alla giornata dell'ammucchiata, ci ha fatto venire in mente un altro episodio, italiano, di qualche anno fa, veneziano, nell'ambito del premio 'Una vita per la Musica', alla cui prima edizione, alla fine degli anni Settanta, 1979, noi assistemmo al Teatro La Fenice, quando il premio venne attribuito ad Arthur Rubinstein: una serata di grandissima commozione che ci è rimasta nella memoria e di cui scrivemmo per Paese Sera, giornale al quale allora collaboravamo.
In una delle numerose edizioni del premio, che ogni anno veniva (e viene tuttora, ma con cambio al vertice. Dalle mani del fondatore, Tosi, è passato in quelle di Messinis) attribuito ad una personalità italiana e non del mondo della musica, si decise di attribuire il premio a Franco Ferrara, da tutti ritenuto il 'maestro dei maestri', fra i direttori d'orchestra. Ma gli organizzatori pensarono non al valore del premiato, un valore assoluto per riconoscimento generale, che doveva costituire in ogni edizione la ragione fondante del premio veneziano, ma al fatto che egli, avendo smesso di dirigere in anni lontani e dedicandosi in seguito solo all'insegnamento, ai più non diceva quasi nulla, e perciò nella medesima edizione decisero di premiarne due e non uno di direttori, mettendo al fianco di Ferrara, Gianandrea Gavazzeni. Era come dire che non potevano sprecare una edizione del premio con un nome che non avrebbe potuto portare al premio stesso lustro. Una vera porcheria. Che ci pare anche Lucerna desideri mettere in atto, destinando a cinque direttrici un medesimo concerto fiume.
Nessun commento:
Posta un commento